Marina Berlusconi: “L’Italia si vergogni per ciò che subisce mio padre”

Pubblicato il 27 Novembre 2013 alle 19:57 Autore: Gabriele Maestri

“Questo Paese e questa democrazia devono vergognarsi per quello che mio padre sta subendo“. Ora che suo padre ufficialmente non è più senatore (anche se finora aveva disertato un numero impressionante di sedute), Marina Berluisconi fa conoscere di nuovo il proprio pensiero “di prima mano”, senza passare attraverso il filtro di chi la vuole candidata alla successione politica del Cavaliere a prescindere dalle sue reali intenzioni.

E’ una nota molto dura, quella che Marina ha affidato alle agenzie poco dopo la decisione dell’aula del Senato sulla decadenza del padre: il tono è certamente quello della figlia che vede il padre ferito, ma sembra di leggere qualcosa di più.

marina silvio berlusconi

“Questa politica si dovrà pentire di essersi ancora una volta arresa ad una magistratura che intende distruggere chiunque provi ad arginare il suo strapotere. L’Italia non merita di vedere l’uomo che milioni di italiani hanno scelto con il voto venire allontanato da uno dei luoghi più solenni della Repubblica, in base ad una assurda condanna senza prove e calpestando principi costituzionali, normative, prassi minime di civiltà”.

E’ proprio l’accenno ai milioni di votanti e voti, così ascoltato nei discorsi del Cavaliere e di tanti suoi uomini di fiducia (compresi i recenti transfughi del Ndc) che finisce inevitabilmente per dare una più intensa coloritura politica all’intervento della figlia maggiore di casa Berlusconi.

“Una violenza di questo tipo – conclude – rappresenta una macchia che peserà sulla storia del nostro Paese. Mio padre decade da senatore, ma non sarà certo il voto di oggi a intaccare la sua leadership e il suo impegno. La vera decadenza è quella imboccata dalle nostre istituzioni: sono loro, e non mio padre, ad uscire profondamente umiliate dallo scempio cui oggi ci è toccato assistere”.

L’impegno di Berlusconi confermato dalla figlia conferma che lui non uscirà di scena molto presto: i sostenitori e gli appassionati delle Dynasty possono attendere, almeno per un po’.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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