Poste Italiane: buoni fruttiferi postali e rendimento, a cosa stare attenti

Pubblicato il 30 Maggio 2019 alle 10:57 Autore: Daniele Sforza

Buoni fruttiferi di Poste Italiane e rendimenti: una questione annosa su cui bisogna porre la giusta attenzione. Ecco perché.

Poste Italiane: buoni fruttiferi e rendimento
Poste Italiane: buoni fruttiferi postali e rendimento, a cosa stare attenti

I titolari dei buoni fruttiferi di Poste Italiane devono stare attenti ad alcuni elementi chiave per ottenere il giusto rendimento. Si parla spesso di risparmiatori che si recano presso gli uffici postali per riscuotere il dovuto, per poi sbarrare gli occhi di fronte alle cifre effettivamente liquidate. Qui non parliamo solo dei buoni fruttiferi trentennali degli anni Ottanta, che tanto hanno fatto discutere a causa di quel decreto ministeriale che ha dimezzato i rendimenti, né tanto meno del fattore inverso, ovvero del fatto che quando i rendimenti sono stati modificati al rialzo, tempo fa, nessuno ha ovviamente aperto bocca. I rendimenti garantiti dai buoni fruttiferi devono essere dunque controllati, per non avere brutte sorprese al momento del rimborso.

Poste Italiane e i rendimenti dei Bfp dimezzati

In un servizio di Felicia Mammone su DiMartedì (puntata del 28 maggio 2019) si parla proprio del rendimento dei Bfp. La giornalista cita il caso del signor Giovanni, il cui padre aveva sottoscritto dei buoni, considerandoli come un investimento (o meglio un risparmio da rendimento) per i propri figli e che “aveva avuto fiducia nelle Poste”. L’erede parla dunque di sacrifici del proprio padre, che però si sono trasformati in rendimenti dimezzati. Giovanni ha infatti ereditato 3 buoni fruttiferi postali sottoscritti dal padre negli anni Ottanta, per un investimento totale di 250 mila lire. Nel tempo avrebbero dovuto fruttare tra il 9% e il 16% del rendimento, ovvero 4.400 euro circa. Eppure, quando il signor Giovanni si è recato presso l’ufficio postale, il rimborso è stato di 2.250 euro, praticamente dimezzato rispetto alle aspettative. E ciò è avvenuto senza informare a dovere nessun titolare di quei Buoni.

La sentenza della Corte di Cassazione

Su tale questione si è pronunciata anche la Corte di Cassazione Sez. Unite, che in una recente sentenza ha stabilito che per i Buoni emessi sottoscritti prima della legge 1999 per cambiare le carte in tavola è sufficiente un decreto ministeriale, anche retroattivamente. E l’informazione ai diretti interessati? È sufficiente la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ciò significa che i titolari di quei Buoni avrebbero dovuto leggere la Gazzetta Ufficiale dove era pubblicato il decreto e dunque veniva data comunicazione a riguardo. “Guardare tutti i giorni la Gazzetta Ufficiale? Pare assurdo, chi lo fa?” si domanda giustamente il signor Giovanni.

Federconsumatori: “Possessori dei buoni non informati”

Contrario a questa tesi anche il presidente di Federconsumatori Emilio Viafora: “Non si sono informati i possessori di quel titolo, e pertanto si è inibita loro la libertà di scegliere se mantenere il titolo oppure privarsene”.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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