Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: paesi aderenti e cosa dice

Pubblicato il 10 Dicembre 2018 alle 19:09 Autore: Giuseppe Spadaro
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Dichiarazione universale dei diritti dell’ uomo: paesi aderenti e cosa dice

Articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Nell’insieme la dichiarazione è composta di 30 articoli. Si tratta di un documento adottato il 10 dicembre 1948 a Parigi dall’assemblea generale delle Nazioni Unite. Storicamente è da contestualizzare come un documento dal valore altamente etico e simbolico promosso all’indomani della seconda guerra mondiale. A distanza di 70 anni rappresenta un punto di riferimento in tema di diritti umani.

Dichiarazione universale dei diritti dell’ uomo, paesi aderenti

All’epoca facevano parte dell’assemblea generale delle Nazioni Unite 58 paesi. Il documento fu approvato col voto favorevole di 48 voti paesi. Mentre da parte degli altri 10 si registrarono otto astensioni e due si assenze nel momento del voto.

Elenco dei 48 paesi favorevoli. Afghanistan, Argentina, Australia, Belgio, Birmania, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Danimarca, Ecuador, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti, Islanda, India, Iran, Iraq, Libano, Liberia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Siam, Svezia, Siria, Regno Unito, Stati Uniti d’ America, Turchia, Uruguay e Venezuela.

Mentre si astennero dal voto i rappresentanti di Arabia Saudita, Bielorussia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia, Russia, Sudafrica e Ucraina. Infine i due paesi assenti: Yemen e Honduras.

Dichiarazione universale dei diritti dell’ uomo, i principi e le parole del Presidente della Repubblica Mattarella

La firma della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è avvenuta a Parigi. La grande valenza della risoluzione sta nella centralità sancita dell’essere umano.

A ricordarne l’importanza a 70 anni di distanza le parole del Presidente della Repubblica Mattarella che in un messaggio diramato dal Quirinale ha definito la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo come “una scelta irrevocabile di civiltà per il genere umano, punto di riferimento per l’intera comunità internazionale”. Sottolineando inoltre come i principi di libertà riferita gli esseri umani rappresentino “un principio che precede gli stessi ordinamenti statali”. Infine ha concluso spiegando come “la promozione dei diritti umani nel mondo costituisce non solo un imperativo etico e morale, ma è uno strumento necessario per prevenire i conflitti, costruire società stabili e inclusive e, quindi, promuovere in modo sostenibile la pace, la sicurezza e lo sviluppo”.

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L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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