Mondiali calcio femminile 2019: Tp intervista il Prof. Nicola Sbetti

Pubblicato il 5 Giugno 2019 alle 16:05 Autore: Michele Mastandrea

Mondiali di calcio femminile 2019: TP intervista l’esperto Nicola Sbetti, docente dell’UniBo, a margine della pubblicazione del suo ultimo libro sul tema

Mondiali calcio femminile 2019: Tp intervista il Prof. Riccardo Brizzi
Mondiali calcio femminile 2019: Tp intervista il Prof. Nicola Sbetti

Il prossimo 7 giugno è in programma l’inizio della Coppa del Mondo di calcio femminile. Una disciplina sportiva in forte crescita, sia in termini di numeri di praticanti che di attenzione mediatica, a livello nazionale come internazionale. Per saperne di più sui temi della manifestazione e sullo sviluppo del calcio femminile abbiamo intervistato Nicola Sbetti, docente di Storia dell’Educazione fisica e dello sport presso il dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita dell’Università di Bologna. Recentemente ha pubblicato con Riccardo Brizzi il  testo “Storia della Coppa del Mondo di calcio (1930-2018). Politica, sport, globalizzazione” (casa ed. Le Monnier).

Mondiali calcio femminile 2019: Tp intervista il Prof. Nicola Sbetti

La Coppa del Mondo che sta per iniziare in Francia sembra annunciare una nuova fase per lo sviluppo del calcio femminile. Soprattutto dal punto di vista commerciale c’è un’attenzione forte sulla competizione, con un’enfasi mediatica molto rilevante e numerose prese di posizione politiche che stanno “benedicendo” questo percorso di crescita. Possiamo parlare di un evento che significherà uno spartiacque tra un prima e un dopo nella storia del gioco, a livello globale come anche nazionale?

Un primo grande spartiacque nella storia del calcio femminile in ambito internazionale furono senz’altro le Olimpiadi del 1996 ad Atlanta, vinte dagli Stati Uniti sulla Cina davanti ad oltre 76.000 spettatori, seguite dalla finale Mondiale del 1999 vinta sempre dalle statunitensi, padrone di casa, sulle cinesi ai rigori. In quell’occasione, di fronte agli oltre 90.000 spettatori del Rose Bowl di Pasadena, l’immagine dell’esultanza della capitana Brandi Chastain dopo aver messo a segno il rigore decisivo è diventata iconica, anche grazie alla pubblicità di un noto marchio di abbigliamento.

Rispetto a quanto avvenuto negli Stati Uniti, il successo in Europa è arrivato in maniera più lenta e graduale, ma è comunque esploso in occasione delle edizioni del 2011 in Germania e del 2015 in Canada, in cui ci fu una grande attenzione mediatica non solo nei paesi nordici e in Germania (la cui nazionale aveva vinto le edizioni del 2003 e del 2007), ma anche in Inghilterra e Francia.

Visto il trend, è dunque facilmente pronosticabile che l’edizione del 2019 segnerà un ulteriore passo in avanti in questa direzione, in particolare per il paese organizzatore, in cui peraltro gioca l’Olympique Lyonnaise squadra che da quattro edizioni consecutive vince la Champions League e dove già ora la stampa garantisce molta più visibilità che da noi. Al di fuori del mondo occidentale il calcio femminile si è sviluppato soprattutto in Giappone, in Cina, nella Penisola coreana e in Brasile, mentre nel resto del mondo non c’è ancora una pratica e una attenzione “di massa”. Peraltro da storico noto anche un notevole aumento in ambito accademico ricerche sul calcio femminile, soprattutto a livello internazionale. Se invece guardiamo solo all’Italia allora sì credo si possa parlare giustamente di “Mondiale spartiacque”. Se l’ingresso della Juventus nel calcio è stato decisivo ad aumentare l’attenzione mediatica, sicuramente questo torneo in cui finalmente abbiamo anche la Nazionale ai blocchi di partenza porterà ad una spinta significativa, soprattutto se le Azzurre supereranno il primo turno.

Mondiali calcio femminile: ampliamento del mercato o c’è altro?

