Politiche 2022: Quota 41 e pensioni minime, le proposte dei partiti

Pubblicato il 19 Agosto 2022 alle 12:23 Autore: Guglielmo Sano
Pensioni: da Quota 103 a Quota 41. Cosa succederà nel 2024?

Politiche 2022: Quota 41 e pensioni minime, le proposte dei partiti

In vista delle Politiche 2022 del 25 settembre il confronto tra i partiti si sta svolgendo su tantissimi temi: tra questi spicca la previdenza. Innalzamento delle pensioni minime, introduzione di Quota 41, ampliamento della lista dei lavoratori “gravosi”, abbassamento dell’età pensionabile fino a 60 anni: cosa propongono i partiti? Una panoramica veloce sul tema

Quota 41 e pensioni minime: compattezza del centrodestra

La previdenza è uno dei temi caldi della politica italiana degli ultimi anni, non poteva mancare all’appello un confronto tra i partiti sull’argomento in vista del voto per le Politiche del 25 settembre. Al di là delle proposte dei singoli partiti, da segnalare la compattezza del centrodestra sul punto che riguarda l’innalzamento delle pensioni minime: misura che verrebbe finanziata grazie all’abolizione del Reddito di Cittadinanza ha assicurato recentemente la leader di FdI Giorgia Meloni.

D’altra parte, a parlare di cifre solo Forza Italia al momento. Per gli azzurri dovrebbero essere incrementate almeno a 1.000 euro per 13 mensilità (in parallelo, lo stesso trattamento si vorrebbe erogare a mamme e nonne). Più articolata la posizione della Lega: il Carroccio punta all’introduzione di Quota 41 (si può andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica), alla pensione di vecchiaia a 63 anni per le lavoratrici con almeno 20 anni di contributi (parallelamente a una conferma definitiva per Opzione Donna), condizioni agevolate per il riscatto della laurea, pensione minima di 1.000 euro per i giovani che ricadono completamente nel sistema contributivo.

Lavori gravosi ed età pensionabile

Quota 41 o l’uscita dal lavoro a 62 anni, così come innalzamento delle pensioni minime fino a 1.000 euro, anche tra le proposte di Sinistra Italiana-Verdi che vorrebbe però il riconoscimento di periodi di disoccupazione volontaria, maternità, lavoro di assistenza e cura non retribuito. L’Unione Popolare guidata da De Magistris, invece, ha inserito nel proprio programma l’uscita dal lavoro a 60 anni o con 35 anni di contributi.

Il Movimento 5 Stelle vorrebbe ampliare la categoria “gravosi”, permettendo quindi a molti più lavoratori di uscire dal lavoro in modo flessibile, diametralmente i pentastellati vorrebbero incrementare tutte le pensioni di invalidità (sul modello del cosiddetto incremento al milione previsto per i trattamenti di inabilità al lavoro di chi ha un basso reddito) e introdurre la “pensione di garanzia” per i giovani con carriere intermittenti. Infine, il Pd che vorrebbe agire in maniera più profonda sulla sostenibilità del sistema pensionistico grazie all’aumento dell’occupazione femminile.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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