21-D: Guida alle elezioni in Catalogna

Pubblicato il 19 Dicembre 2017 alle 13:49 Autore: Federico Gonzato
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21-D: Guida alle elezioni in Catalogna 

Quasi due mesi fa, c’eravamo lasciati con la “fuga” in Belgio dell’ex presidente catalano Carles Puidgemont. In quei giorni di fine ottobre, il clima in Spagna e nella regione di Barcellona era tesissimo: la proclamazione della nuova Repubblica di Catalogna; l’applicazione dell’articolo 155 della costituzione spagnola; la destituzione di Puidgemont dalla sue funzioni.

Una serie di fatti, questa, che in quei giorni aveva posto la Catalogna al centro dell’Europa, se non del Mondo. Spentisi i riflettori dei media sulla scena iberica, le acque erano sembrate quasi tranquillizzarsi. In realtà, questa è solo l’apparenza. Tra pochi giorni, infatti, l’atmosfera a Barcellona e a Madrid tornerà a scaldarsi. Giovedì 21 dicembre, proprio a ridosso delle feste natalizie, si terranno le elezioni per il rinnovo del parlamento catalano.

Un appuntamento annunciato, quello di questa settimana. Infatti, il premier spagnolo Mariano Rajoy Brey aveva fissato la data della tornata elettorale già lo scorso 21 ottobre, giorno dell’applicazione dell’articolo 155.

Da lì, l’inizio della campagna elettorale che sta volgendo al termine in queste ore e che ci sta portando verso il 21-D. La posta in palio è alta. A differenza del referendum sull’indipendenza (non riconosciuto dal governo di Madrid), le elezioni di giovedì sono legittime. È questo particolare che rende il risultato della consultazione regionale un “bivio” inesorabile: la legittimazione a livello istituzionale della volontà dei catalani di uscire dalla Spagna, oppure la sconfessione della battaglia di Puidgemont&Co in caso di vittoria delle forze oppositrici l’indipendenza.

Per una tornata così importante, dunque, è bene capire chiaramente il sistema elettorale, i candidati e i programmi in gioco.

21-D: il sistema elettorale della Generalitat catalana

Il parlamento catalano, innanzitutto, si compone di 135 deputati. La maggioranza interna da raggiungere per le forze politiche in gioco si issa a 68 seggi. Per quanto riguarda il sistema di voto, la Catalogna si presenta come un’eccezione nel panorama spagnolo. La regione di Barcellona, infatti, non possiede una legge elettorale propria a differenza delle altre Generalitat. Il sistema elettorale è regolato sulla base della legge organica generale del 19 giugno 1985.

Nel complesso, il sistema di voto è un proporzionale puro. Tuttavia, la Catalogna sarà divisa in 4 circoscrizioni che eleggono un numero differente di deputati: 85 nella circoscrizione di Barcellona, 17 a Girona, 15 a Lleida e 18 a Tarragona. In questa differente ripartizione dei candidati sta però una lieve stortura. Come rilevato da spagnaitalia.info, il sistema elettorale spagnolo attribuisce un valore differente ai candidati, a secondo della circoscrizione in cui sono inseriti.

Per capire il perché, basta fare un semplice calcolo. Nelle elezioni 2015, 13.816 voti hanno generato 1 deputato a Lleida (138.416 abitanti), mentre 34.658 voti hanno generato 1 deputato a Barcellona (1.600.746 abitanti). Questo significa che il peso del voto nelle due circoscrizioni è differente: un voto a Lleida vale 2,5 in più rispetto a Barcellona.

21-D: i candidati e i programmi

A sfidarsi nella tornata per la carica di Presidente della Generalitat ci saranno ben sette candidati. Nella serata di lunedì 18 dicembre si sono confrontati in dibattito senza esclusione di colpi, durante il quale è stata netta la divisione fra le forze che sostengono l’indipendenza (CUP, Junts per Catalunya, Esquerra Republicana de Catalunya) e gli unionisti (Partido Popular, Ciudadanos-Ciutadans, PSC). Per fare chiarezza delle posizioni di ciascun lista e candidato, ecco il focus

Carles Puidgemont (Junts per Catalunya)

55 anni il prossimo 29 dicembre, un passato da giornalista nell’Agencia Catalana de Notícies e in Catalogna TodayPuidgemont si ripresenta come candidato presidente per la lista Junts per Catalunya. Il raggruppamento è costituito dal PDeCAT (Partito Democratico europeo di Catalogna) e da gruppi indipendentisti. All’interno del loro programma, la volontà di seguire la strada dell’indipendenza, rigettando l’articolo 155, ma seguendo un percorso di dialogo con lo stato spagnolo. Tra gli altri punti del programma, Junts per Catalunya propone un reddito minimo di 1100 euro al mese lordi, una cittadinanza digitale ed un fondo di investimento agricolo tutela “Made in Catalogna”. Gli ultimi sondaggi li danno tra il 28 ed il 30%.

