Scavi di Ercolano: il suo percorso e la sua storia, cosa vedere

Pubblicato il 22 Luglio 2018 alle 11:41 Autore: Cristina Maciariello
Scavi di Ercolano

Scavi di Ercolano: il suo percorso e la sua storia, cosa vedere

L’area archeologica di Ercolano si trova alle estreme pendici sud-ovest del Vesuvio, su un promontorio che sovrasta la linea costiera, a sud dell’odierno abitato, fino al 1969 chiamato Resina. Dista 14,8 km dall’aeroporto di Napoli-Capodichino. Con la Circumvesuvianaè possibile raggiungere gli Scavi con le Linee Napoli-Sorrento/Napoli-Poggiomarino/Napoli-Torre Annunziata e scendere alla Fermata Ercolano. In auto, dall’Autostrada A3 Napoli Pompei Salerno bisogna prendere l’uscita Ercolano (Cupa dei Monti).

Abitazioni, edifici pubblici e botteghe, gli Scavi di Ercolano, sono al pari di quelli di Pompei uno spettacolare tuffo nel passato. L’originario spazio urbano di Ercolano ha origini incerte. Alcune leggende narrano che la città sia stata fondata da Ercole, nel 1243 a. C.. L’ipotesi più accreditata, però, considera Ercolano nata per opera degli Osci, nel XII secolo a.C.. Nel 479 la città fu conquistata dai Greci, che ne cambiarono l’urbanistica, assimilandola al modello proposto da Ippodamo da Mileto, simile a quello dell’antica Neapolis. Con l’arrivo dei Sanniti, nel V secolo, la città fu ampliata.

Scavi di Ercolano: Il dominio romano

La città, divenne parte dell’impero romano tra il IV e il III secolo. Ercolano, durante il dominio dei Romani, divenne un luogo destinato alla costruzione di ville e sfarzose dimore. Alla fine dell’età repubblicana, era divenuta una località di villeggiatura per l’élite romana. Raggiunse l’apice della sua magnificenza grazie all’operato del patrono Marco Nonio Balbo, che diede impulso all’edilizia e all’architettura. In questo periodo, vennero costruiti: la Basilica, il Teatro, l’acquedotto, i due complessi termali e vennero restaurate le mura.

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Scavi di Ercolano: domus, edifici pubblici e botteghe, cosa visitare

Il sito archeologico degli scavi di Ercolano consta in ventisei domus, dieci edifici pubblici e botteghe. Gli scavi sono aperti al pubblico tutto l’anno. Durante la stagione estiva – che va da aprile a ottobre – è possibile visitare gli scavi dalle 8.30 alle 19.30. Durante quella invernale – da novembre a marzo – si inizia allo stesso orario la mattina ma l’ultimo ingresso è alle 15.30.

Sono disponibili audioguide in diverse lingue: italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo. Questo servizio permette al visitatore di scegliere tra itinerari proposti o personalizzati. Inoltre, sono possibili visite didattiche per singoli o gruppi. Dal 21 Luglio 2018 al 30 Settembre 2019 è possibile accedere a percorsi educativi per studenti di tutte le età. Visite spettacolo, itinerari tematici e di gioco e visite generali, in programma per i giovani studenti, hanno l’obiettivo di “accrescere la capacità di osservazione e interpretazione di un’area archeologica” e “individuare le varie parti del complesso e le relative funzioni”.

Scavi di Ercolano patrimonio UNESCO dal 1997: cosa vedere

Una volta agli Scavi di Ercolano – che si consiglia di visitare con ai piedi scarpe comode e ben protetti da creme solari,  soprattutto nel periodo estivo – è possibile visitare bellissime domus e il teatro. Ricordiamo: la Casa del Genio, il cui nome deriva da una statuetta rinvenuta al suo interno. La Casa di Nettuno e Anfitrite, con decorazioni in pasta vitrea, la Casa dell’Albergo, che si caratterizza per la presenza di una zona termale decorata da un mosaico. Poi ci sono ancora: la Casa del Salone Nero, testimonianza della pittura romana, la Casa di Argo, con il suo porticato di venti colonne e sei pilastri, simbolo della sua ricchezza e, infine, le meravigliose rovine del Teatro, a circa ventisei metri di profondità, capace di accogliere, con le sue dieci file di gradini, fino a tremila spettatori.

Scavi di Ercolano: le particolarità colpite dal Vesuvio

Gli Scavi di Ercolano a differenza di quelli di Pompei, non sono stati completamenti dissepolti, poiché sullo stesso territorio sorge la città nuova. Il sito archeologico ha una caratteristica spettacolare, utensili e oggetti si sono molto meglio conservati rispetto a quelli degli scavi di Pompei.

Infatti, la città – pur trovandosi più vicina al Vesuvio, rispetto a Pompei – fu sepolta da una nube ardente, che i geologici hanno chiamato nube piroclastica. Le colate piroclastiche, formate da acqua, fango e roccia, fango e roccia, coprirono la città con un manto alto circa quindici metri. La fanghiglia, capace di insinuarsi in ogni interstizio, con il passare degli anni, si è trasformata in pappamonte, un tufo più tenero in grado di impedire la decomposizione dei materiali più deperibili. Stoffe, alimenti, papiri, legni si sono carbonizzati, ma non distrutti, permettendo al visitatore di immaginare momenti di vita quotidiana di duemila anni fa.

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Scavi di Ercolano: la storia della loro scoperta

Dopo l’eruzione, la città di Ercolano non venne ricostruita. Nel 121, quando Adriano fece riaprire la strada che univa Napoli a Nocera, non restavano altro che case isolate. Il ritrovamento dello spazio urbano di Ercolano – sommerso dall’eruzione del Vesuvio del 25 Agosto del 79 d. C. – si deve a un contadino. Durante i lavori della costruzione di un pozzo, ritrovò alcuni pezzi di marmo dell’Antico Teatro. Fu Emanuele Maurizio d’Elbouef a intraprendere i primi scavi, che furono subito interrotti per paura del crollo degli edifici sovrastanti. Le ricerche, riprese nel 1738 (durante le quali furono scoperti anche gli scavi di Pompei), si fermarono definitivamente nel 1780. Nell’Ottocento si svolsero altre due campagne di ricerca, volute da Francesco I, ma vennero interrotte per scarsi risultati.

Scavi di Ercolano: nuovi scavi grazie ai fondi della Comunità Europea

Nel 1927, sotto la direzione di Amedeo Maiuri, seguito da Antonio De Franciscis, dopo vent’anni di duro lavoro sono stati riportati alla luce quattro dei venti ettari dell’originale insediamento urbano di Ercolano, che resta comunque in gran parte inesplorata. Negli anni Novanta, sono stati effettuati scavi a cielo aperto, nell’area denominata “Scavi Nuovi”, collegata al parco archeologico mediante una  trincea che, dall’altezza della Casa di Aristide, prosegue attraverso una galleria fino al Vico Mare. Dal 2007 al 2009 – grazie ai fondi della Comunità Europea – sono stati eseguiti nuovi lavori di scavo e restauro dalla Soprintendenza, grazie ai quali è oggi possibile visitare strutture appartenenti alla Villa dei Papiri, già esplorata per cunicoli sotterranei nel Settecento.

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L'autore: Cristina Maciariello