Minzolini shock, condannato a 2 anni e 6 mesi per peculato

Pubblicato il 27 Ottobre 2014 alle 18:33 Autore: Redazione

Doccia gelata per l’ex direttore del Tg1 e attuale senatore di Forza Italia, Augusto Minzolini. La Corte d’Appello di Roma lo ha condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione per peculato per aver utilizzato in modo improprio la carta di credito aziendale, ai tempi della RAI.  La sentenza ha del clamoroso anche perchè in primo grado Minzolini era stato assolto.

Il procedimento penale contro il giornalista è iniziato nel 2011 quando il Tribunale di Roma ha avviato un’indagine per il presunto utilizzo eccessivo della carta di credito aziendale. Nello specifico, la procura sottolineava come Minzolini avesse superato il tetto dei 65mila euro da spendere in 14 mesi.

“Le spese sostenute a partire dal 2009 con la carta di credito della Rai sono state solo in funzione del mio lavoro” si era difeso il giornalista. Tuttavia tra le erogazioni figuravano un weekend alle terme di Saturnia in una suite di lusso da 550 euro a notte e diversi viaggi in tutto il mondo, da Istanbul a Londra, da Praga a Marrakesh. Tanto per capirci, in quel periodo il budget impiegato da Minzolini era superiore di addirittura 10 volte a quello del suo collega Mario Orfeo, direttore del Tg2.

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Per giustificare tali erogazioni, il giornalista si era sempre difeso parlando di un accordo con il direttore generale dell’epoca, l’altro berlusconiano Mauro Masi e sottolineando come “non c’era nessuna indicazione nel regolamento su come giustificare e rendicontare le spese, lo prova il fatto che per 14 mesi la Rai non ha avuto nulla da ridire sulle ricevute spedite per il rimborso”. Versione che, grossomodo, era stata accolta dal Tribunale, che il 14 febbraio 2013 aveva assolto Minzolini perché “il fatto non costituisce reato”.

Oggi invece la sentenza che ribalta il giudizio di primo grado e che vede la perplessità dei legali Fabrizio Siggia e Franco Coppi: “E’ una sentenza che ci lascia interdetti. Alla lettura delle motivazioni valuteremo il ricorso in cassazione”.

L'autore: Redazione

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