Transition to power. Da Bush a Obama, ecco cosa cambia.

Pubblicato il 23 Gennaio 2009 alle 07:59 Autore: Redazione
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di ANDREA CARAPELLUCCI

Ha dovuto ripeterlo, il suo giuramento, nonostante lo straordinario successo della cerimonia di martedì lasciasse poco spazio ai dubbi: per il mondo, come per la legge, Barack Hussein Obama era già il 44° Presidente degli Stati Uniti.

La performance non esaltante di Obama e del Chief Justice Roberts (principale responsabile dell’incidente) ha scarsa rilevanza sul piano costituzionale.

E’ opinione condivisa che il Presidente eletto entri in carica allo scadere del mandato del suo predecessore, cioè a mezzogiorno del 20 gennaio dell’anno successivo all’elezione. Automaticamente, senza la necessità di ulteriori atti. La Costituzione americana impone – come la nostra, peraltro – che il Presidente presti giuramento come primo atto, cioè prima di compiere qualsiasi altro atto da Presidente. Se l’Inauguration Day fosse caduto di domenica (come accadrà nel 2013), il protocollo avrebbe previsto addirittura due giuramenti: uno, da prestare in privato, il sabato 19, mentre il Presidente uscente è ancora a tutti gli effetti in carica. Un secondo, il lunedì 21, durante una cerimonia pubblica. Il tutto, senza anticipare o ritardare in alcun modo il passaggio dei poteri, a mezzogiorno della domenica. Ciò che conta, è che il Presidente abbia giurato, non la coincidenza con l’inizio del mandato.

Obama e Bush camminano

La transizione appena conclusa è stata caratterizzata da una particolare celerità, e da un gusto malcelato per l’efficientismo. Il Senato ha proceduto all’esame in Commissione dei principali membri del Governo prima ancora dell’insediamento del nuovo Presidente, per consentire che fin dal Day One, i sette capi di Dipartimento più importanti fossero a tutti gli effetti in carica. Il sito della Casa Bianca è stato aggiornato alle dodici di martedì 20, ma fin da novembre, l’ufficio del Presidente eletto ha avuto a disposizione un dominio dell’Amministrazione federale, efficacemente denominato “change.gov”.

Chi visita la rete dei portali del Governo Federale americano può trovare già da ieri numerose novità. Non solo le biografie dei nuovi funzionari, o funzionari-designati, ma anche numerosi riferimenti all’agenda di Governo elaborata a partire dall’Election Day e riprodotta per intero sul sito della Casa Bianca.

Quali sono le ragioni di questa apparente “fretta”?

Il passaggio da un Governo all’altro richiede almeno sessanta giorni nella maggior parte delle democrazie contemporanee. In Italia, dalle dimissioni di un Esecutivo al secondo voto di fiducia al nuovo ne trascorrono molti di più. In America, dove il Governo è – in termini nostrani – un organo monocratico, costituito dal solo Presidente, la transizione consiste essenzialmente nella composizione della squadra (che comprende circa 1200-1400 persone, considerando gli uffici dirigenziali di secondo e terzo livello) che fungerà da occhi, orecchie e braccia del nuovo inquilino della Casa Bianca.

Una squadra che deve essere pronta a prendere in mano l’Amministrazione dal primo giorno del mandato, per evitare vuoti di potere inammissibiliin un sistema fondato sulla delegation of power e non sul mandato parlamentare. Da questo, la necessità di designare i componenti che richiedono il voto di conferma del Senato con un certo anticipo rispetto all’Inauguration Day.

Ma il lavoro più complesso è certamente lo screening della folla di funzionari di livello medio-alto che guidano i principali uffici federali, e che non possono essere integralmente sostituiti per ragioni politiche, appartenendo per la maggior parte alle schiere del “personale di carriera”, in carica da periodi ben più lunghi di una presidenza, e portatori di un’esperienza irrinunciabile.

Sul punto, il compito di Obama e del suo staff è stato particolarmente difficile. Difficile per il gran numero di funzionari nominati negli otto anni dell’amministrazione Bush, ma anche per l’enorme numero di curricula e di richieste di assunzione che hanno sommerso l’ufficio del Presidente eletto nelle ultime settimane.

La scelta fra qualifiche e vicinanza politica – in questo particolare momento storico – deve aver richiesto lunghe ore, e forse il lancio di qualche monetina: di certo sarà uno degli argomenti sui quali gli storici vorranno indagare in modo approfondito negli anni a venire.

La nuova Amministrazione sarà nel pieno delle sue attività nel giro di pochissime ore.

Dai nomi selezionati nelle ultime, febbrili settimane della transizione dipenderanno molti dei successi e dei fallimenti di questo primo mandato del Presidente Obama.

L'autore: Redazione

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