Notizie dal mondo: il Medioriente spiegato con 3 fatti

Pubblicato il 17 Marzo 2017 alle 14:00 Autore: Redazione
notizie dal mondo, isis, iraq, siria

Notizie dal mondo: il Medioriente spiegato con 3 fatti

Lo Yemen sul baratro di una catastrofe umanitaria; le truppe russe e americane “vicine di casa” a Manbij; e la visita del Principe saudita Salman a Washington. Le tre notizie della settimana dal Medio Oriente scelte per voi.

Notizie dal mondo: Siria, truppe Russe e americane a Manbij

Nella giornata di giovedì un alto papavero dell’esercito americano ha confermato la presenza congiunta di truppe statunitensi e russe nell’area di Manbij. Sei anni di conflitto, attriti insanabili, screzi diplomatici e obiettivi diversi; con una foto postata su Twitter che mostra un veicolo americano e russo percorrere la stessa strada, si prende atto del bizzarro cambiamento di scena.

“Possiamo osservarci e vederci da poche centinaia di metri – le parole venate di sarcasmo del Colonnello John Dorrian – Non ci parliamo e non usciamo insieme nei momenti di pausa”. Un piccolo contingente di Ranger è arrivato a Manbij all’inizio di marzo per operare come forza di “deterrenza e rassicurazione”.

La presenza di truppe americane ha come obiettivo la creazione di una zona cuscinetto tra le forze curdo siriane e l’esercito turco, intervenuto con lo “scudo dell’Eufrate” alla fine di agosto dello scorso anno. Il Pentagono ha confermato più volte la presenza americana sul campo, esprimendo la volontà di concentrare tutte le forze sull’obiettivo Daesh.

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Gli USA sostengono l’alleanza curda-araba chiamata Syrian Democratic Forces che ha liberato Manbij dallo Stato Islamico lo scorso agosto. La Turchia, una volta liberata Al Bab dalla minaccia dell’Isis, ha attaccato le posizioni delle milizie dell’YPG nel Nord Ovest della Siria. Sia il Presidente Erdogan che il Premier Yildirim hanno più volte sostenuto la pretesa che le milizie curde lasciassero l’area ad ovest dell’Eufrate ripiegando nel cantone di Kobane.

Russia e Siria sin dall’inizio degli attriti tra Ankara e YPG, hanno mosso convogli umanitari e equipaggiamenti per sostenere la resistenza. Il colonnello Dorrian, durante la conferenza stampa, ha precisato che le comunicazione sul campo tra americani e russi sono limitate alle informazioni necessarie a non entrare in contatto. Si intravede così una nuova fase nel conflitto siriano.

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Pochi giorni fa era l’anniversario delle prime proteste anti Assad. Il Senatore Democratico Tim Kaine ha definito la guerra civile siriana come “uno dei conflitti più pericolosi e destabilizzanti del Medio Oriente. In sei anni Assad ha creato la coltura perfetta per l’espansione dell’Is e di Al Qaeda. Intanto, le forze regolari perpetuano atti di violenza nei confronti della popolazione”.

Notizie dal mondo: Yemen, la guerra della fame

Come hanno affermato le maggiori ONG operanti nel paese, lo Yemen si trova ad un “punto di non ritorno”. La FAO ha recentemente rilasciato i dati della catastrofe umanitaria in atto nel paese della penisola araba. 17 milioni di persone si trovano di fronte al rischio di non potersi sfamare a causa di una grave carestia. Senza un sostegno umanitario adeguato le condizioni potrebbero presto peggiorare.

Stando alla relazione dell’agenzia Onu, 6.8 milioni di persone hanno già oltrepassato la linea che demarca lo stato di emergenza. I governatorati di Taiz e Hodeidah sono le aree maggiormente interessate al conflitto che unito alla recente carestia stanno mettendo a dura prova i civili.

“I numeri diffusi sono assolutamente drammatici – le parole Mark Kaye, responsabile Save the Children per lo Yemen, al Guardian – secondo me la situazione è già arrivata ad un punto di non ritorno. Se non agiamo in fretta saremo testimoni della morte di milioni di bambini. Sarà una vergogna per la comunità internazionale. In silenzio di fronte alla catastrofe”.

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Enfatizzando il ruolo del conflitto, Mark Kaye ha affermato “Questo paese è completamente dipendente dalle importazioni di cibo e medicinali. Ma adesso non possono entrare. Le porte sono serrate a causa della volontà delle milizie in campo di rendere inaccessibili le aree bisognose di aiuti”. Le critiche del Responsabile di Save the Children sono rivolte anche ai paesi Occidentali. Gran Bretagna e Stati Uniti che hanno molto influenza sulla coalizione battente bandiera saudita “potrebbero forzare il blocco attraverso la diplomazia.

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Gli attacchi aerei di Ryad al porto di Hodeidah, secondo l’intelligence saudita snodo dei rifornimenti ai ribelli Houthi, non fanno che aggravare la già difficile situazione. I responsabile dell’Onu hanno più volte evidenziato come i bombardamenti hanno conseguenze terribili sulla crisi alimentare che sta attraversando il paese.

Prima dell’inizio del conflitto, l’80% delle importazioni yemenite proveniva da questo porto. Il 90% erano derrate alimentari. “Non abbiamo cibo, acqua e elettricità. Un giorno un uomo è venuto a portarci piatti e posate. Gli ho chiesto cosa avremmo dovuto fare con queste cose. Mangiare la terra?”, le parole di Saud Abdo Ali, inserviente al porto di Mokha.

Notizie dal mondo: Arabia Saudita, Salman incontra Trump, “storico punto di svolta”

Il meeting alla Casa Bianca tra il Presidente Donald Trump e il principe ereditario Mohammed bin Salman è stato salutato da questo come “una svolta storica nelle relazioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita”. L’incontro è avvenuto giovedì, presente anche il Ministro saudita della difesa. “Il meeting di oggi ha ristabilito il giusto sentiero da intraprendere. E’ stata una grande chance per rinvigorire le relazioni tra i nostri paesi”. Queste le parole del portavoce del Principe Salman a margine dell’incontro.

A differenza dell’amministrazione Obama, colpevolmente vicina all’Iran secondo Ryad, Trump sembra non voler fare concessioni a Teheran. A rischio anche l’accordo sul nucleare del 2015.

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Il principe ereditario ha più volte espresso al Tycoon le insidie nella nuova politica espansionistica del nemico sciita. Sul tavolo della discussione oltre all’Iran e al “Muslim Ban”, anche le opportunità di investimenti delle aziende americane in Arabia Saudita.

L’ex Presidente Obama durante lo scorso anno ha sospeso le commesse militari all’alleato saudita, provocando la reazione seccata di Ryad. L’insediamento di Trump ha cambiato profondamente le relazioni in Medio Oriente. Tra Ryad e Washington l’affinità adesso è totale.

Davide Lemmi

L'autore: Redazione

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