Il Bonus Partite Iva diventa Cassa Integrazione Autonomi: come funziona?

Pubblicato il 28 Dicembre 2020 alle 12:23 Autore: Guglielmo Sano

Nel 2021 arriva l’Iscro: già ribattezzata Cassa Integrazione per Autonomi, renderà strutturale lo strumento del Bonus Partite Iva

Operaio

Il Bonus Partite Iva diventa Cassa Integrazione Autonomi: come funziona?

Nel 2021 diventerà operativa l’Iscro: già ribattezzata come Cassa Integrazione per Autonomi, renderà strutturale lo strumento del Bonus Partite Iva messo in campo a partire dallo scoppio dell’epidemia. Come funzionerà il nuovo ammortizzatore sociale?

Il Bonus Partite Iva si trasforma in Cassa Integrazione Autonomi

Il Bonus Partite Iva diventa “strutturale”: con la Legge di Bilancio per il 2021 si introduce l’Iscro (indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa), già ribattezzata Cassa Integrazione per gli autonomi. La misura avrà carattere sperimentale, un po’ come Quota 100. In pratica, è prevista una scadenza, al 2023, quando ne verrà valutato l’impatto sulle finanze pubbliche. Nel frattempo, l’ammortizzatore sociale potrà essere utilizzato dai liberi professionisti che hanno subito dei pesanti cali di fatturato. Ecco i requisiti che bisogna soddisfare per percepirla e fino a che importo potrà arrivare l’assegno.

Iscro: requisiti, durata e importo

Il Bonus Partite Iva si trasforma in uno strumento stabile e prende il nome di Iscro. A definire i contorni della misura i commi dal 386 al 400 dell’articolo 1 della Legge di Bilancio 2021. Quali requisiti bisognerà soddisfare per richiedere l’Iscro? Innanzitutto, possono accedere solo gli iscritti alla gestione separata Inps (probabilmente verranno inseriti in seguito anche gli autonomi iscritti alle casse degli ordini) che non percepiscono trattamenti previdenziali diretti e altro genere di sussidi (se ne potrà fruire anche a seguito di cessazione dell’attività e chiusura della P.Iva).

Fondamentale è poi aver subito un calo del fatturato di almeno il 50% nell’anno della richiesta rispetto alla media dei redditi in riferimento ai 3 anni precedenti e comunque non superare la soglia degli 8.145 euro. L’importo dell’assegno – che non potrà essere erogato per più di 6 mensilità (nel corso dei quali, a quanto pare si dovranno frequentare dei corsi di aggiornamento professionale) – potrà variare tra i 250 e gli 800 euro: le modalità del calcolo sono stabilite (in maniera non chiarissima, a dire il vero) al comma 391 dell’articolo 1 della Legge di Bilancio.

Sostanzialmente, l’importo è pari al 25% erogato su base semestrale dell’ultimo reddito dichiarato. L’operazione per calcolare l’indennità è questa: reddito medio dei due anni precedenti alla richiesta diviso 2, il risultato di questa divisione deve essere poi ulteriormente diviso per 4 (il 25% di cui si diceva) e, infine, per 6 mensilità.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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