Jobs Act e Quirinale, nel si riavvicina Pd lo spettro dei 101

Pubblicato il 27 Novembre 2014 alle 14:04 Autore: Gabriele Maestri

Per deduzione rispetto a quanto dichiarato oggi da Matteo Orfini si può affermare che c’è chi nel PD dopo le divisioni seguite all’approvazione del Jobs Act sta prendendo le misure per l’elezione del prossimo inquilino al Quirinale.

Infatti il presidente del PD dopo aver polemizzato ieri col collega di partito Gianni Cuperlo stamattina su Twitter ammonisce i colleghi e scrive: “Comunico a chi oggi usa la discussione sul lavoro per ‘trattare’ sul Quirinale che al Quirinale un presidente c’è. Ed è pure piuttosto bravo”.

Orfini chiede al PD maggiore lealtà

“I dissidenti non hanno avuto rispetto per l’unità del Pd e le decisioni che avevamo preso” e “stiamo discutendo di problemi serissimi e abbiamo il dovere di dimostrare di essere un partito e non una comune anarchica”. Matteo Orfini parla di “mancanza di rispetto” da parte di coloro che hanno votato in dissenso dal gruppo sul Jobs Act: “Una scelta del genere – dice – non ha prodotto un disastro solo perché il 90% dei deputati democratici si sono comportati come tutti insieme avevamo deciso di fare”.

orfini

Capogruppo PD Speranza chiede coesione per il Colle

“È stato un errore molto grave il voto contrario rispetto alle indicazioni del gruppo. Ma Renzi cambi registro, non banalizzi il dissenso, non attacchi così i sindacati, non dica che l’astensionismo è un fatto secondario” perchè «quei colleghi che sbagliano lanciano un segnale sull’inquietudine che c’è fuori”. Così il capogruppo democratico alla Camera, Roberto Speranza, si rivolge al premier e segretario dem, intervistato dalla Stampa. Chiede sulla futura elezione del Capo dello Stato il metodo della “condivisione»: «Solo questo fattore può garantire il massimo della coesione. E noi abbiamo bisogno di una tenuta fortissima del gruppo, perchè ancora portiamo sulla pelle le cicatrici della ben nota vicenda della volta scorsa. Renzi del resto sa bene che solo la condivisione garantisce coesione”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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