Buoni fruttiferi postali: bollo e tasse, come si calcolano – guida

Pubblicato il 21 Novembre 2017 alle 12:11 Autore: Daniele Sforza
Buoni fruttiferi postali: imposta di bollo e tasse, guida calcolo

Buoni fruttiferi postali: bollo e tasse, come si calcolano – guida.

I buoni fruttiferi postali rappresentano un prodotto di investimento sicuro e rimborsabile in qualsiasi momento. Inoltre si possono dividere in vari tipi, nonostante negli ultimi anni si sia ridotto il numero delle tipologie. Erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti si possono acquistare in tutti gli uffici postali e qui, come scritto sopra, risultano rimborsabili, anche prima della scadenza. I buoni fruttiferi postali sono garantiti dallo Stato ed esenti da spese e commissioni. Tuttavia, richiedono il versamento della tassa sugli interessi e il pagamento dell’imposta di bollo, che risulta proporzionale anziché fissa. Andiamo quindi a vedere come si calcolano imposta di bollo e tasse sui BFP.

Buoni fruttiferi postali: regime fiscale

Come si legge dalla guida delle Poste sui buoni fruttiferi postali, essi sono “soggetti al regime dell’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi nella misura del 12,50%”. Esenti da imposta di successione e da eventuali spese e commissioni, i BFP sono soggetti a imposta di bollo. L’esenzione è invece valida per i buoni di valore rimborsabile non superiore a 5.000 euro. Qualora si richieda il rimborso anticipato dei BFP, “l’applicazione dell’imposta di bollo può determinare un valore netto di rimborso inferiore al valore nominale sottoscritto”.

Buoni fruttiferi postali: come calcolare l’imposta di bollo

Come calcolare l’imposta di bollo sui BFP? A partire dal 2014, per volere del governo Letta, l’imposta di bollo progressiva sugli investimenti e quindi anche sui BFP è aumentata dall’1,5 al 2 per mille. Ciò significa che dal 2014, l’imposta di bollo per i buoni fruttiferi postali equivale allo 0,2%.

Il calcolo effettivo terrà conto della complessiva posizione finanziaria in Buoni detenuta al 31 dicembre di ogni anno, a partire dal 2012. Come spiega chiaramente la guida della Cassa Depositi e Prestiti, fanno eccezione i BFP cartacei sottoscritti prima del 2009. Il calcolo dell’imposta dovuta sarà “determinata con riferimento al valore nominale complessivo dei titoli detenuti ed accantonata per ciascun anno”. Quando si giungerà alla scadenza, l’imposta di bollo sarà applicata in maniera proporzionale e detratta dall’importo rimborsato.  Al superamento della soglia di esenzione dei 5 mila euro, “l’imposta verrà applicata sul valore nominale” come sopra descritto. Se invece il valore del rimborso si situa sotto i 5 mila euro, “l’imposta non sarà dovuta” per gli anni successivi.

Sempre dal 2014, è stata abolita l’imposta di bollo minima sui BFP equivalente a 34,20 euro. Mentre l’imposta massima per i BFP intestati a persone giuridiche resta fissata in 14 mila euro.

Buoni fruttiferi postali: altre informazioni utili

La tassazione al 12,50% non è certamente di bassa entità. Ma se la paragoniamo ad altri prodotti di investimento, come ad esempio i conti deposito e i conti correnti, la tassazione risulta fino a meno della metà.

Il rendimento garantito dai buoni fruttiferi postali, inoltre, è crescente, ma sicuramente inferiore ai Bot, poiché manca la componente del rischio, che influisce dunque sull’entità del rendimento. Questa mancanza di rischio, tuttavia, rende i buoni fruttiferi postali un prodotto più sicuro dei Bot, e sicuramente un valido supporto per i risparmiatori che vogliono investire.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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