Cambio climatico: lo storico accordo di Kigali

Pubblicato il 16 Ottobre 2016 alle 15:14 Autore: Alessandro Faggiano
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Cambio climatico: lo storico accordo di Kigali

La giornata di ieri potrebbe essere ricordata in futuro come un momento chiave per far fronte alla sfida imposta dal cambio climatico. Nella città di Kigali, in Ruanda, si sono riuniti esponenti di quasi tutto il mondo e tutti gli Stati. L’ accordo raggiunto invoca la quasi totale eliminazione dell’utilizzo dei cosiddetti “gas serra” che, secondo gli studi, sono stati i principali responsabili del “global warming“. Curiosamente, questi sono stati i principali sostituti dei gas utilizzati nella refrigerazione , che contribuirono alla formazione del buco dell’ozono. Circa 200 Paesi, quasi la totalità degli Stati riconosciuti, hanno firmato l’accordo, che prevede la riduzione dell’utilizzo degli HFC di circa l’ 80-85% entro la metà del secolo. Inoltre, i Paesi maggiormente sviluppati dovrebbero essere i primi ad applicare le misure contenute negli accordi.

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Cambio climatico: la grande sfida della “governance” globale

Dopo la fine della seconda guerra mondiale e il rapido incremento del settore industriale nel mondo, combinato agli innovativi studi di ricerca sul clima e sull’ambiente, la questione ecologica è entrata prepotentemente nell’agenda della “governance” globale. La necessità di concertare le proprie politiche con quelle di altri Stati (in un sistema fondato nella produzione e nel commercio) è diventata una delle maggiori sfide dell’ultimo secolo. Da Stoccolma ’72 (in cui si accenna per la prima volta al tema ambientale) fino a Rio ’90 (in cui si cominciano a disegnare i primi tratti della cooperazione internazionale in merito) passando per Kyoto (accordo sui gas serra raggiunto, in un principio, anche con i maggiori Paesi produttori, incluso Stati Uniti). L’efficacia degli accordi e trattati sulla tutela ambientale è sempre stata la “nota dolente” degli stessi. Nel caso del protocollo di Kyoto, per esempio, gli USA non giunsero mai a una ratifica. Ciò comportò un cambio di prospettiva da parte degli altri Paesi firmatari, che non rispettarono i vincoli del protocollo. Vedremo se gli accordi di Kigali possano rappresentare un primo passo verso una gobernanza globale cosciente ed efficace.

Il secolo della “ambientalizzazione” della geopolitica

Dovuto al costante incremento della loro importanza strategica, l’ ambiente e le sue risorse sono diventati centrali nell’elaborazione di nuove prospettive geopolitiche. Ovvero, assumono un carattere di centralità. Uno dei Paesi che ambisce a giocare un ruolo a scala globale, il Brasile, considera la gestione e lo sfruttamento della “Selva” come un nodo cruciale nella politica del Paese. L’importanza di questa non è solo di carattere economico ma anche politico. La cosiddetta “ambientalizzazione della geopolitica” apre a nuovi scenari e a nuovi modelli di collaborazione, nonché a nuove possibilità di conflitto. L’applicazione concreta degli accordi siglati in Ruanda potrebbero essere un ottimo punto d’inizio per un futuro piano di “governance” globale in tema ambientale, che rispetti le necessità dei Paesi in via di sviluppo e dell’ intera umanità.

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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