La previdenza degli onorevoli

Pubblicato il 3 Dicembre 2011 alle 13:11 Autore: Matteo Patané
onorevoli

Dai miei calcoli saranno 1500 e non più 2500 euro, ma vanno bene anche 900, voglio essere uguale ad un metalmeccanico, ma la Camera ci deve versare i contributi figurativi, capito? 

 

Facciamo una vita da cani … io e mia moglie prendiamo trentamila euro al mese? Le ho già spiegato che se uno investe nella politica quei soldi sono pochi. 

 

Ridurre deputati e senatori alla fame vuol dire rendere il Parlamento schiavo dei poteri forti. 

 

Non esistono diritti acquisiti per gli altri lavoratori e dunque neanche dovevano essercene per gli ex parlamentari: così è un interventicchio. 

 

Se un deputato entrato alla Camera con un diverso regime decidesse di fare causa allo Stato credo che vincerebbe. 

 

I diritti acquisiti non bisognerebbe mai toccarli, perché se sono acquisiti vuol dire che per acquisirli ha pagato qualcosa. Se si toccano questi diritti bisogna almeno ridare indietro i soldi versati, altrimenti è una truffa… rispetto a Fabio Fazio, che prende 2 milioni di euro l’anno, noi prendiamo 4.500 euro netti al mese. Hai voglia di farne di mesi prima di arrivare a 2 milioni. 

Come si vede, da ogni angolo dello schieramento politico emergono pareri contrari, con le motivazioni via via più adatte all’elettorato di riferimento e con alcune frasi, come quella di Pisacane, che suonano semplicemente come schiaffi alla gente comune.
La proposta viene addirittura criticata da fronti opposti tra loro: da un lato il democratico Boccia evidenzia come la riforma penalizzi i parlamentari più giovani e meno esperti, dall’altro Mazzocchi e Grassano si scagliano contro i passaggi che mettono in discussione i diritti acquisiti dai parlamentari in carica; di fatto, l’unica soluzione che accontenterebbe tutti sarebbe il mantenimento dello status quo
La frase più emblematica pare però essere, in ultima analisi, quella di Pepe: il deputato del Gruppo Misto infatti da un lato evidenzia la distanza tra Casta e popolo parlando di parlamentari “alla fame” se passasse una riforma del genere, e dall’altro rimarca come i parlamentari di fatto non farebbero che cercare soldi altrove, finendo con il rappresentare sempre più chi li paga e sempre meno i cittadini.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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