Intervista alla senatrice Ornella Bertorotta (M5S): speciale elezioni 2018

Pubblicato il 5 Dicembre 2017 alle 08:30 Autore: Alessandro Faggiano
Ornella Bertorotta Speciale Elezioni 2018

Intervista alla senatrice Ornella Bertorotta (M5S): speciale elezioni 2018

In vista delle elezioni politiche 2018, iniziamo oggi una serie di interviste con alcuni esponenti dei maggiori partiti politici. La prima persona a dialogare con noi di Termometro Politico è l’Onorevole senatrice del Movimento 5 Stelle, Ornella Bertorotta. La senatrice era in commissione Bilancio, ora è e in commissione Affari Esteri. Si parlerà di elezioni siciliane, di possibili alleanze future, di riforme, politica estera e molto altro.

Speciale elezioni 2018: intervista a Ornella Bertorotta (M5S)

Onorevole Bertorotta, lei è siciliana e avrà guardato con particolare interesse alle elezioni della sua Regione. Come valuta il risultato del Movimento e del candidato Cancelleri? Qual è stato il vero punto di forza dei 5 Stelle in questa campagna e cosa, invece, avrebbe fatto diversamente?

Bertorotta: Più che guardare alle elezioni siciliane, ognuno di noi si è speso il più possibile per i cittadini siciliani e il M5S. Il risultato non può che essere gratificante, i numeri ci danno ragione, sia nella scelta delle persone che del programma. Cancelleri ha fatto un’ottima campagna elettorale e ne ha raccolto i risultati. Tuttavia l’alto tasso di astensionismo dimostra come la politica nel suo complesso, ma anche l’informazione, siano delegittimate dalla metà dei cittadini siciliani. Durante la campagna elettorale ho cercato di ascoltare soprattutto la voce dei cittadini delle periferie e dei quartieri difficili.

Ho incontrato cittadini per strada a Librino, San Giovanni Galermo, San Cristoforo, Santa Maria Goretti e in altri quartieri. Molti non conoscevano le nostre proposte, non sapevano del fondo del microcredito in cui ogni parlamentare M5S versa parte del proprio stipendio per agevolare il credito alle PMI. Ciò è sicuramente responsabilità del M5S, ma anche dell’informazione generalista che, di fronte a scelte forti e decise, non riesce a informare i cittadini e quando lo fa, li informa male. Rispetto al passato, l’informazione ha sicuramente fatto passi in avanti, con la nascita di centinaia di testate on line indipendenti, ma Tv e giornali continuano a portare avanti interessi politici oggettivamente contrastanti con quelli del M5S. L’interesse insomma è quello di dimostrare che Il M5S è uguale agli altri partiti.

“Il voto deve essere aggiornato agli strumenti informatici che oggi abbiamo a disposizione”

C’è poi un ultimo aspetto che riguarda le regole elettorali, che a mio avviso incentivano l’astensionismo. Impedire ai siciliani temporaneamente residenti fuori dal proprio collegio elettorale di votare, in una regione ad altissimo tasso di emigrazione, è una responsabilità della politica dei partiti, visto che oggi è possibile coniugare al voto “analogico” dei seggi, anche quello elettronico, il chè avrebbe favorito la partecipazione. Non si può chiedere ad un siciliano che risiede a Londra di spendere 300 o 400 euro per venire a votare. Il voto deve essere aggiornato agli strumenti informatici che oggi abbiamo a disposizione.

L’elezione di Genovese “Junior” ha fatto un immenso scalpore e immediatamente si è aperta l’inchiesta. Quanto crede che abbiano inciso le candidature di individui legati a organizzazioni e reti dedite ad attività criminose?

Bertorotta: Diversi analisti hanno calcolato che il voto degli impresentabili ha inciso per circa 43.000 voti complessivi, ai quali vanno aggiunti quelli raccolti in maniera illecita. Avevamo chiesto il controllo da parte dell’OSCE, ci hanno deriso, eppure avevamo ragione a lanciare un grido di allarme. Evidentemente gli stessi che avrebbero dovuto decidere, mi riferisco al PD in quanto partito di governo, hanno poi beneficiato di queste pratiche scorrette e dell’influenza indebita sugli elettori.

Voglio ricordare che tra i tanti casi che abbiamo segnalato, c’è quello di un candidato catanese eletto con 32.000 preferenze, che ha fatto campagna elettorale dentro le cliniche private, influenzando in maniera indebita personale medico e paramedico, pazienti e parenti degli stessi. Una struttura privata convenzionata con la Regione non lo può fare, eppure non si è mosso un granché fino ad oggi. Tardiva è stata anche la presa di posizione della Commissione antimafia. La Bindi si è svegliata tardi e male, lavandosene le mani con la scusa che non c’era tempo.

