Riforma Irpef 2021: scaglioni, reddito e quanto si paga. Lo studio del governo

Pubblicato il 15 Gennaio 2020 alle 11:49 Autore: Guglielmo Sano

Riforma Irpef: allo studio dei tecnici dell’esecutivo una profonda revisione del sistema delle aliquote; servono una ventina di miliardi

Banconote e monete
Riforma Irpef 2021: scaglioni, reddito e quanto si paga. Lo studio del governo

Riforma Irpef: allo studio dei tecnici dell’esecutivo una profonda revisione del sistema delle aliquote; servono una ventina di miliardi per diminuire il carico fiscale che pesa sul ceto medio.

Riforma Irpef: 1000 euro in meno per 4,5 milioni di contribuenti

Rendere più equo il sistema fiscale: questo uno degli obiettivi dichiarati del Governo guidato da Giuseppe Conte per il prossimo futuro. Il modo con cui raggiungerlo individuato dovrebbe essere imperniato sulla riduzione del numero e del livello delle aliquote attualmente previste. L’effetto che si vorrebbe ottenere, naturalmente, quello di ridurre il carico fiscale che pesa, innanzitutto sul ceto medio. Il primo scoglio, tra l’altro fondamentale, che dovranno aggirare i tecnici dell’esecutivo quello delle risorse necessarie per definire la tanto agognata riforma dell’Irpef.

Ha di recente esposto a grandi linee il progetto in cantiere il viceministro dell’Economia Antonio Misiani che in un’intervista alla Stampa ha sottolineato come “l’ipotesi è abbassare le tasse ai lavoratori dipendenti, tagliando il cuneo fiscale a partire dai redditi medi, esclusi dal bonus di 80 euro e gravati da un’aliquota marginale Irpef molto elevata”. In parole povere, si sta valutando la fattibilità di “ridurre le tasse fino a mille euro l’anno per 4,5 milioni di contribuenti”.

Riforma Irpef: come ridurre numero e livello delle aliquote

In primo luogo, sembra che si voglia agire sul terzo scaglione, gravata da un carico fiscale giudicato eccessivo: ai contribuenti che guadagnano tra i 28mila e i 55mila euro annui viene applicata un’aliquota del 38% (per quelli che ricadono nel secondo scaglione la percentuale è del 27%). D’altra parte, pare che Conte abbia intenzione di proporre l’accorpamento dei primi due scaglioni, cioè di quello fino a 15mila e di quello tra 15mila e 28mila cui vengono rispettivamente applicate le aliquote del 23% e del 27%, formando un unico scaglione sul quale si applicherebbe l’aliquota del 20%. Considerando che stando alle stime punto in meno comporta una spesa di 4 miliardi, tale piano ne costerebbe più o meno 20.

Detto ciò, il dibattito è tutt’altro che concluso sulla questione: andando a scandagliare le opinioni di vari membri della maggioranza si trova, per esempio, chi preferirebbe abbassare la prima aliquota, diminuendone il numero complessivo da 5 a 4 o, addirittura, 3. Altri, diametralmente, ritengono che agire su questa aliquota comporti costi altissimi senza produrre grossi benefici per i contribuenti a cui viene applicata.  

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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