Come cambia il reddito di cittadinanza: il piano di Conte

Pubblicato il 29 Settembre 2020 alle 13:14 Autore: Claudio Garau
Come cambia il reddito di cittadinanza: il piano di Conte

Come cambia il reddito di cittadinanza: il piano di Conte 

Il tanto discusso reddito di cittadinanza – una vera e propria bandiera del M5S oltre che misura di politica attiva ed anti-povertà – potrebbe essere ridisegnato nei prossimi tempi, anche a seguito del “terremoto” rappresentato dell’emergenza Covid. E’ stato infatti proprio il Premier Conte a ricordare che, forse, qualcosa nel meccanismo di questo reddito, non funziona. Vediamo dunque di seguito quali potrebbero essere le modifiche alla misura che da ormai un anno e mezzo attribuisce un sostegno economico alle famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà.

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Reddito di cittadinanza: una misura mai decollata

Come appena accennato, e tenendo conto della non soddisfacente applicazione del reddito di cittadinanza nelle varie aree della penisola, l’intenzione del capo dell’Esecutivo è quella di rivisitarlo.

Il punto critico di questo strumento di sostegno economico è stato infatti finora il legame – debole – con il mercato del lavoro. Da metà luglio è di nuovo operativa la “condizionalità”, anteriormente sospesa per l’emergenza covid-19; anche i navigator hanno potuto fare ritorno presso i centri per l’impiego che hanno riaperto al pubblico, dopo aver usufruito dello smart working. In base a quanto comunicato dall’Inps, i percettori del reddito di cittadinanza hanno ormai oltrepassato la quota di 3 milioni di persone, pari a più di 1,3 milioni di nuclei, con un importo medio mensile pari a circa 520 euro. Oltre 700/800mila aventi diritto al reddito di cittadinanza – segnala Anpal – hanno sottoscritto un patto per il lavoro.

Sono troppo pochi i contratti firmati in applicazione di questo meccanismo: il sistema di monitoraggio del ministero del lavoro ci ricorda infatti che le persone beneficiarie del reddito di cittadinanza, indirizzate ai CPI, e che hanno un rapporto di lavoro attivato dopo l’accoglimento della domanda di beneficio, sono circa 196mila, ovvero un numero corrispondente al 22% degli individui soggetti alla sottoscrizione del patto per il lavoro ed al 18,7% del totale dei soggetti inviati ai centri per l’impiego. Numeri bassi, che spiegano in qualche modo il recente intervento di Conte sul tema.

Quali potrebbero essere le novità in arrivo?

Qualche giorno fa il Premier ha sottolineato che “Il progetto di inserimento nel mondo del lavoro collegato al reddito di cittadinanza ci vede ancora indietro” e che “dobbiamo riorganizzare anche una sorta di network per offrire un processo di formazione e riqualificazione ai lavoratori“. Secondo il Premier, il reddito di cittadinanza dovrà avere una nuova fisionomia già a partire da inizio 2021.

L’obiettivo è dunque quello di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, attraverso il citato network o sistema informatico: ciò rappresenterebbe un passo avanti per superare il vero punto debole del reddito di cittadinanza, vale a dire la mancanza di efficaci misure per il reinserimento nel mondo del lavoro. Allo stesso tempo, sarebbe possibile un dialogo fluido tra sistemi regionali dei centri per l’impiego, da un lato, e un unico “cervello” nazionale, in funzione di coordinamento, dall’altro.

In concreto, sarà così facilitato il contatto tra percettore del reddito e offerta di lavoro congrua: ricordiamo che rifiutare quest’ultima porta alla perdita del diritto all’assegno.

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Conte insomma spinge per una rivisitazione sostanziale del reddito di cittadinanza, entro sei mesi, nell’ottica di renderlo davvero una misura per trovare un lavoro, e non un mero intervento assistenziale: per questa via, colui che è senza lavoro va posto finalmente nella condizione di poter accettare un nuovo lavoro, perdendo il sussidio in caso di rifiuto.

Concludendo, il Premier Conte, in coordinamento con i ministri del Lavoro e dell’Innovazione digitale, Nunzia Catalfo e Paola Pisano, e con il presidente dell’Agenzia nazionale per le politiche attive sul lavoro, Domenico Parisi, intende realizzare un gruppo di lavoro attraverso il quale possa crearsi una struttura informatica in grado di far comunicare tra loro i sistemi di ogni Regione, fino ad arrivare ad una vera e propria app per smartphone, che renda ancora più fluido ed efficace il collegamento tra chi cerca e chi offre lavoro. Per questa via, chi è disoccupato non potrà più trovare giustificazioni per rifiutare il lavoro, in quanto già beneficiario del reddito di cittadinanza.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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