Da 10 a 0, i voti della stagione ciclistica 2018 (1a parte)

Pubblicato il 14 Ottobre 2018 alle 20:00 Autore: Cesare Fabrizi
Quick-Step Floors

Da 10 a 0, i voti della stagione ciclistica 2018 (1a parte)

Con il Giro di Lombardia, la stagione delle grandi corse ciclistiche è volta al termine. E’ dunque tempo di bilanci e di voti alle squadre e ai corridori.

Il Team Sky e la Quick-step Floors hanno dominato per quanto riguarda i team. Sorprendente Simon Yates, che a 26 anni è diventato forse definitivamente grande. Encomiabile Valverde, che a 38 anni corre ad altissimi livelli da febbraio fino ad ottobre e diventa campione del mondo.

Sfortunato Nibali, che per una situazione che ha dell’incredibile non può correre per vincere quasi metà stagione.

Andiamo a vedere più nel dettaglio i top di questa stagione 2018.

I voti della stagione ciclistica 2018: 10 alla Quick-Step Floors e al Team Sky

Se un team vince tutte le tappe e le corse di un giorno, l’altro tutti i grandi giri, qualcosa vorrà pur significare. La Quick-Step ha conquistato l’enormità di 71 corse (si, proprio 71!), ed è prima per distacco in questa classifica. Di rilievo il Giro delle Fiandre vinto con Terpstra, la Freccia Vallone con Alaphilippe, la Liegi Bastogne Liegi con Jungels e la cronosquadre valida per il campionato del mondo. Inoltre vanno registrati gli exploit di Viviani, plurivittorioso del 2018, e del giovane Enric Mas, secondo alla Vuelta a soli 23 anni. Insomma per il team belga cambiano gli uomini, ma il risultato è sempre lo stesso.

Parlando del Team Sky, invece, il discorso va fatto sulle grandi corse a tappe. I britannici hanno trionfato al Giro d’Italia con Froome e due mesi dopo hanno piazzato sul podio del Tour de France lo stesso Chris (3°) e Geraint Thomas (1°), pistard cresciuto esponenzialmente negli anni in salita e fortissimo a cronometro. Inoltre se in squadra come gregari si hanno due come Egan Bernal (21enne che si dice essere un futuro campione) e Kwiatkowski (campione del mondo nel 2014) allora il risultato è presto fatto. La strategia dei britannici è chiara: investire molto in studi scientifici e nel monitoraggio di giovani ciclisti in modo da assicurarsi i campioni del domani. E non a caso, il giovane italiano di maggior classe, Gianni Moscon, corre proprio nel team inglese.

I voti della stagione ciclistica 2018: 9 ad Alejandro Valverde e all’apoteosi di Innsbruck

Dopo 2 medaglie d’argento e 4 di bronzo ai mondiali, finalmente per l’Embatido è arrivata quella più prestigiosa. A 38 anni il murciano è il secondo più anziano campione del mondo, dopo una stagione corsa da stakanovista. Ha disputato le classiche della Vallonia, ha corso il Tour de France in appoggio di Landa e Quintana e ha provato fino all’ultimo a vincere la Vuelta salvo andare in crisi all’ultimo ostacolo, dopo aver comunque portato a casa due tappe. E’ qui che molti dubitavano che dopo una stagione così lunga Don Alejandro potesse avere ancora energie, invece ai Mondiali ha smentito tutti. Trionfo che vale l’incoronazione di una carriera e applausi provenienti da tutto il mondo del ciclismo, a testimoniarne la grandezza. L’anno prossimo correrà il Giro e la Vuelta e di certo darà ancora spettacolo.

I voti della stagione ciclistica 2018: 8 a Thomas, Froome, Simon Yates e Dumoulin, i dominatori dei Grandi Giri

Della straordinaria evoluzione di Thomas, che è passato in pochi mesi a essere da gregario a campione, si è già parlato. Simon Yates ha dominato il Giro per 2 settimane e mezzo, vincendo 3 tappe. Poi alla Vuelta ha compreso gli errori commessi alla corsa rosa e ha trionfato alla grande, dimostrando di non essere una meteora. Froome ha vinto in maniera eroica il Giro, trionfando grazie a un’impresa leggendaria nella tappa del Colle delle Finestre nonostante tutti i problemi avuti in precedenza e il rischio squalifica che gli pendeva sulla testa. Poi, al Tour, ha accusato le fatiche ma è comunque salito sul podio grazie a all’eccezionale cronometro della 20° tappa.

Per quanto riguarda Dumoulin invece il discorso è paradossale. Siamo di fronte a un corridore dal potenziale enorme, che in salita rispetto all’anno scorso è ulteriormente migliorato. E’ dotato di un’intelligenza eccezionale e di un potenziale a cronometro fuori dal comune. Il problema è che quest’anno, davanti a sé, ha sempre trovato qualcuno un filo più veloce.

Ha perso un Giro che sembrava essere suo a causa della rimonta impressionante di Froome nella tappa del Colle delle Finestre, al Tour è rimasto schiacciato dalla morsa degli Sky, senza poter sfruttare la sua squadra, la Sunweb, decisamente non attrezzata per creare problemi alla corazzata inglese e al mondiale ha ottenuto due secondi posti, nella cronosquadre e nella cronometro individuale (dove Rohan Dennis gli rifila quasi un minuto e mezzo) e un quarto posto nella prova in linea. Tanti secondi posti che provano la grandezza del corridore, ma che può poco se il suo team non può dargli una grossa mano. L’anno prossimo punterà tutto sul Tour de France, sperando stavolta di togliersi qualche soddisfazione in più.

I voti della stagione ciclistica 2018: 7 a Peter Sagan

Il tre volte campione del mondo chiude una stagione per i suoi livelli da alieno in maniera “normale”, dopo la vittoria alla Parigi Roubaix e le 3 tappe più la classifica a punti del Tour de France, ma non riuscendo nell’impresa, titanica per lui, di mantenere la maglia iridata.

L’anno prossimo il mondiale nello Yorkshire è adatto a uno sprinter come lui e se arrivasse il poker diventerebbe il primo ciclista nella storia a vincere quattro campionati del mondo. Un’impresa alla sua portata.

I voti della stagione ciclistica 2018: 6 a Vincenzo Nibali, più forte della sfortuna

Il voto forse più difficile da assegnare, perchè lo Nibali quest’anno aveva come obiettivi primari il Mondiale e il Tour e per colpe non sue ha fallito entrambi gli appuntamenti. Ha però trionfato in una corsa non adatta alle sue caratteristiche come la Milano-Sanremo e sfiorato da convalescente il colpaccio al Lombardia, chiudendo comunque la classica al 2° posto. In ogni caso un patrimonio da tutelare e tramandare ai posteri, vista la scarsità di giovani talenti presente in questa generazione italiana.

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