Allende, la Corte Suprema del Cile conferma l’ipotesi di suicidio

Pubblicato il 8 Gennaio 2014 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

L’11 settembre 1973, presso il Palacio de la Moneda di Santiago del Cile, il Presidente cileno Salvador Allende si uccise per non cadere nelle mani dei golpisti. È quanto comunicato dalla Corte Suprema de Justicia de Chile che, dopo quarantuno anni, pone fine formalmente alla vicenda della morte di Allende, confermando i risultati dell’inchiesta già pubblicata due anni fa.

Salvador Allende

La versione ufficiale, ovvero l’ipotesi di suicidio, è stata confermata dalle condizioni del volto dello stesso Allende e dall’arma utilizzata. Secondo la Corte Suprema de Justicia de Chile, il Presidente si sarebbe tolto la vita con un fucile AK-47 donatogli da Fidel Castro, dirigendolo verso il mento e causando così la morte immediata. Viceversa, i politici e i giornalisti hanno sostenuto l’ipotesi del suicidio assistito, secondo la quale il Presidente, dopo essere rimasto ferito gravemente, ordinò di essere assassinato da un proprio attendente.

La moglie di Allende, Hortensia Bussi, ha manifestato sempre dubitato che trattasse di suicidio, supponendo un eventuale omicidio realizzato da parte dei soldati guidati dal generale Augusto Pinochet. Nel 2011, la figlia Isabel Allende Bussi ottenne la riesumazione del corpo per chiarire, definitivamente grazie all’autopsia, la misteriosa morte del padre. I nuovi esami confermarono però, senza dubbi, la versione ufficiale: Allende si tolse la vita, probabilmente pur di non arrendersi ai golpisti, come sostenuto dalla figlia Isabel.

E senza altrettanti dubbi, l’annuncio dato dal massimo organo giudiziario cileno ha scosso fortemente la popolazione. Dopo quarantuno anni dalla sua morte, Allende rimane ancora un personaggio controverso: per alcuni, era un marxista spericolato che mirava a trasformare il Cile in una “nuova Cuba”, mentre per altri era un democratico socialista, vittima di uno dei numerosi colpi di Stato militari avvenuti in America latina negli anni Sessanta e Settanta.

Nonostante ciò, il ricordo di Allende è comunque talmente vivo da suscitare profonda commozione ancora oggi: dopo la sua morte, molti cileni lo rimpiansero apertamente nonostante la repressione e la censura instaurata da Pinochet. Secondo i dati ufficiali, durante il suo regime oltre 40’000 persone sono state vittime di violazioni dei diritti umani, mentre altre 3’000 circa sono state uccise o scomparse.