Permessi Legge 104 e disoccupato convivente, si possono perdere?

Pubblicato il 2 Maggio 2019 alle 06:35 Autore: Daniele Sforza

I permessi Legge 104 sono comunque garantiti anche se a casa c’è un disoccupato convivente che potrebbe assistere il familiare disabile? Rispondiamo.

Permessi Legge 104 con disoccupato convivente
Permessi Legge 104 e disoccupato convivente, si possono perdere?

Legge 104 e disoccupazione


Un lavoratore dipendente che assiste un familiare disabile in situazione di gravità ha diritto ai permessi retribuiti garantiti dalla Legge 104. Ma nel caso in cui nella stessa abitazione ci sia un altro convivente, magari un figlio o un altro parente, che si trova in stato di disoccupazione i permessi spettano lo stesso? La domanda è legittima, perché è lecito supporre che con un disoccupato in casa potrebbe occuparsi lui stesso del familiare disabile e non gravare così sulle casse dello Stato. Ma è anche vero che se il soggetto disoccupato assiste il familiare disabile, avrebbe poco tempo per migliorare la sua situazione sotto l’aspetto professionale. A dissipare i dubbi sulla questione ci ha pensato l’Inps con la circolare n. 90/2007. Andiamo a vedere cosa dice.

Permessi Legge 104 con disoccupato convivente: cosa dice la Cassazione

Nella succitata circolare l’Inps fa riferimento alla sentenza n. 7701/2003 della Corte di Cassazione, che è intervenuta sull’eventualità per la quale nello stesso nucleo familiare vi sia un soggetto disoccupato che possa assistere il familiare disabile. “Non pare esservi dubbio che lo spirito della legge sia quello di non lasciare il minore gravemente handicappato in balia di se stesso neanche momentaneamente e privo di affetto ad opera di chi lo possa assistere convenientemente anche dal punto di vista materiale”, afferma la Cassazione.

“Se questo è lo scopo della legge, ove tale convenienza non sia raggiunta, come non è raggiunta ove il congiunto non lavoratore debba provvedere da solo all’incombenza, un’interpretazione conforme agli scopi della legge pretende che un’altra persona possa sostituire almeno momentaneamente l’avente diritto originario”. Infine, “se questa seconda persona è un lavoratore appare ovvio e necessario che possa godere di brevi permessi retribuiti”.

Permessi Legge 104 con disoccupato convivente: come funziona

L’Inps fa poi riferimento a una successiva sentenza della Cassazione (n. 13481/2004) che di fatto ribadisce quanto precedentemente citato. “È presumibile che, durante l’orario di lavoro di chi presta l’assistenza e può fruire dei permessi, all’assistenza provveda altra persona presente in famiglia ed è ragionevole il bisogno di questa di fruire di tre giorni di libertà”. Vale a dire quelli coincidenti con i 3 giorni di permesso retribuito mensile. Pertanto “il criterio è analogo a quello previsto per i genitori di portatori di handicap, per i quali la circostanza che uno di essi non lavori, e quindi possa prestare assistenza, non esclude il diritto ai permessi retribuiti”. La conclusione è pertanto la seguente. “Né la lettera, né la ratio della legge escludono il diritto ai permessi retribuiti in caso di presenza in famiglia di persona che possa provvedere all’assistenza”. Ovvero, nella nostra questione, l’eventuale disoccupato convivente.

Permessi Legge 104 con disoccupato convivente: cosa dice l’Inps

Da qui i nuovi criteri stabiliti dall’Inps da seguire. E che prevedono la possibilità di fruire dei permessi Legge 104 da parte del lavoratore dipendente anche in presenza (in casa) di un disoccupato convivente. Questo è il primo punto chiave della nuova normativa, visto che l’Inps stabilisce “che a nulla rilevi che nell’ambito del nucleo familiare della persona con disabilità in situazione di gravità si trovino conviventi familiari non lavoratori idonei a fornire l’aiuto necessario”.

Inoltre la persona affetta da handicap in situazione di gravità ha la possibilità di scegliere chi debba prestargli assistenza all’interno della famiglia. Si ribadisce poi che il carattere assistenziale non deve essere permanente e continuativo, bensì sistematico e adeguato in base alle esigenze del disabile. Inoltre i benefici sono esclusi nel solo caso in cui intervenga un ricovero a tempo pieno (ovvero, inteso in 24 ore). Un altro punto chiave stabilito dall’Inps è che l’assistenza al soggetto disabile può anche essere effettuata da terzi (ad esempio, personale badante). Una questione molto importante perché alleggerisce il carattere di esclusività assistenziale da parte del lavoratore, che potrà continuare a fruire i permessi anche se l’assistenza viene offerta sporadicamente da altro personale professionale.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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