Renzi: “Da qui a 20 anni Italia paese leader” Napolitano benedice il Jobs Act

Pubblicato il 10 Ottobre 2014 alle 09:56 Autore: Emanuele Vena
primo giorno del governo renzi giuramento ministri brindisi e primo cdm

La guerra tra vecchia e nuova dirigenza PD va avanti, a colpi di comparsate in tv. Ieri sera è toccato ai due leader – l’attuale segretario nonché premier Matteo Renzi e il suo predecessore alla segreteria, Pier Luigi Bersani – difendere le posizioni delle due aree in conflitto nel Partito Democratico.

RENZI DA PORRO – Matteo Renzi è intervenuto alla trasmissione televisiva ‘Virus’, parlando principalmente di lavoro e fisco. Sul primo tema, Renzi è duro contro le agitazioni sindacali, a partire dalle dichiarazioni bellicose del segretario della Fiom: “Landini vuole occupare le fabbriche, noi vogliamo aprirle. Se qualcuno pensa che siccome c’è un po’ di tensione nelle fabbriche io non vado, si sbaglia. Io sono terrorizzato da Terni dove, nonostante abbiamo fatto di tutto, la negoziazione non è stata accettata dai sindacati né dall’azienda. Lavoriamo nei prossimi tre mesi prima che accada l’irreparabile”.

JOBS ACT E FISCO – Renzi parla anche del Jobs Act e non esclude l’utilizzo della fiducia anche alla Camera dei Deputati, nonostante un’ampia maggioranza: “Vedremo i tempi del dibattito. Se si fa in fretta, non ce ne sarà bisogno”. Dopo il Jobs Act, toccherà alla riforma del fisco, obiettivo fondamentale dei prossimi sei mesi. Renzi intanto difende sia l’introduzione del tetto agli stipendi – “dal punto di vista macroeconomico porta noccioline, ma per chi prende 1.200, 1.300 euro al mese e grazie a quel taglio si è visto finanziare, almeno in parte, gli 80 euro in busta paga, è un segnale” – sia lo stesso bonus Irpef: “Gli 80 euro sono considerati dai critici la mancia elettorale di Renzi, ma è arrivata dopo le elezioni europee. Mi pare offensivo nei confronti degli italiani”. E se di per sé “gli 80 euro devono essere considerati come un abbattimento del cuneo fiscale di 10 miliardi di euro per le famiglie”, il premier ha in mente un ulteriore intervento incisivo sulla tassazione: “Il nostro sistema di tassazione è tra i più alti e tra i più incasinati, la vera sfida dei prossimi mesi sarà la semplificazione fiscale”. E aggiunge: “Spero di poter introdurre la tassa unica per i Comuni entro due anni”. Fondamentale per il premier è ricostruire la fiducia dei cittadini, perchè “nonostante la crisi crescono i risparmi, la gente ha paura. Se ricreiamo la fiducia, allora le cose si cambiano”.

renzi

MAGISTRATI E ISIS – Matteo Renzi rivendica anche il progetto di riduzione delle ferie dei magistrati e respinge le critiche al mittente: “Io non ce l’ho con i magistrati perché, come mi dice la Costituzione, ne rispetto l’autonomia e indipendenza. Se però lei dice che ridurre le ferie è un attentato alla democrazia si faccia vedere da uno bravo, il problema è suo, non mio”. Il premier parla anche del ruolo dell’Italia nella vicenda Isis: “Per ora l’Italia interviene con un supporto logistico, dando armi ai curdi. Un maggior coinvolgimento è questione di settimane con armi migliori e interventi nelle aree dei paesi confinanti. Saremo molto duri”.

ITALIA PAESE LEADER FRA 20 ANNI – Nel pomeriggio, giunto a Zola Predosa, nel bolognese, per la visita allo stabilimento Philip Morris, il premier Matteo Renzi ha dichiarato: “Da qui a venti anni, se farà le scelte giuste, l’Italia continuerà a essere un Paese leader. Se non accadesse questo sarebbe colpa nostra. E’ colpa nostra se non riusciamo a rimuovere gli ostacoli che non ci fanno crescere e che ci fanno vincere gli ostacoli di questi anni”.

BERSANI DA SANTORO – A ‘Servizio Pubblico’ interviene l’ex segretario del PD, Pier Luigi Bersani. Il quale – dopo aver specificato che “non darà mai una coltellata a Renzi”, in quanto la lotta va fatta dentro il PD e con senso di responsabilità – dichiara di non condividere le priorità programmatiche del premier: “La prima riforma che il governo dovrebbe portare avanti è la lotta all’evasione fiscale per poter abbassare le tasse, e non il Jobs act”. E aggiunge: “Sono stupito che nel dibattito non ci sia questa constatazione: ciò che ci separa davvero dall’Europa è che noi abbiamo il record della pressione fiscale e il record dell’infedeltà fiscale. Se aumento la fedeltà abbasso poi la pressione fiscale”.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, benedice il testo che ha ottenuto la fiducia al Senato: “Naturalmente è un passo in avanti in un quadro di riferimento che contiene molti altri elementi da coltivare”. Anche il Fmi, per bocca di Poul Thomsen, responsabile del dipartimento europeo del Fmi, promuove il Jobs Act. Secondo Thomsen, “i Paesi dell’Eurozona devono avere la più forte determinazione possibile nel fare le riforme. Come l’Italia, che ha fatto una riforma del mercato del lavoro molto importante”. “Comprendo che la situazione varia da Paese a Paese e che alcune di queste riforme sono difficili, ma se portate avanti con determinazione avranno un impatto sulla crescita”, ha aggiunto Thomsen.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
Tutti gli articoli di Emanuele Vena →