Speranze tradite

Pubblicato il 14 Dicembre 2011 alle 13:30 Autore: Matteo Patané
speranze tradite

La manovra doveva essere dura e così è stato. È impossibile fare a Monti una colpa di questo, ilpremier ha ereditato una situazione oggettivamente molto complessa e problematica e ha avuto il dovere di agire con poco tempo a disposizione. Monti è stato in grado di delineare molto bene la situazione, quando ha spiegato che nelle casse dello Stato vi è liquidità sufficiente per pagare gli stipendi fino a febbraio, a maggior vergogna di coloro che per anni hanno nascosto la crisi sotto il tappeto, fingendo che non esistesse o non ci riguardasse.
Che la manovra fosse poi orientata a destra si sapeva: le personalità del Governo e la composizione del Parlamento escludevano possibili alternative.
Vi sono tuttavia atti di mancata equità o vero e proprio abuso che di fatto screditano l’opera del governo e ne gettano ombre sull’operato. La manovra di Mario Monti si presta infatti a una serie di critiche, ben delineate e argomentate, che non possono essere respinte con la semplice scusa della mancanza di tempo.

speranze tradite

Il primo tema riguarda naturalmente l’IMU alla Chiesa. Il Presidente del Consiglio ha affermato di non aver affrontato l’argomento. Perché? Di quali approfondimenti si necessitava che non servivano per le normali unità abitative? Quali considerazioni erano necessarie per chiedere sacrifici alla Chiesa Cattolica che invece non servivano per chiederli ai comuni cittadini?
Sempre in tema di IMU, sondando le rivalutazioni catastali è impossibile non rendersi conto di evidenti disparità di trattamento: per quale reagione i beni su cui già oggi la Chiesa paga l’ICI non hanno subito alcuna rivalutazione? E per quale ragione la rivalutazione degli estimi sui beni di banche e assicurazioni, sugli alberghi e sui porti, è nettamente inferiore a quella delle abitazioni private? Quali ragionamenti hanno portato il Governo a chiedere più sacrifici ai cittadini comuni che alle banche?
Ma è sui costi della politica che si concentrano le principali critiche al Governo: la polemica sulle riduzioni dei compensi ai parlamentari, comma uscito prontamente dalla blindatissima manovra dell’esecutivo in quanto lesivo della dignità del Parlamento, è stata accolta dall’opinione pubblica con incredulità prima ancora che con indignazione. Una scena surreale, che lascerà altre ferite nel rapporto tra gli Italiani e la politica. Se è vero che i protagonisti di questa deprecabile sceneggiata sono i parlamentari più che i membri del Governo, la linea permissiva del Presidente del Consiglio non è passata inosservata.
Altro tema dolente sono le province: Monti aveva fatto un piccolo passo verso la loro eliminazione, ma improvvisamente ecco spuntare un codicillo che ne regola l’effettiva riforma ad una legge successiva.
Da più parti è stato detto che i costi della politica sono provvedimenti simbolici, che non possono realmente sanare la nostra economia e influire sulle nostre vite. Ma il costo delle 629.000 auto blu italiane – record mondiale, un numero superiore alla popolazione di una città come Genova – pur essendo di difficile valutazione, si aggira tra i cinque e i venti miliardi di euro, a seconda della fonte. Anche assumendo la cifra inferiore, è un valore economico superiore a quanto il Governo conta di ricavare dalla riforma delle pensioni. Che cosa era troppo difficile su questo tema, per il Professor Monti, da non essere fattibile in tre settimane di Governo?
E che dire della famosa asta sulle frequenze TV, su cui Berlusconi ha posto il veto per non dover sborsare troppi soldi di Mediaset?

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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