Juventus-Fiorentina di calcio femminile è stata vista da quasi 350.000 persone in tv, con l’Allianz Stadium tutto esaurito. In un processo che all’estero, soprattutto negli Stati Uniti e nei paesi del Nord Europa, è realtà da molto tempo, aumenta da noi sia il pubblico negli stadi che in tv. Sky ha puntato moltissimo sul calcio femminile. È solo una questione di maggiore e progressiva commercializzazione, finalizzata all’ampliamento del mercato calcistico all’universo femminile, o c’è dell’altro?

Sicuramente Sky ha avuto un ruolo importante nel promuovere il brand “calcio femminile” ed ha aumentato in maniera forte la copertura e l’approfondimento: ma se non sei abbonato non lo puoi seguire. Fino all’anno scorso sulla Rai era comunque possibile una partita di campionato in chiaro. Ecco perché il Mondiale potrebbe veramente essere un momento di svolta visto che le partite della nazionale saranno visibili a tutti e non solo agli abbonati. Tornando su Juventus-Fiorentina, va ricordato che il tutto esaurito era una diretta conseguenza della gratuità dell’ingresso, che risponde però ad un’intelligente strategia commerciale che ha come obiettivo di fidelizzare nel lungo periodo una parte di quegli spettatori occasionali e di farli diventare paganti. Insomma anche se i numeri dei tifosi che seguono il campionato femminile sono ancora distanti rispetto a quelli che comunque è in grado di fare la nazionale, c’è una strategia interessante per far crescere anche il campionato, ma la strada è ancora lunga.

Al momento l’impressione è che la maggiore attenzione in Italia rispetto alla pratica femminile del calcio risponda soprattutto a logiche economiche. Per esempio, Moris Gasparri, autore con Michele Uva del libro “Campionesse. Storie vincenti del calcio femminile”, mi segnalava come ci sia una crescente richiesta mediatica di calcio femminile che non combacia affatto con il tradizionale mercato di quello maschile. In ogni caso è evidente che la crescente richiesta da parte di ragazzine di possibilità di poter giocare a calcio è frutto di una crescente legittimazione mediatico-commerciale al fenomeno. Anche perché rispetto ai decenni scorsi quando solo la Morace prima e la Panico poi avevano una certa visibilità mediatica, oggi quasi tutto l’undici titolare di coach Bertolini inizia ad essere conosciuto e addirittura la Barbie ha dedicato una bambola alla capitana Sara Gama.

Mondiali calcio femminile: l’assenza della Hagerberg

Il legame tra calcio e politica è noto da tempo. Nel tuo libro “Storia della Coppa del Mondo di calcio 1930-2018” te ne occupi diffusamente. Rispetto al tema del calcio femminile e della sua genealogia storica quali legami possiamo evidenziare?  C’è qualche aneddoto, su qualche personaggio particolare che vuoi raccontare?

Tanto più un evento sportivo è visibile e di successo tanto più sarà probabile che la politica sia interessata a trarre vantaggio da esso. Da questo punto di vista la costante crescita mediatica dei Mondiali di calcio femminile, li rendono ormai un target. Ad esempio non mi sorprenderei di vedere il Presidente Macron assistere alla finale nel caso in cui la Francia vi arrivasse. Detto questo già ora possiamo dire che istanze politiche segneranno l’imminente appuntamento Mondiale, visto che l’evento sarà boicottato dalla più forte giocatrice al mondo, Ada Hegerberg.

Nel 2018 ha vinto la prima edizione del Pallone d’Oro femminile, eppure non gioca più in nazionale da ormai un anno. Lo fa con l’esplicito obiettivo politico di rivendicare l’uguaglianza di trattamento tra giocatori e giocatrici da parte della federazione norvegese. Una battaglia portata avanti con forza, in un paese, la Norvegia, peraltro molto attento alla parità di genere e per la quale, in termini strettamente economici, la Hegerberg paga in prima persona. Se fosse stata in campo in Francia, avrebbe senz’altro sfruttato la “vetrina” offerta dal Mondiale per incrementare in termini di sponsor i propri guadagni.

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L'autore: Michele Mastandrea

Nato nel 1988, vive a Bologna. Laureato in Relazioni Internazionali all'università felsinea, su Termometro Politico scrive di politica estera ed economia.
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