Afghanistan, Renzi si accoda ad Obama “Potremmo restare ancora un anno”

Pubblicato il 17 Ottobre 2015 alle 11:09 Autore: Emanuele Vena
ttip obama renzi

L’Italia si accoda agli Stati Uniti. Matteo Renzi sembra intenzionato a seguire la strategia di Barack Obama riguardo all’impegno militare profuso dalla comunità internazionale in Afghanistan. La crescente instabilità del Paese ha spinto infatti il presidente statunitense ad annunciare che il ritiro delle truppe a stelle e strisce da Kabul e dintorni procederà più lentamente del previsto, andando oltre il 2016, che rappresenta la data di scadenza del secondo ed ultimo mandato dell’attuale inquilino della Casa Bianca.

Il premier Renzi sembra dunque intenzionato a seguire il collega statunitense e a cambiare i propri piani, dopo aver chiesto ai militari – in una sua visita di pochi mesi fa a Kabul – di “restare ancora qualche mese”. Ora il disimpegno delle truppe italiane potrebbe avere tempi decisamente diversi, come spiegato dallo stesso Renzi durante un discorso all’Università Ca’ Foscari a Venezia: “Se l’impegno americano in Afghanistan prosegue penso sia giusto anche da parte nostra ci sia un impegno”. Precisando: “Stiamo valutando se prolungare di un altro anno la nostra presenza in Afghanistan, come ci è stato chiesto dall’amministrazione americana”.

Afghanistan: ritiro rallentato

L’attuale presenza militare statunitense in Afghanistan si aggira intorno alle 10 mila unità. Un paio di giorni fa Obama ha dichiarato che Washington avrebbe mantenuto oltre 5 mila soldati in Afghanistan anche dopo la fine del suo mandato, cambiando rotta rispetto ai piani originari, che prevedevano – entro la fine del 2016 – il ritiro di tutte le truppe, fatta esclusione per un piccolo contingente di ambasciata.

Nel giustificare la propria scelta, l’inquilino della Casa Bianca ha spiegato che, nonostante la missione sia da considerarsi tecnicamente terminata, è necessario evitare che l’Afghanistan diventi “un rifugio sicuro per i terroristi, con il rischio che possano nuovamente mettere a rischio la sicurezza del nostro Paese”.

Una decisione che assume importante ancor più rilevante alla luce degli ultimi eventi occorsi nel Paese mediorientale, con l’offensiva portata avanti dai talebani in centri strategici come Kunduz – importante snodo nell’area settentrionale del Paese, a poco più di 300 chilometri a nord della capitale Kabul – ma non solo. Attacchi a cui si sono aggiunti quelli condotti dallo Stato Islamico, che hanno interessato le aree di Farah, Helmand e Nangarhar.

L’Italia – secondo le ultime cifre diffuse dal Ministero della Difesa e relative a luglio scorso – mantiene in Afghanistan 728 unità, un numero che rappresenta circa il 16% dell’impegno complessivo del contingente italiano all’estero, nonché il terzo blocco più importante dopo Libano (circa 1100 unità impiegate) e Mediterraneo (824).

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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