Candidati commissione europea 2019: chi sono, nomi e accordi possibili

Pubblicato il 2 Luglio 2019 alle 16:44 Autore: Guglielmo Sano

Candidati commissione europea: verso la pensione il sistema degli Spitzenkandidat, si va saldando l’asse tra Gruppo di Visegrad e Italia

Candidati commissione europea 2019: chi sono, nomi e accordi possibili
Candidati commissione europea 2019: chi sono, nomi e accordi possibili

Prima delle ultime elezioni Europee, ogni raggruppamento europeo ha comunicato il proprio candidato alla poltrona di Presidente della Commissione Ue. Si tratta del meccanismo, informale, degli Spitzenkandidat (“candidato di punta” in tedesco). Secondo tale sistema, sempre più messo in discussione, il partito europeo che prende più seggi ha diritto a richiederne la nomina all’Europarlamento.

Candidati commissione europea: Weber-Timmermans, brutto colpo per l’asse franco-tedesco

Pare ormai accantonata la candidatura di Manfred Weber, nonostante sia il candidato di punta del maggiore gruppo europeo cioè il PPE (Partito Popolare), tra l’altro, fortemente sostenuto da Angela Merkel. Ridotte ormai allo zero le possibilità di Frans Timmermans, Spitzenkandidat dell’S& D, i socialdemocratici: oltre che vice di Juncker nella scorsa legislatura Ue, era il “risultato” dell’ultima intesa tra Berlino e Parigi.

Gli altri candidati di punta per la Presidenza della Commissione sono Margrethe Vestager, proposta dai liberali dell’Alde, l’unica con qualche possibilità visto che per molti il ruolo di Presidente andrebbe assegnato a una donna, Jan Zahradil (ECR, i conservatori euroscettici in breve), il “ticket” Ska Keller-Bas Eickhout messo sul banco dai Verdi e quello composto da Nico Cue e Violeta Tomic per la sinistra Gue/Ngl.

Gruppo di Visegrad può bloccare nomina in caso di alleanza con l’Italia (e Regno Unito)

Dopo la fumata nera sul nome di Weber e quella più recente sulla candidatura di Timmermans sembra ormai tempo di andare in pensione per il sistema degli Spitzenkandidat. Per gli analisti, si tratta di una grossa sconfitta, innanzitutto, per Angela Merkel che ha dimostrato di non contare più come un tempo; allo stesso modo, pare più debole del previsto l’asse tra la Cancelliera e Macron, teoricamente architrave delle politiche continentali. Tornando alle nomine, i due puntano a fare un’altra puntata sul nome del Commissario alla Brexit Michel Barnier.

Ora, per eleggere il prossimo Presidente della Commissione Europea serve un accordo tra 21 stati su 28 che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea: 4 stati – Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, leggi “Gruppo di Visegrad” – hanno già fatto sapere che voteranno allo stesso modo, da soli però rappresentano poco più del 12% dei cittadini Ue.

D’altra parte, potrebbe consegnare un forte peso sulla nomina del Presidente ai paesi di Visegrad una possibile alleanza con l’Italia (in cerca di un posto ai tavoli che contano – quelli dei commissari con portafoglio – visto il prossimo addio all’Ue di Tajani e Draghi). In caso di accordo, infatti, grazie ai 60 milioni di italiani portati in dote dal premier Conte, il Gruppo dei Visegrad più Italia raggiungerebbe il 35% della popolazione europea se, per esempio, si astenesse dalla votazione il Regno Unito (66 milioni di abitanti). Non si può non considerare però la possibilità che i parlamentari britannici, prima di lasciare definitivamente l’Europarlamento, vogliano giocare un tiro mancino in caso venga proposto il nome di Barnier (anche se finora hanno promesso di votare insieme alla maggioranza): insomma, potrebbero votare compatti con Visegrad e Italia andando a ingarbugliare una situazione già così molto complicata.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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