“Ala” e Verdini prendono il Volo tra le macerie del centrodestra

Pubblicato il 28 Settembre 2015 alle 10:33 Autore: Livio Ricciardelli
diego della valle, denis verdini

c’è una dinamica interessante attorno a questa storia di “Ala”, lo spettro di matrice verdiniana che si aggira tra le spoglie del centrodestra. Infatti l’iniziativa portata avanti dall’ex coordinatore di Forza Italia Denis Verdini per certi versi può rappresentare…la fine politica di molti dei suoi aderenti! Mettiamo in chiaro una cosa: oggi in Italia non è che non ci sia opposizione a Matteo Renzi. Semplicemente non c’è sistema.

Non c’è un quadro definito delle forze politiche in campo e, conseguentemente, delle alleanze. Il tutto in un contesto in cui la legge elettorale, che dovrebbe entrare in vigore a luglio, prevede addirittura il premio di maggioranza alla lista più votata e non alla coalizione (aspetto quest’ultimo, sostenuto da Forza Italia in una prima fase proprio grazie all’impegno di Denis Verdini).

Pd e MoVimento 5 Stelle

In questo quadro le uniche forze che veramente si possono beare dell’attuale stato delle cose sono Pd e Movimento Cinque Stelle. Il primo sogna il partito della nazione, il secondo si stabilizza come seconda forza politica del paese e come elemento cardine della dialettica elettorale (in questo senso i mass media hanno ingenuamente sottovalutato la performance non affatto deludente dei pentastellati alle ultime regionali).

Centrodestra, Berlusconi e Salvini

A destra invece, nulla di nuovo. Ha ragione Berlusconi “non c’è il leader parlamentare”. Ma nemmeno extraparlamentare, oseremo dire! Matteo Salvini ha strutturato la sua nuova creatura leghista all’insegna dei valori del sovranismo e del nazionalismo. Quindi via qualsiasi enfasi anti-tasse e liberista (se escludiamo la timida proposta sulla flat tax) e spazio ad una Lega sociale che non disdegna l’allargamento a sud e di ballare curiose danze con Marine Le Pen al congresso del Front National.

Nonostante però la sovraesposizione mediatica del segretario leghista (tra l’altro destinata a non durare in eterno, se si considerano almeno i suoi effetti elettorali), i problemi per Salvini sono almeno tre. Nell’ordine:

1) Il soggetto “Noi con Salvini”, nonostante l’impegno del senatore Volpi, stenta a decollare. Non è un feticismo da drogati di politica, ma un importante aspetto simbolico: “Noi con Salvini” è un marchio che rappresenta sia l’allargamento al meridione del Carroccio (ergo: la nuova identità nazionale e non più federalista della Lega) sia il nome del proprio leader, in un periodo di personalizzazione totale. Il mancato decollo di questa operazione politica alla lunga può rivelarsi un grave danno.

2) Matteo Salvini, almeno così dicono i ben informati, sarebbe il candidato ideale del centrodestra secondo Matteo Renzi. Consentirebbe infatti al premier di spostare il Pd su un’asse ancor più centrista e in grado di schiacciare qualsiasi tipo di estremismo. Tu chiamalo se vuoi, cul de sac.

3) Per quanto secondo i principali sondaggi la Lega sia il terzo partito del paese, la capacità espansiva del Carroccio si sta seriamente ridiscutendo in queste settimane. L’impressione è che Salvini, pur avendo avuto un’intuizione giusta fiutando il “vento europeo”, dimostri molto meno carisma e molta meno capacità di Marine Le Pen e i vari poli neri sparsi per l’Europa.

Al tempo stesso a destra ci sarebbero altri quattro soggetti politici:

– Il Nuovo Centrodestra, che ormai sembra essere ridotta al lumicino e dilaniato da una faida interna tra chi sogna il matrimonio col Pd e chi l’unità del centrodestra (senza Salvini, però…). Ad oggi presumibilmente non otterrebbe il 3% previsto dalla legge elettorale per ottenere rappresentanza parlamentare.

– Forza Italia, sempre più in calo di consensi e ammaliata dalle sirene e dall’attivismo di Verdini. Col leader fuori dal Parlamento e per la prima volta col rischio di finire sotto il 10% (dopo aver ormai perso, dopo 21 anni, lo scettro di prima forza politica del centrodestra). Gran parte degli attuali parlamentari di Forza Italia non verrebbero rieletti se si votasse oggi.

– Fratelli d’Italia, che rischia seriamente di fare la fine del Raggruppamento Popolare Ortodosso di Karatzaferis a seguito dell’affermazione di Alba Dorata in Grecia: ci ruba tutti i voti Salvini.

– Conservatori e Riformisti, che organizza convegni qua e la (vedi la kermesse di Cortina) ma non è ancora sicuro che riesca a superare i confini della storica lista “La Puglia Prima di Tutto”.

Verdini, Struttura di sottogoverno

In quest’ottica si pone Ala di Denis Verdini. Che però, attenzione, a differenza di tutti gli altri non è un partito politico. Ma un gruppo parlamentare, perlopiù radicato in Senato (dove si giocano le partite più importanti, per ora). Da questo punto di vista la struttura di centrodestra più simile ad Ala e il gruppo Grandi Autonomie e Libertà di Mario Ferrara.

Ala quindi non ha l’aspirazione di candidarsi alle elezioni. Al tempo stesso rompe con Berlusconi e però onestamente non pensa di entrare nel Pd (più che altro Renzi non li farebbe mai entrare).

Viene dunque il sospetto che questa struttura sia veramente di “sottogoverno”. Composta perlopiù da gente ben consapevole della propria fine politica. E che cerca in questo modo di entrare in una peculiare “stanza dei bottoni”. Quella del tirare a campare e del #tengofamiglia. Quella delle municipalizzate e dello strapuntino. A suo modo, come direbbe Federico Fellini, quella del “senso di morte”.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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