Legge elettorale: testo base prevede Italicum corretto anche al Senato

Pubblicato il 13 Maggio 2017 alle 14:41 Autore: Camilla Ferrandi
legge elettorale 2017

Legge elettorale: testo base prevede Italicum corretto anche al Senato

Dopo le dichiarazioni del Movimento 5 Stelle, interessato a partecipare alla stesura della legge elettorale insieme al Partito Democratico, giovedì è approdato in Commissione Affari Costituzionali il testo base della riforma. Come ci si poteva aspettare, il testo base propone l’estensione dell’Italicum post-sentenza anche al Senato, quello che i pentastellati definiscono Legalicum.

Legge elettorale: Porcellum, Italicum e Consulta

Il 6 maggio 2014 veniva approvata la legge elettorale per l’elezione della Camera dei Deputati. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che dichiarava incostituzionali le parti del Porcellum riguardanti il premio di maggioranza e le liste bloccate, si veniva a delineare un sistema proporzionale con soglie di sbarramento per liste e coalizioni, differenziate per Camera e Senato. La sentenza prevedeva anche l’introduzione del voto di preferenza, vista la censura che pesa sulla parte riguardante la lista bloccata.

Dopo pochi mesi il parlamento approvava una nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum. Valido per la sola Camera dei Deputati, si trattava di un sistema con premio di maggioranza e doppio turno.

Il sistema per l’elezione dei senatori rimaneva in balia della possibilità di approvazione della riforma costituzionale, che doveva trasformare il Senato in camera non elettiva. O meglio, in camera eletta in secondo grado dai rappresentanti locali e regionali. Ma il 4 dicembre 2016 gli italiani hanno bocciato la riforma. Renzi ha, quindi, lasciato il governo. Poco dopo, la Consulta dichiarava incostituzionale il doppio turno per l’assegnazione del premio di maggioranza previsto dall’Italicum.

Legge elettorale: Italicum corretto anche al Senato

La scorsa settimana il Presidente della Repubblica si appellava alle forze politiche perché accelerassero il processo di riforma elettorale. Obiettivo: approvare il prima possibile una legge elettorale con largo consenso, visto anche che le elezioni si svolgeranno al massimo tra un anno.

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Il testo base approdato in Commissione Affari Costituzionali delinea una sorta di Italicum bis. In pratica, si estenderebbe al Senato la legge elettorale della Camera così come modificata dalla Consulta. Quindi premio di maggioranza alla lista che abbia il 40% dei voti, 50 collegi plurinominali (alla Camera 100) con capilista bloccati e preferenza e soglia di sbarramento del 3% (al Senato applicata a livello regionale).

Legge elettorale: la reazione del PD

“Fermo restando il grazie al relatore – il Presidente della Commissione Affari Costituzionali, Andrea Mazziotti (Civici e Innovatori) – non è scontato il nostro voto”. Così ha dichiarato il capogruppo PD alla Camera Ettore Rosato dopo la presentazione del testo.

Il Partito Democratico, infatti, propone una legge elettorale di stampo tedesco: elezione maggioritaria, in collegi uninominali, del 50% dei parlamentari; proporzionale nel restante 50% con una soglia di sbarramento del 5%.

Legge elettorale: sistema tedesco

Parlare di “stampo tedesco” è, comunque, semplicistico e riduttivo. Il sistema elettorale tedesco prevede la convivenza di due formule elettorali. Da una parte quella maggioritaria ad un turno per l’elezione della metà dei deputati; dall’altra quella proporzionale per l’elezione del restante 50%. Tuttavia, la ripartizione dei seggi avviene in una logica puramente proporzionale, a differenza di quanto previsto dalla proposta lanciata dal Partito Democratico.

Semplificando, nel sistema tedesco i collegi uninominali, nei quali viene eletto il candidato che ottiene più voti, sono utilizzati per individuare i candidati da eleggere. A questo si aggiunge che in Germania sono previsti gli Überhangmandaten, i cosiddetti “mandati in eccedenza”. Questi scattano laddove una lista elegga con il primo voto (maggioritario) più deputati di quanti non gli spetterebbero con la ripartizione proporzionale (secondo voto). Per far sì che tutti i deputati votati direttamente dagli elettori occupino uno scranno nel Bundestag, il numero complessivo dei seggi viene aumentato. Tali seggi vanno ad aggiungersi ai 598 di base.

Legge elettorale: Mattarellum rivisitato

Il sistema delineato dal PD, invece, è un sistema misto vero e proprio. Infatti non esiste una gerarchia tra la formula proporzionale e quella maggioritaria. A ben vedere si tratta di una rivisitazione del Mattarellum, la legge elettorale che ha condotto le elezioni politiche italiane dal 1994 al 2001. Questa prevedeva che il 75% dei seggi venisse ripartito con sistema maggioritario a turno unico. Mentre il restante 25% attraverso un sistema proporzionale con soglia al 4%.

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“Noi avevamo un’altra proposta – continua il dem Ettore Rosato – che aveva un valore diverso. Con una quota maggioritaria che introduce un modello di coalizione che poteva esser accettato da tutti e garantiva meglio la governabilità”. Il problema, in termini di governabilità – che il PD vuole tutelare – del sistema elettorale delineato dal testo base è che prevede un premio di maggioranza eventuale: quest’ultimo scatta se e solo se una lista raggiunge il 40% dei voti. Ad oggi un miraggio. In caso contrario, la ripartizione dei seggi avverrebbe con un sistema proporzionale. La cui proporzionalità verrebbe temperata dalla presenza di collegi di piccole dimensioni e dalla soglia di sbarramento del 3%.

Legge elettorale: le reazioni degli altri partiti

Positiva, invece, la prima reazione al testo base del Movimento 5 Stelle. “Bene Mazziotti. Si parte dal #Legalicum. Il PD scarichi Verdini e voti legge condivisa. Siamo disposti anche a correttivi di governabilità” scrive, in un tweet, il deputato cinquestelle Danilo Toninelli, criticando la proposta dem del modello pseudo tedesco. La proposta del Partito Democratico, invece, non dispiace alla Lega Nord, visti i benefici tratti dai partiti territorializzati apportati dal sistema tedesco. Da parte sua, Silvio Berlusconi tuona: “No a maggioritario e no alle preferenze”. Scongiurando, teoricamente, ogni possibile appoggio sia al testo base che alla proposta dem. Infine, Mdp apre al testo, a patto che venga superata la clausola dei capilista bloccati.

L'autore: Camilla Ferrandi

Nata nel 1989 a Grosseto. Laureata magistrale in Scienze della Politica e dei Processi Decisionali presso la Cesare Alfieri di Firenze e con un Master in Istituzioni Parlamentari per consulenti d'assemblea conseguito a La Sapienza. Appassionata di politica interna, collaboro con Termometro Politico dal 2016.
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