Lei è in una delle Commissioni Permanenti più importanti: affari esteri. C’è una determinata area che sembra essere trascurata dalla Commissione? Quale ritiene che sia la regione geostrategica più importante per il nostro Paese e perchè?

Bertorotta: Ogni regione è strategica per un Paese che ha una politica estera commissariata. Io mi sono occupata di molti paesi, tuttavia non si tratta di trascurare, ma di ignorare il nuovo paradigma a livello internazionale, ovvero quello del multilateralismo. L’Italia continua a rapportarsi con il mondo come se gli anni rampanti della globalizzazione e dell’impero americano non fossero mai finiti. E’ un errore non tenere in considerazione che molti paesi oggi giocano un ruolo autonomo.

Se pensiamo alla Turchia ad esempio, membro NATO che però ha rapporti stretti con i russi e da qualche tempo anche con gli iraniani, pur continuando ad avere buoni rapporti con Stati Uniti e Arabia Saudita, possiamo notare come la politica estera non la fanno più solo i giganti, ma anche stati che sono al nostro pari. Più che di aree geostrategiche trascurate, io parlerei di reti strategiche virtuali e fisiche, e cioè quello che un autore importante nello scenario mondiale come Parag Khanna definisce Supply chains, ossia linee di rifornimento. Più che scegliere da che parte stare, dobbiamo scegliere di stare da tutte le parti, contemporaneamente.

Come valuta il processo indipendentista in Catalogna? L’attivazione dell’articolo 155 – che esautora il governo regionale in via straordinaria – secondo lei, era necessaria? Qual è la posizione del Movimento 5 Stelle?

Bertorotta: Io francamente non sono d’accordo con le scelte micro indipendentiste, mi sembrano un po’ fuori dalla storia contemporanea, una sorta di residuo del novecento. Storicamente è dimostrato che la frammentazione non porta molti vantaggi e aumenta le crisi con il rischio di conflitti sanguinosi. Non mi definisco quindi una supporter dell’indipendentismo catalano. Devo però riconoscere che l’indipendentismo gode di ottima salute e i cittadini catalani hanno più volte manifestato il proprio appoggio alla scelta di separarsi dalla Spagna. Credo che in buona parte l’indipendenza sia vista come una forma di critica estrema ad un sistema partitico in crisi profonda, incapace di cambiare lo stato di cose presenti e sempre più corrotto.

“L’UE tra l’altro ha mostrato la sua parte peggiore, mantenendo il silenzio sulle scelte di Madrid”

L’UE e la Spagna hanno dimostrato molta miopia nelle risposte repressive. Impedire lo svolgimento del referendum, con la polizia ai seggi che carica gli elettori, con arresti evidentemente politici, con campagne stampa dai toni troppo forti, hanno creato uno strappo insanabile tra i catalani e il governo centrale, facendo il gioco degli indipendentisti.

L’UE tra l’altro ha mostrato la sua parte peggiore, mantenendo il silenzio sulle scelte di Madrid. Ciò ha delegittimato agli occhi del mondo la politica estera dell’Unione, sempre attenta, almeno a parole, alla democrazia. Da una parte si condannano regimi dittatoriali, ma al proprio interno l’Ue non tollera dissenso; addirittura uno dei suoi stati membri blocca un referendum con la forza e fa prigionieri politici.

Tra gli elementi narrativi su cui insistono di più gli altri partiti c’è quello che vede il Movimento 5 Stelle ottenere voti in cambio della promessa di un forte assistenzialismo. Un esempio è il reddito di cittadinanza. Come risponde il M5S a questa critica e quali piani concreti avete per il rilancio dell’occupazione? In particolare, quali le misure di contrasto alla disoccupazione giovanile?

Bertorotta: Qui ci sono due elementi da tenere in considerazione; il primo riguarda la gestione dei servizi pubblici, il secondo la redistribuzione della ricchezza. Il M5S, oltre ad non essere né di destra né di sinistra, è un movimento post ideologico, che punta alle buone idee più che alle ideologie. Ciò non significa non avere una prospettiva, ma averne una del tutto nuova. Da questo punto di vista siamo un esempio di politica del tutto innovativa. In commissione esteri riceviamo continue richieste da parte dei gruppi politici esteri di incontri per conoscere il fenomeno 5 stelle.

