Il Pd per andare oltre Berlusconi detti l’agenda: a partire dalla riforma della giustizia

Pubblicato il 2 Dicembre 2013 alle 10:01 Autore: Livio Ricciardelli

Il Pd per andare oltre Berlusconi detti l’agenda: a partire dalla riforma della giustizia

Il governo ha cambiato segno. Per quanto Enrico Letta si presenterà alle Camere, dopo l’8 dicembre, non dimissionario e per quanto lo stesso Napolitano, nonostante abbia ricevuto una delegazione di Forza Italia, cerca di sminuire la fiducia che l’esecutivo chiederà al Parlamento, possiamo ben dire che formalmente la stagione delle Larghe Intese appare conclusa.

Nel senso che con l’uscita dalla maggioranza di governo di Forza Italia senz’altro si può parlare ancora di “Intese” (considerando l’asse tra gran parte dello schieramento di centrosinistra, di tutto il piccolo centro e di una residuale parte del centrodestra). Ma l’aggettivo “Larghe” ormai entra a far parte della categoria dell’opinabile.

Sui rischi di questa nuova fase per il Partito Democratico, presumibilmente guidato da Renzi, abbiamo già parlato la scorsa settimana. Ma in pochi cercano di capire quanto nel contigente muterà l’azione del governo.

E’ quello che per primo ha capito Renzi stesso: se non vuole farsi logorare da un governo costretto a portare avanti misure impopolari, e con Grillo e Berlusconi ad aizzarlo dalle estreme ma conciliabili posizioni, tocca sterzare l’agenda politico-economica dell’esecutivo.

E se dunque molti provvedimenti sembravano dettati dal centrodestra (cancellazione dell’Imu in primis) toccherà ora che il Pd detti l’agenda.

Il grande tema però sarà paradossalmente questo di stilare una lista di priorità per il fronte democratico: se il centrodestra a trazione berlusconiana ha sempre avuto nel suo dna quella funzione da “sentinella antitasse” molto spesso decantata, il centrosinistra si è trovato molto spesso in difficoltà sul fronte dell’”agenda setting” relegando quasi sempre a Berlusconi il compito di scrivere l’agenda politica. Negli ultimi tempi il varo della riforma Fornero e alcuni discussioni sui capitoli di spesa del bilancio dello stato hanno fatto emergere due tempi potenzialmente da Pd: quello degli esodati e quello della cassa integrazione in deroga. Nonostante tutto non è detto che basti ciò a formare un’azione in grado di stimolare il governo.

Matteo Renzi in occasione di un’intervista a Repubblica ha sancito tre priorità: riforme istituzionali, lavoro ed Europa.

Ma sul piano teorico potrebbe porsi un altro tema di carattere strutturale e che, secondo la mia opinione, il Pd dovrebbe sfruttare: quella della riforma della giustizia.

Ma con un Berlusconi fuori dal Parlamento e con una Forza Italia all’opposizione si potrebbe cercare almeno di dare una “parvenza” di larghe intese solo sulla forma di governo (il semipresidenzialismo, per quanto non il sistema secondo me più adatto per il nostro paese, può essere un buon compromesso per superare il sistema attuale e per ottenere una legge elettorale di impronta maggioritaria) e su una modifica del sistema giudiziario italiano.

Che funziona male, nonostante gli strali berlusconiani.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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