Oriol Junqueras (Esquerra Republicana de Catalunya)

48 anni, docente universitario di Storia del pensiero economico all’Università Autonoma di Barcellona, ex europarlamentare nel gruppo dei verdi, Junqueras è il candidato della sinistra repubblicana favorevole all’indipendenza dell’ERC. Lo scorso 2 novembre 2017, in seguito alla dichiarazione unilaterale dell’indipendenza catalana, il giudice Carmen Lamela del tribunale nazionale spagnolo ne ha ordinato il rinvio a custodia cautelare con l’accusa di ribellione. ERC si aggira secondo le statistiche attorno al 30%.

Carles Riera (Candidatura d’Unitat Popular)

57 anni, sociologo all’Università Autonoma di Barcellona ed attivista politico, Carles Riera è deputato della formazione della CUP, partito di sinistra radicale nel parlamento catalano. Nella scorsa legislatura la CUP ha sostenuto dall’esterno il governo di Carles Puidgemont, in un accordo fondato prevalentemente sul comune obiettivo dell’indipendenza catalana. Oggi la CUP si presenta da solo e tra i punti del suo programma, oltre all’indipendenza della Catalogna, propone la totale gratuità del sistema educativo, l’uscita dall’Unione Europea, nonché la de-nuclearizzazione del paese. Al 15 dicembre, la CUP si attesta tra il 6 e il 7%

21-D: Xavier Domènech (Catalunya en comu Podem)

43 anni, storico dei movimenti sociali all’Università Autonoma di Barcellona, già attivista dei movimenti degli Indignados del 15-M; Domènech è il candidato della coalizione che vede unite una serie di liste tra cui una serie di partiti ecologisti assieme a Barcelona en Comu, la lista civica della sindaca di Barcellona Ada Colau. La coalizione si pone l’obiettivo di portare avanti un dialogo con il governo di Madrid per quanto riguarda la questione legata all’indipendenza della Catalogna. La formazione di Catalunya en Comu nei sondaggi è attorno all’8%.

Miquel Iceta (Partito Socialista Catalano)

57 anni, segretario del Partito Socialista CatalanoIceta è il candidato del partito capeggiato da Pedro Sanchez. Il Partito Socialista è al contrario delle altre forze di sinistra schierato per la permanenza della Catalogna nello Stato spagnolo. All’interno del programma del PSC, c’è la volontà di portare avanti una riforma in senso ancora più federale della Spagna. In più, tra i punti del programma si ha la chiusura delle centrali nucleari, l’aumento della patrimoniale sui redditi più elevati, nonché un salario minimo pari al 60% di quello medio. Il PSC è stimato tra il 20 e il 22% nei consensi.

Xavier Garcia Albiol (Partido Popular de Catalunya)

50 anni compiuti lo scorso 8 dicembre, Albiol è presidente del Partito Popolare Catalano. È il candidato del partito del premier Mariano Rajoy. Il tema della campagna elettorale del Partito Popolare? “Spagna è la soluzione”. Tra i punti del loro programma ci sono aiuti alle piccole medie imprese, sgravi fiscali, micro-reddito per nuovi imprenditori fino ai 35 anni. Debolissimo il consenso registrato nei confronti del partito che si aggira attorno al 5%.

21-D: Inés Arrimadas (Ciutadans)

36 anni, avvocato, deputata al parlamento della Catalogna per il partito guidato a livello nazionale da Albert Rivera. Ciutadans è unionista e propone nel programma una riforma fiscale. Tra gli altri punti, c’è una forte attenzione alle piccole medie imprese, alle start-up, alla flessibilizzazione dei contratti di lavoro. Ciutadans ruba consensi al Partito Popolare, issandosi tra il 33 ed il 35% negli ultimi sondaggi, confermandosi così il primo partito di Catalogna.

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L'autore: Federico Gonzato

Veronese, classe 1995. Nel luglio 2017 si laurea con lode in Scienze politiche all'Università di Padova. Studia Mass media e politica presso l'Università di Bologna - Campus di Forlì. Appassionato di giornalismo politico e società, segue l'attualità e il dibattito politico interno. Amante della lettura e della pallavolo, milanista nostalgico. Per Termometro Politico mi sono occupato di politica interna. Ora scrivo di Esteri, in particolare di politica d'Oltre Manica.
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