Milleproroghe, spunta la “supermulta” per il M5S

Pubblicato il 3 Febbraio 2016 alle 15:37 Autore: Ilaria Porrone
legge di stabilità

Milleproroghe, spunta la “supermulta” per il M5S

Nel decreto approvato per rimandare le scadenze di legge che per un motivo o per l’altro non si sono rispettate, è spuntato un emendamento che sembra essere tagliato su misura per il Movimento 5 stelle. Due deputati del Partito Democratico hanno infatti presentato un emendamento in base al quale i partiti e i ‘movimenti politici’ che non avranno consegnato il bilancio entro il prossimo 15 giugno alla commissione che ha il compito di verificarli riceveranno una multa di 200 mila euro.

L’emendamento è stato presentato da due renziani: Ernesto Carbone, componente della Commissione Finanze della Camera, e Sergio Boccadutri, eletto con Sel e passato poi al Pd, di cui è attualmente responsabile per l’innovazione. L’on. Boccadutri è stato uno dei bersagli della protesta grillina: è stato infatti uno dei promotori della sanatoria con cui i partiti si sono potuti distribuire 45 milioni di rimborsi elettorali anche in mancanza della verifica da parte della speciale commissione. In quell’occasione i grillini inscenarono una protesta particolare, distribuendo di una carta di credito con la scritta: “Boccadutri card”.ProtestaBoccadutriCard

Milleproroghe, Grillo: “Vuole multare gli onesti M5S perché hanno rifiutato i rimborsi elettorali”

L’emendamento sembra indirizzato proprio al moVimento, poiché i 5stelle sono l’unica formazione politica a non presentare in Parlamento altri rendiconti se non quelli dei propri gruppi. Un’azione che non è passata inosservata, tanto da indurre Beppe Grillo ad attaccare il Pd via Twitter: “Vuole multare gli onesti M5S perché hanno rifiutato i rimborsi elettorali”. Una situazione che potrebbe creare non pochi problemi al moVimento, perché la multa prevista dall’emendamento scatterebbe anche in caso di un rendiconto senza certificazione. Per evitare l’ammenda l’unica soluzione sarebbe di predisporre un rendiconto formale (zero entrate — zero spese?) e farselo certificare. Una scelta che andrebbe però contro uno dei principi dei 5 stelle: l’unica forza politica che a differenza di tutti gli altri partiti non prende i soldi dei rimborsi elettorali e ha rinunciato anche ai versamenti volontari del 2 per mille da parte dei contribuenti, che sono un finanziamento pubblico indiretto.

L'autore: Ilaria Porrone

Classe 1987, vive a Roma. Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università di Roma Tre. Appassionata di storia e comunicazione politica, nel tempo libero è una volontaria della ONG Emergency. Collabora con Termometro Politico dal 2014. Su twitter è @IlariaPorrone
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