I governi tecnici: una storia italiana

Pubblicato il 28 Novembre 2011 alle 09:46 Autore: Livio Ricciardelli
governi tecnici

L’esistenza di veri e propri governi tecnici però si concretizza nella fase discendente della Prima Repubblica. Un periodo storico che subendo due grandi shock, uno di carattere esterno (la fine delle ideologie e del mondo divisi in blocchi) e uno interno (Tangentopoli, una vicenda giudiziaria che di fatto azzerò buona parte della classe politica) portò per la prima volta nel 1993 alla nascita di un governo non presieduto da un parlamentare, quello guidato dall’ex governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi. Un governo guidato da un tecnico estraneo alla politica, ma sempre al servizio del paese,  composto da membri politici di vari partiti rappresentati in Parlamento.

Col tempo poi abbiamo assistito alla nascita, dopo la caduta del primo esecutivo a guida Berlusconi, di un governo tecnico nel vero senso del termine: quello di Lamberto Dini, ex ministro del tesoro di Berlusconi che però, sfruttando la sua lunga esperienza nelle istituzioni, compose un esecutivo formato solo ed esclusivamente da persone non collegabili ad alcuna forza politica.

Due incognite però si celano nell’enigmaticità di questo esecutivo: in primo luogo Dini tentò un’operazione politica ardua cercando di inserire forzatamente due esponenti politici nella compagine di governo (Marzano e Rasi) ma senza risultato. In secondo luogo c’è da dire che molti membri del governo Dini poi divennero nel verso senso del termine dei politici ed esponenti di altri esecutivi a guida politica. Basti pensare a Tiziano Treu per il centrosinistra e a Franco Frattini per il centrodestra. Per non parlare dello stesso Dini che dopo la sua parentesi da capo del governo divenne ministro degli esteri per cinque anni nei governi di centrosinistra e leader di partito. Un passaggio da tecnico a politico nel verso senso del termine.

La realtà di oggi col nuovo governo Monti ci porta a ricordare questi eventi. E possiamo ben dire, leggendo la lista dei ministri, che si tratta forse del governo più tecnico e meno politico mai esistito in Italia. Monti avrebbe gradito all’interno della sua squadra anche esponenti di partito, per cercare di ottenere una forma maggiore di legittimità politica. Ma ottenuto un sonoro “niet” da parte delle forze politiche non si è impuntato o non ha dato vita a stratagemmi simili a quelli del suo predecessore Dini. Resta il dato che non è escluso che in futuro attuali membri del governo italiano possano fare il grande salto verso la politica. E in tal caso quello che oggi ci appare un governo supertecnico, a posteriori potrebbe sembrarci un esecutivo dotato in ogni caso di una certa caratura politica.

L’Italia è l’unico paese d’Europa che, da quando è arrivata la democrazia, ha subito uno scossone politico così forte tale da alterare tutto il sistema. Quello scossone che ha portato alla fine della Prima Repubblica e alla nascita della Seconda. In realtà ci sarebbe anche il caso della Francia col suo passaggio dalla Quarta Repubblica alla Quinta nel 1958. Ma ci sono notevoli differenze e bisogna ricordare purtroppo che quando in Italia si parla di passaggio da una Repubblica all’altra non ci si riferisce come in Francia ad una modifica degli assetti costituzionali, ma solo ad una modifica del sistema politico e dei partiti. Un brutto vizio che tra l’altro molto spesso spinge in errore e potrebbe portare alla conclusione che a seguito della modifica della legge elettorale nazionale (che in Italia non fa parte della Costituzione e dunque modificabile in via ordinaria) nel 2005 e a seguito della semplificazione del quadro politico delineatosi nel 2008 teoricamente si sarebbe già dovuti passare alla fase della Terza Repubblica. Ammesso e non concesso che queste definizioni siano legate solo ed esclusivamente ad un cambio radicale del personale politico.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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