Risultati elezioni regionali Emilia Romagna 2020: chi vince e chi perde?

Pubblicato il 27 Gennaio 2020 alle 11:04 Autore: Alessandro Faggiano

Risultati elezioni regionali Emilia Romagna 2020: chi vince e chi perde? C’è almeno un chiaro vincitore (il PD) e due sconfitti (M5S e FI)

Stefano Bonaccini

Risultati elezioni regionali Emilia Romagna 2020: chi ha vinto

La doppia partita per le Regionali, giocata tra Emilia-Romagna e Calabria era la prima tornata elettorale dell’anno. Per molti, si trattava di un voto decisivo, che avrebbe messo alla prova la stabilità del governo.

Un voto politico

L’estensione della contesa, perpetrata da Salvini e Meloni, ha probabilmente fatto lievitare la percezione della posta in palio e la risposta degli elettori (in particolare emiliano-romagnoli, su cui erano puntati tutti i riflettori) è stata massiva: un incremento della partecipazione straordinaria, che passa dal 37,76% del 2014 al 67,68%. Si sottolinea come la provincia di Bologna abbia sfondato il 70% di partecipazione: un dato impressionante, considerando che le elezioni Regionali (così come le Amministrative), richiamano molti meno elettori alle urne rispetto alle elezioni politiche.

Alla fine, a spuntarla è stata il presidente uscente Stefano Bonaccini. La forbice pronosticata prima del blackout dei sondaggi si è rivelata molto più ampia (al massimo si offriva una distanza tra Bonaccini e Borgonzoni di quattro punti) e il candidato del centrosinistra è riuscito a conservare lo storico fortino rosso d’Italia. Si osserva che la forbice di consenso tra i candidati presidente (51,43% di Bonaccini contro il 43,63% di Borgonzoni) sia maggiore rispetto alla differenza di voti tra le coalizioni (48,15% per il centrosinistra, 45,39% per il centrodestra). Una tale differenza mostra che la figura del presidente uscente ha avuto un peso specifico importante nell’ottenimento di un risultato così ampio.

Elezioni Regionali Emilia-Romagna: Vincono Bonaccini e il PD. Regge la Lega. Tracollo M5S e FI

Il chiaro vincitore delle elezioni in Emilia-Romagna è il Partito Democratico, che ottiene il 34,70% delle preferenze e supera la il carroccio (che chiude con il 31,93%). È un Zingaretti raggiante, quello che si presenta ai microfoni dopo le prime proiezioni della notte. Il segretario dem ha assicurato che il PD torna ad essere definitivamente il pilastro dell’alternativa alla destra. Zingaretti ha voluto inoltre ringraziare le Sardine, per aver portato una ventata d’aria fresca e stimolato la partecipazione democratica.

Salvini non si cruccia più di tanto e sottolinea come la sola possibilità di aver conteso l’Emilia-Romagna al centrosinistra sia già un grandissimo risultato. Rispetto alle elezioni europee (dove ottenne il 33,77%), la Lega perde la prima posizione, ma incrementa sensibilmente il bottino rispetto alle ultime regionali del 2014 (quando riuscì a conseguire il 19,42%).

I veri sconfitti di questa contesa elettorale emiliano-romagnola sono Movimento 5 Stelle e Forza Italia. I pentastellati crollano e non riescono ad ottenere nemmeno un Consigliere. Con appena il 4,74% di voti alla lista e il 3,4% per il candidato Benini, il M5S esce dal principale organo di rappresentazione dell’Emilia-Romagna. Risultato pessimo anche per Forza Italia, che si ferma al 2,56%.

Come sono andati gli altri partiti: tra le file del PC non c’è voto disgiunto

Nei risultati delle elezioni regionali in Emilia-Romagna, si sottolinea il buon risultato di Fratelli d’Italia – che si conferma in crescendo, ottenendo l’ 8,59% dei consensi -. Nella sfida tra le sinistra extraparlamentari, la spunta (seppur di poco) il Partito Comunista (che ottiene 10.259 preferenze, contro le 8.048 di Potere al Popolo). Tra i dati più interessanti vi è che non c’è stato voto disgiunto tra le file dei sostenitori del PC: la candidata Laura Bergamini ha ottenuto 10.254 preferenze. Circa un elettore su otto di PaP, invece, avrebbe scelto un candidato diverso da Marta Collot (che ottiene 7.028 preferenze).

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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