Antonio Ciontoli: “sono stato io a sparare” chi era Marco Vannini

Pubblicato il 1 Luglio 2019 alle 16:28 Autore: Guglielmo Sano

Antonio Ciontoli, condannato a 5 anni di reclusione per l’omicidio colposo del giovane fidanzato della figlia Marco Vannini, su Rai3 ammette di aver sparato

Antonio Ciontoli: "sono stato io a sparare" chi era Marco Vannini
Antonio Ciontoli: “sono stato io a sparare” chi era Marco Vannini

Uno dei casi di cronaca nera più controversi degli ultimi anni al centro di una recente puntata di Storie Maledette, storico programma di Rai 3 condotto da Franca Leosini.

Antonio Ciontoli: cosa ha detto?

Era il 17 maggio 2015, il ventenne Marco Vannini si trovava a Ladispoli (Roma) ospite in casa della sua ragazza Martina, figlia del maresciallo della Marina e dei servizi segreti Antonio Ciontoli. Quest’ultimo è stato condannato a 5 anni di reclusione per l’omicidio colposo di Marco, ucciso da un colpo di arma da fuoco.

Ora, dopo la tormentata vicenda processuale, a raccontare l’accaduto in tv è stato proprio Ciontoli. “Sono stato io a sparare, non Federico (altro figlio di Ciontoli, condannato a tre anni come il resto dei presenti in casa cioè Martina Ciontoli e la madre Maria Pezzillo, ndR) che si trovava in camera con Viola (Viola Giorgini fidanzata di Federico Ciontoli, ndR). Volevo spolverare le pistole e, dopo averle prese, le ho riposte nella scarpiera del bagno. Quella sera, andando a letto, mi sono accorto di essermi dimenticato lì le armi. Ho bussato alla porta, sono entrato e c’erano Martina e Marco. Lei è uscita subito”, comincia così il racconto di fronte alla Leosini, “Lo sparo c’è stato dopo: Marco mi ha chiesto di vedere una pistola ed è partito il proiettile. È stato un movimento unico che è durato meno di un secondo, ho caricato e premuto istintivamente il grilletto per fargli vedere come funzionava. Nei primi secondi mi si è cancellato il cervello non ho capito nulla. C’era poco sangue e un piccolo buchino”.

La risposta dell’avvocato dei Vannini

Il proiettile esploso da Ciontoli ha colpito Marco Vannini al cuore e polmoni, d’altra parte, un tempestivo soccorso avrebbe potuto salvare la vita del ragazzo. Tempestivo soccorso che, però, non c’è stato. Per questo motivo Ciontoli è stato condannato a 14 anni di reclusione in primo grado accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, in Appello la pena è stata ridotta a 5 anni, come si diceva, in virtù di una derubricazione del reato a omicidio colposo. La sentenza è sembrata troppo leggera a molti: ora si attende di conoscere il destino del ricorso presentato in Cassazione dalla famiglia Vannini.

Detto ciò, il loro avvocato Celestino Gnazi non ha lesinato un duro attacco a Ciontoli per le sue dichiarazioni e alla conduttrice della trasmissione Rai 3 per, a suo dire, non averlo adeguatamente incalzato. Quindi, così Gnazi ha commentato l’accaduto sul suo profilo Facebook: “secondo Ciontoli Marco, appena colpito da una arma da fuoco di potenza devastante, il cui proiettile gli aveva appena bucato i polmoni, gli aveva appena bucato il cuore, gli aveva appena bucato una costola e che non era fuoriuscito solo perché trattenuto dalla epidermide. Ebbene, in questa straziante ed ovvia condizione di atroce dolore, Ciontoli dice che quel povero ragazzo avrebbe detto a Martina che praticamente non era successo nulla. Non ho sentito la Leosini sobbalzare o quantomeno dire qualcosa, fare una domanda, un accenno di sorpresa, qualcosa, non so”.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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