Luigi Di Maio: trasferta ad Harvard bocciata dal politologo Edward Luttwak

Pubblicato il 6 Maggio 2017 alle 14:01 Autore: Camilla Ferrandi
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Luigi Di Maio: trasferta ad Harvard bocciata dal politologo Edward Luttwak

Mercoledì Luigi Di Maio era ad Harvard per discutere del Movimento 5 Stelle e del ruolo della democrazia diretta in Italia. “E’ mio dovere dirvi che ad Harvard sono stato accolto con il massimo degli onori e della gentilezza. Abbiamo parlato dei nostri sistemi di democrazia diretta; di regole interne; del nostro programma. C’era tanta curiosità” ha scritto sul suo profilo Facebook di ritorno dagli States. Un post critico e dai toni pesanti, rivolto a tutti quei “giornalisti italiani che non erano e che sono accecati dall’odio nei nostri confronti e che per questo hanno già preso delle cantonate che resteranno nella storia del giornalismo italiano”.

Luigi Di Maio ad Harvard: le polemiche

Ancora Di Maio: “Avete ascoltato o letto da qualche parte le opinioni dei docenti di Harvard sul mio speech? Eppure ce ne sono state. Avrò risposto a oltre dieci domande quella sera ma i media hanno riportato l’unica domanda fatta da una persona che non era né studente né docente di Harvard. Ma che grazie alla furia cieca della disinformazione, da oggi, potrà fregiarsi di questi titoli”.

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Di Maio si riferisce alla domanda sui vaccini proposta da un chirurgo: “non accetto che questo partito sia fatto da persone con un’istruzione molto bassa; come anche lei, bisogna dire, che non ha finito l’università. Paola Taverna, che faceva l’assistente di laboratorio, deve venire a spiegare a me, che studio queste cose da anni, come funzionano i vaccini?”.

Luigi Di Maio ad Harvard: Luttwak boccia la trasferta 5 stelle

Al di la delle polemiche, Luigi Di Maio ha superato la prova Usa? Non per Edward Luttwak.

Rispondendo all’AdnKronos, l’economista e politologo statunitense ha bocciato senza appello la trasferta. “Il Movimento 5 Stelle ha preso posizioni anti-americane, tipiche della sinistra, sia di tipo convenzionale sia  di tipo meno convenzionale. In passato Grillo ha difeso l’ex presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. Ha detto che è una brava  persona; che i suoi discorsi sono stati tradotti male. Questo certamente ha un peso”.

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Ha poi continuato l’esperto: “abbiamo a che fare con un movimento eccentrico; che non appartiene oggi all’universo Usa e non gli apparterrà in futuro. Se i cinquestelle vogliono sviluppare rapporti in America, stanno solo perdendo tempo. Gli americani non sono interessati a loro e vedono Grillo come il più grande sostenitore dello status quo. Per come è oggi il Movimento, nella sua totalità, gli americani non sono interessati a stringere rapporti con i grillini; soprattutto, alla luce delle dichiarazioni di Grillo a favore dell’Iran“.

Luigi Di Maio ad Harvard: cosa pensano gli americani

Inoltre, ha incalzato sempre Luttwak, il rapporto di equidistanza tipicamente pentastellato relativo alla relazione Casa Bianca–Cremlino, emblematicamente riassunto nell’espressione grillina ‘né con Trump, né con Putin‘, li rende “ancora meno interessanti per gli Usa“.

“Non si professa equidistanza da un Paese che sta combattendo una guerra segreta in Ucraina con gli Stati Uniti. Non si può essere equidistanti dai carabinieri e dal bandito Giuliano” il commento del professore.

Nonostante “negli ambienti Usa pochissima gente sa che esistono i cinquestelle – ha concluso – c’è un punto di vista specificamente americano sui pentastellati ed è il seguente: l’Italia ha bisogno di enormi cambiamenti. Il Movimento 5 Stelle cattura questa volontà di cambiamento, solo che la mette in un imbuto e la trasforma in niente”. Infatti, “Grillo è il più grande sostenitore dello status quo. Cattura lo spirito di cambiamento e lo porta al niente”.

L'autore: Camilla Ferrandi

Nata nel 1989 a Grosseto. Laureata magistrale in Scienze della Politica e dei Processi Decisionali presso la Cesare Alfieri di Firenze e con un Master in Istituzioni Parlamentari per consulenti d'assemblea conseguito a La Sapienza. Appassionata di politica interna, collaboro con Termometro Politico dal 2016.
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