Udienze a distanza per coronavirus: quando si fanno e come

Pubblicato il 27 Marzo 2020 alle 18:45 Autore: Claudio Garau

Novità per udienze civili e penali: per ridurre i contatti e impedire l’ulteriore diffusione del Covid-19, ecco l’ok alla tecnologia con udienze a distanza.

Udienze a distanza per coronavirus quando si fanno e come
Udienze a distanza per coronavirus: quando si fanno e come

L’emergenza coronavirus, come ben noto, sta modificando le abitudini e la vita privata di tutti i cittadini, ma sta avendo anche notevole impatto per quanto attiene alle attività lavorative in generale. Stanti i divieti di apertura per i servizi “non essenziali”, coloro che possono continuare a lavorare sono certamente una percentuale molto ridotta. A meno che non lo facciano con gli strumenti informatici, proprio come accade nel settore giudiziario con la celebrazione di udienze a distanza, causa coronavirus. Vediamo allora di seguito come si fanno e quando.

Se ti interessa saperne di più sul processo tributario telematico obbligatorio, clicca qui.

Udienze a distanza causa coronavirus: quali novità?

In questi ultimi giorni di emergenza, sono stati sottoscritti vari protocolli ad hoc da parte di Procure, tribunali, Camere penali e Ordini forensi sparsi sul territorio: la finalità è appunto quella dell’istituzione del processo e di udienze a distanza, secondo gli strumenti del collegamento tramite pc e internet, onde evitare contatti ravvicinati che possano in qualche modo favorire la diffusione del Covid-19. La situazione di crisi sanitaria, d’altra parte, lo impone: pur essendovi state alcune critiche dagli esponenti dell’avvocatura con una paventata possibile violazione dei diritti costituzionali – e in special modo quello di difesa – la linea adottata è e resta quella dello smart-working, anche per quanto attiene agli iter giudiziari e udienze a distanza. Che cosa cambia – temporaneamente – per tutti coloro che a vario titolo operano nel mondo di tribunali e uffici legali?

Ebbene, in questo quadro valevole fino al 15 aprile (salvo proroghe in ragione del protrarsi dello stato di emergenza), iter come i giudizi direttissimi, gli interrogatori di garanzia e le udienze di convalida innanzi al gip, saranno svolti e saranno validi pur senza la materiale presenza delle parti e del magistrato designato. Insomma, tutti gli atti tipici di queste fasi ed iter giudiziari saranno effettuati da remoto – con udienze a distanza – utilizzando le più diffuse tecnologie oggi disponibili. Tre in particolare le novità significative:

  • gli “addetti ai lavori” (giudici, PM, avvocati) resteranno in tribunale o nello studio legale e gli indagati in carcere, oppure in caserma se è prevista la misura degli arresti domiciliari;
  • gli atti giudiziari e tutte le istanze e richieste saranno condivisi in chat, nell’ambito della cosiddetta “stanza virtuale della videoconferenza“, e sarà garantita la ricezione degli atti con posta elettronica ad hoc;
  • i colloqui tra cliente e avvocato, per assicurare riservatezza sulle comunicazioni e sulla linea difensiva, saranno svolti tramite una linea telefonica specifica per loro.

Se ti interessa saperne di più sul telelavoro dipendenti pubblici, a che serve e quando è valido, clicca qui.

Sulla stessa linea, favorevole all’uso delle nuove tecnologie, sono le indicazioni per quanto attiene alla celebrazione delle udienze civili. L’Aiga (Associazione Italiana Giovani Avvocati) ha peraltro predisposto un’utilissima guida apposita per le videoconferenze ai sensi del d.l. n. 11 del 2020.

Concludendo, sono Skype for Business e Microsoft Teams i software prescelti sia per le udienze civili che penali, in quanto hanno superato le verifiche di compatibilità con le attività giudiziarie tipiche e hanno quindi ricevuto l’ok degli operatori del diritto. Vedremo nelle prossime settimane, in base all’evoluzione della situazione sanitaria, se tali nuove modalità tecnologiche saranno destinate a perdurare anche oltre metà aprile.

Segui Termometro Politico su Google News

Scrivici a redazione@termometropolitico.it

L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
Tutti gli articoli di Claudio Garau →