La critica dei partiti è ancora all’ideologia neoliberista, che crede fideisticamente che il mercato sia la soluzione a tutti i mali. Per noi il mercato è un punto di riferimento, ma lo stato e gli organismi interstatali devono assumersi la responsabilità di regolare le storture del mercato. Veniamo da una lunga fase storica di gestione dei servizi da parte pubblica. Paradossalmente il miglior periodo della storia del nostro paese è quello in cui l’Italia aveva un forte stato sociale e un’economia di mercato aperta, ma anche controllata nei settori strategici. Qui non abbiamo avuto la liberalizzazione, ma la depredazione dei beni pubblici.

“dobbiamo prevedere e rivedere gli ammortizzatori sociali, per impedire che la popolazione e la classe media precipitino nella povertà”

Dagli anni novanta in poi l’Italia ha perso i suoi gioielli di famiglia, le imprese controllate e le reti fisiche e virtuali fatte con i soldi della collettività. Se guardiamo all’Italia degli anni Ottanta e poi a quella di oggi, possiamo vedere come l’approccio dei partiti di centro destra e centro sinistra non abbia prodotto altro che danni economici al Paese e ai cittadini. Bisogna tornare a ripensare il ruolo dello Stato, anche all’interno delle organizzazioni interstatali. Ripensare non significa uscire, ma lavorare dall’interno affinché certe scelte tornino a favorire la stragrande maggioranza dei cittadini. Noi siamo per il reddito di cittadinanza, perché è in sé una misura economica. Se siamo passati da un sistema basato sul posto fisso e l’assunzione nella pubblica amministrazione, anche oltre le reali necessità, ad uno basato sulla precarietà e il blocco delle assunzioni nella PA, dobbiamo prevedere e rivedere gli ammortizzatori sociali, per impedire che la popolazione e la classe media precipitino nella povertà.

Io provengo dalla classe media, come molti colleghi ero un’imprenditrice prima di essere eletta. La mia non è una formazione di sinistra, si figuri se sono per l’assistenzialismo. Il Reddito di cittadinanza è una misura redistributiva della ricchezza, senza la quale i cittadini potranno spendere sempre meno soldi, riducendo i consumi, con danni incalcolabili per le imprese, soprattutto le PMI che sono ancora oggi l’ossatura portante dell’economia di questo paese e per questo vanno protette dal commercio selvaggio di internet e dei centri commerciali. Il sostegno alle PMI e alle start up innovative e l’investimento nella ricerca – attraverso strumenti di credito più agevoli e anche con la semplificazione degli adempimenti burocratici da una parte e il reddito di cittadinanza dall’altra – per noi sono gli strumenti principali per rilanciare l’economia italiana.

La “questione meridionale” riaffiora in prossimità delle elezioni, ma il divario tra il centro economico del Paese (il Nord) e la periferia (il Sud e le Isole) è sempre più evidente. Quali misure adotterebbe il M5S per rilanciare il Paese nella sua interezza?

Bertorotta: Tutela dell’ambiente, turismo sostenibile, attrazione degli investimenti esteri più innovativi, amministrazione pubblica più efficiente, ma soprattutto fermare i processi di spopolamento dei centri medio piccoli, che sono diventati un’emergenza silenziosa. Secondo noi andrebbero messi al centro dell’agenda politica.

Marco Minniti è, secondo gli ultimi sondaggi, il ministro più apprezzato dagli italiani. Considerando l’evidente difficoltà nel ridistribuire il flusso di immigrati – dovuto agli accordi di Dublino – quale dovrebbe essere la politica di mobilità, di controllo alla frontiera, di integrazione? Su che principio basereste la politica migratoria?

Bertorotta: Mi permetta di dire che Minniti ha stretto accordi con una parte delle fazioni libiche, in un paese in guerra senza istituzioni univocamente riconosciute. Quello che sta succedendo in Libia è piena responsabilità di Minniti. Il Pd, pur di evitare di far pressione sull’Europa per accogliere tutti i migranti in arrivo in Italia, ha preferito fare accordi con una fazione molto chiacchierata. Anche qui, quando si parla di Guardia Costiera libica, si usa un eufemismo per dire Milizie di Misurata, ovvero gente non solo responsabile di crimini contro l’umanità, ma pesantemente sospettata di essere dietro il traffico dei migranti.

Dalla Libia arrivano testimonianze orribili su quello che sta succedendo. Qualcuno a destra continuerà a dormire sonni tranquilli, ma per chi in Italia conserva un minimo di umanità, c’è davvero da inorridire.

Il 5 stelle considera i flussi migratori una priorità nell’agenda politica. Bisogna ragionare in maniera avulsa dagli schieramenti ideologici visto che non è possibile né accogliere tutti, né respingerli. La nostra agenda politica vuole anzitutto proporre accordi di rimpatrio con i paesi da cui provengono i migranti, corridoi umanitari e soprattutto fare pressione sull’Europa affinché gli stati membri si accollino le proprie responsabilità, a partire da chi ha voluto il mattatoio libico e poi se n’è lavato le mani.

