Tina Anselmi: 7 cose che forse non sai

Pubblicato il 2 Novembre 2016 alle 16:38 Autore: Guglielmo Sano
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Tina Anselmi: 7 cose che forse non sai

Ci ha lasciato una delle figure più carismatiche e coraggiose della politica italiana. Sebbene sia conosciuta quasi esclusivamente per il lavoro nella Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 risalente alla prima metà degli anni 80, l’Onorevole Tina Anselmi ha percorso da protagonista le pagine migliori e quelle peggiori degli ultimi 70 anni della nostra storia.

Tina Anselmi: 7 cose che forse non sai

  1. Nasce a Castelfranco Veneto (Treviso) nel 1927 da una famiglia cattolica. Il padre faceva l’aiuto farmacista: tessera del partito socialista – “firmata da Matteotti” – venne perseguitato dal regime fascista. Frequenta il ginnasio nella sua città natale, poi l’istituto magistrale a Bassano del Grappa, dove il 26 settembre del 1944, insieme agli altri studenti, è costretta ad assistere all’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia. Dopo questo avvenimento, a 17 anni, decide di prendere parte alla Resistenza, nome di battaglia “Gabriella”. Faceva la staffetta nella brigata autonoma Cesare Battisti poi passò al Comando generale veneto del Corpo Volontari per la libertà. Come ha raccontato più volte, pur cercando di continuare la scuola (dopo la guerra conseguirà la Laurea in Lettere a Milano e farà la maestra), pedalava anche per 120 chilometri al giorno portando dispacci contenti informazioni sensibili per tutto il Veneto, “se ti trovano con questo addosso prega che ti uccidano subito” le disse una volta un suo comandante
  2. Militante democristiana dal 1944, anche sindacalista CGIL e CISL fino al 1955, deputata per 6 legislature consecutive, sottosegretario al lavoro nel V governo Rumor e nel IV e V governo Moro, è stato il primo ministro donna della Repubblica. Nel luglio del 1976 fu nominata titolare del dicastero del Lavoro e della Previdenza Sociale durante il terzo governo Andreotti. Fu anche, per due volte, ministro della Sanità con alla presidenza del Consiglio sempre Giulio Andreotti (IV, V). Ha legato il suo nome alla riforma che ha introdotto il Servizio Sanitario Nazionale e alla Legge sulle Pari Opportunità
  3. Pare che nella Dc fosse soprannominata “la Tina Vagante” per via della sua riluttanza ad agire secondo la logica di partito. Oltre alla Legge Basaglia, appena insediata alla Sanità, firmò la legge 194, quella sull’interruzione di gravidanza, cosa che le attirò, per usare un eufemismo, le antipatie del Vaticano. Tuttavia, era molto amica di Papa Luciani. Papa Wojtila la spronò ad andare avanti con le sue indagini ai tempi della Commissione d’Inchiesta parlamentare sulla P2
  4. In un dizionario dal titolo “Italiane”, edito nel 2004 dalla Presidenza del Consiglio di cui era titolare Silvio Berlusconi e dal ministero delle Pari Opportunità con a capo Stefania Prestigiacomo, alla voce che la riguardava, Tina Anselmi veniva descritta come “partigiana ciellinistica e consociativa”, “la Giovanna d’Arco che avrebbe dovuto trafiggere i mostri degli anni Ottanta”. Così, invece, ci si riferiva al lavoro della nota Commissione da lei presieduta: “Era rimasto imprevedibile, e straordinario, che la furbizia contadina della presidente divenisse il controverso modello della futura demonologia politica nazionale, distruttiva e futile. I 120 volumi degli atti della commissione che stroncò Licio Gelli e i suoi amici, gli interminabili fogli della Anselmi’s List infatti cacciavano streghe e acchiappavano fantasmi
  5. È stata più volte presa in considerazione per la carica di Presidente della Repubblica: nel 1992 fu il settimanale satirico «Cuore» a sostenerne la candidatura che venne appoggiata dal gruppo parlamentare La Rete. Scaduto il mandato di Ciampi, il suo nome tornò in auge nel 2006 grazie a una serie di iniziative online.
  6. Non è stata risparmiata dalla bagarre politica in vista del referendum costituzionale. A poche ore dalla morte, sul suo profilo Facebook, Jacopo Berti, consigliere regionale veneto 5 stelle, in un post che ne commemorava la scomparsa scriveva che, per impedire “il piano antidemocratico della P2”, bisogna “seguire l’esempio” della Anselmi “votando No al referendum”. Nel frattempo, Antonella Gramigna, coordinatrice del comitato toscano di “Donne per il Sì”, scambiandola in un primo momento per l’ex Presidente della Camera Nilde Jotti, scriveva sempre su Facebook: “Continueremo anche per te, oggi più che mai #BastaunSì per la parità di genere in Costituzione”.
  7. Il 2 giugno 2016, in occasione della festa della Repubblica, è stato emesso un francobollo in suo onore

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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