Giordania, crisi idrica e rischio implosione per il Paese Mediorientale

Pubblicato il 28 Ottobre 2018 alle 12:37 Autore: Mauro Biagi
Re di Giordania, scoppia crisi idrica. rischio collasso

Giordania, crisi idrica e rischio implosione per il Paese mediorientale

Un altro problema si annuncia in Medio Oriente, territorio già di per sé travagliato. La Giordania, oltre ai problemi economici e sociali che la pervadono, rischia di dover affrontare una nuova emergenza: la mancanza d’acqua. Per fronteggiare questo problema a Giugno re Abdallah ha ricevuto promesse di donazioni per miliardi di dollari da Arabia Saudita, Emirati Arabi e Bahrein. ma potrebbe non bastare.

Giordania: quali sono le cause dell’emergenza idrica

La Giordania si trova ad affrontare quindi, una crisi che può portarla a una vera e propria emergenza. Il motivo è semplice da rintracciare: l’abbassamento del livello delle acque del  fiume Giordano, importante, anzi fondamentale bacino idrico della regione. Israele, Giordania e territori palestinesi si riforniscono qui. Le cause sono da ritrovarsi nel sempre crescente sfruttamento industriale, soprattutto da parte di Israele. Ma anche l’aumento della popolazione, che implica un maggiore utilizzo delle acque, non è certo un fattore secondario. Un corso d’acqua che non è solo rilevante dal punto di vista storico-religioso, quindi, ma anche dal punto di vista sociale ed economico-industriale. Di questo impoverimento delle risorse idriche fa le spese anche il Mar Morto, il cui livello sempre più basso ha causato il fallimento dei lussuosi resort che prime ne punteggiavano le sponde.

Giordania, l’importazione di acqua come unica soluzione

Il regno hashemita si troverebbe quindi costretto, come del resto già fa l’Iraq – ma per altri motivi: lì le dighe in Turchia hanno fatto abbassare il livello del Tigri e il resto l’ha fatto una perdurante siccità – ad importare acqua in quantità rilevanti. Del resto la natura del Paese, arido e secco, non concede altre alternative. E l’acqua non è certo un bene a buon mercato in questi casi. Una situazione potenzialmente esplosiva, che spiega i 2,5 miliardi di dollari promessi a re Abdallah. Infatti la combinazione di crisi economica, tensioni sociali e mancanza d’acqua possono portare il Paese sull’orlo di una guerra civile. Con i finanziamenti promessi si spera di scongiurare il peggio, permettendo alla Giordania di far fronte alle proprie esigenze.

Giordania, il pericolo di una nuova polveriera in Medio Oriente

La Giordania, per molti anni Paese calmo e “moderato” non vive infatti momenti tranquilli. Anche se è stata risparmiata dalle “primavere arabe” che hanno travolto Paesi in condizioni economiche migliori, la situazione interna è difficile. La disoccupazione è salita al 20%, così come i prezzi dei beni di prima necessità. Le politiche del Fondo Monetario Internazionale e la “cura dimagrante” imposta ad Amman, hanno fatto dilagare il malcontento. A peggiorare la situazione, le misure di austerità varate quest’anno. A Maggio, il regno hashemita è stato scosso da un’ondata di proteste senza precedenti, che ha costretto alle dimissioni il primo ministro Hani Mulki.

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Giordania, la carenza idrica le darà il colpo di grazia?

A questi gravi problemi vanno aggiunti quelli derivati dalle tensioni internazionali. Problemi che minano la sicurezza, con una minaccia terroristica mai del tutto sotto controllo e mai da escludere in quella regione. Ad alimentare nuove tensioni, la presenza di campi profughi destinati ai rifugiati siriani, che la Giordania accoglie dal 2011 e che la vedono al terzo posto per numero di sfollati dopo Libano e Turchia. Inutile dire che in un momento come questo, la loro presenza e il dispendio economico dovuto alla loro gestione, aggiunge nuove preoccupazioni a quelle già esistenti.

La crisi delle risorse idriche potrebbe così dare il colpo di grazia al Paese mediorientale. La Giordania, tradizionalmente Paese vicino all’Occidente, ma con un ruolo controverso, legato all’appoggio ad alcuni gruppi fondamentalisti della regione, potrebbe essere il prossimo ad essere risucchiato nel vortice di una crisi dagli esiti incerti e potenzialmente esplosiva e senza fine.

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