Stipendio e busta paga: cosa rischia chi non dice l’importo al coniuge

Pubblicato il 2 Aprile 2019 alle 12:01 Autore: Guglielmo Sano

Stipendio e busta paga: il concetto di fedeltà matrimoniale va oltre la semplice sfera della relazione di coppia ma si estende anche a quella patrimoniale

Stipendio e busta paga: cosa rischia chi non dice l’importo al coniuge
Stipendio e busta paga: cosa rischia chi non dice l’importo al coniuge

Il concetto di fedeltà matrimoniale sancito dalla legge in modo più o meno esplicito va oltre la semplice sfera della relazione di coppia ma si estende anche a quella patrimoniale.

Stipendio e busta paga: obbligo di mantenimento

È il codice civile a stabilire i diritti e doveri dei coniugi; innanzitutto, l’articolo 143 fissa l’obbligo di fedeltà per entrambi i coniugi. Con questa espressione si intende, naturalmente, una fedeltà fisica, morale e sentimentale ma anche economica. In pratica, un coniuge deve dedicarsi all’altro anche nel senso che deve contribuirne al mantenimento – insieme a quello del nucleo familiare nel suo complesso – in rapporto alle proprie capacità economiche.

Detto questo, la legge non impone a nessuno dei due coniugi l’obbligo di rivelare all’altro i propri redditi. Esistono, però, delle eccezioni a tale assunto generale; per esempio, diverse sentenze hanno stabilito il diritto di un coniuge a poter visionare, a seguito di richiesta all’Agenzia delle Entrate, la dichiarazione dei redditi dell’altro. Tuttavia, deve esserci un motivo come potrebbe esserlo la difesa da una richiesta inadeguata di mantenimento in una causa di divorzio o separazione.

Stipendio e busta paga: privacy sui redditi

Quello appena enunciato è di fatto l’unico caso in cui un coniuge è obbligato per legge a mostrare i propri redditi all’altro. In breve, al di là di questo caso, non vige alcun obbligo nella dichiarazione di quanto si possiede o si guadagna al o alla consorte. D’altra parte, il discorso è un po’ diverso se sussiste la comunione dei beni. Infatti, bisogna considerare che i soldi sono di chi li ha guadagnati finché non si spengono ma una se si acquista un bene – a meno che non sia di uso personale anche per quanto riguarda il lavoro – è di proprietà di ciascun coniuge nella misura del 50%.  

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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