Vedremo di fare pressione sull’Europa per modificare il regolamento di Dublino in maniera da accogliere non solo chi ha fatto richiesta di asilo, ma anche chi non l’ha fatta. Se 100 migranti vengono divisi equamente, la crisi migratoria potrebbe finire domani mattina.

Altra cosa importantissima riguarda i fondi per l’accoglienza. L’anno scorso sono stati circa 4,5 miliardi di euro e dall’Europa abbiamo avuto una quota risibile, meno di 200 milioni. Io personalmente sarei per trattenere, dalla quota che versiamo annualmente, le spese per l’accoglienza. Alla Turchia sono andati 6 miliardi per i profughi siriani, a noi niente? Non mi sembra giusto, francamente.

Poi c’è un altro problema che riguarda la crescita di movimenti fascisti e xenofobi. La politica del Pd ha favorito la crescita di questi movimenti, noi siamo un argine. Quello che potrebbe succedere lo abbiamo già visto in Grecia con Alba Dorata, che poi ha portato a zero risultati e tanti atti criminali compiuti da questi esaltati. Gestire il fenomeno migratorio in maniera corretta, significa togliere spazio a questa gente.

Come valuta l’operato del governo Gentiloni rispetto all’esecutivo Renzi? Sempre in ottica comparativa, come considera il lavoro di Mattarella rispetto a quello del suo predecessore, Giorgio Napolitano?

Bertorotta: Abbiamo detto sin dal primo momento che il Governo Gentiloni era in realtà un Renzi bis. Non vedo particolari cambi di rotta. Pensi che appena insediato Gentiloni ha finanziato 20 miliardi per le banche, poi per il reddito di cittadinanza non ci sono i soldi. Per noi non cambia niente.

Mattarella è sicuramente un presidente meno schierato di Napolitano, che noi abbiamo attaccato pesantemente per le sue ingerenze nella vita politica italiana. Se sei presidente della Repubblica, le opinioni politiche le tieni per te, visto che devi essere arbitro e non arbitro-giocatore.

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Capitolo elezioni. Ci avviciniamo alla fine della legislatura e si parla di alleanze. Dando per assodato che il Movimento 5 Stelle correrà da solo, con che partiti ci sarebbe una maggior probabilità di stipulare alleanze a posteriori? La prospettiva di un ennesimo impasse si fa sempre più concreta e potreste essere la chiave di volta per non rimanere impantanati nell’ennesima paralisi legislativa.

Bertorotta: Il Rosatellum è l’ultimo atto di una partitocrazia che cerca di rimanere a galla ad ogni costo. Noi abbiamo detto che correremo da soli. Il punto focale per qualsiasi governo è: “cosa vuoi fare?”. Noi punteremo tutto sul nostro programma, chi ci vuole stare a redistribuire la ricchezza con il reddito e le misure per le PMI, a razionalizzare le spese e ridurre gli sprechi può essere un alleato, viceversa no. Dubito che i partiti nel loro complesso avranno il coraggio di accettare il programma del M5S, ma sicuramente se ci saranno forze politiche realmente disposte a cambiare il Paese potranno avere come riferimento il M5S, non certo Renzusconi.

Quali sono i punti fermi del Movimento per poter dialogare con un altro partito? Cosa sareste disposti a derogare, tra i vostri cavalli di battaglia, pur di raggiungere l’esecutivo (si veda reddito di cittadinanza, liste aperte, ecc.)?

Bertorotta: Mi pare di aver appena risposto.

Un punto di forza e un punto debole dei tre maggiori leader del momento: Luigi Di Maio, Matteo Renzi e Matteo Salvini.

Bertorotta: Renzi mi permetta, mi sembra davvero bollito, ma sappiamo che i media riescono a resuscitare chiunque. Di Maio ha una grande forza, ovvero che è il portavoce del M5S e ha dietro l’unica forza politica coerente e di massa in questo Paese; Salvini mischia le carte, ma poi rimane al guinzaglio di Berlusconi e francamente vorrei capire al di là delle ruspe e di trovate pubblicitarie tipo “tassazione al 15%”, che idea ha di Paese. Ricordo che dopo le elezioni del 2013, la Lega era morta. Salvini è stato resuscitato da Fininvest con trasmissioni ad hoc. C’è stato un periodo in cui era ovunque in televisione. E’ un fenomeno mediatico, la faccia pulita del centro destra, che rimane sempre uguale a se stesso. Non basta togliere “nord” dal simbolo per essere una forza politica nazionale.

Intervista realizzata da Alessandro Faggiano

 

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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