L’immaginazione al potere, unica via per uscire dalla crisi dell’Europa
Una civiltà di eunuchi
Per questo l’Europa avrebbe oggi bisogno di più societas. Un sistema del welfare, insomma, tale da garantire dignità ai cittadini: lotta alla disoccupazione; diritto al lavoro e diritti per i lavoratori (parola novecentesca “lavoratore”, oggi siamo tutti “impenditori di noi stessi”); pari opportunità per uomini, donne, stranieri; reddito minimo di cittadinanza (o altri paracadute, utili anche a non far contrarre i consumi); diritto alla scuola (e invece si taglia alla scuola pubblica per dare a quella privata, ma che aspettarsi da un premier bocconiano?); diritto ad essere curati indipendentemente dal reddito; diritto alla pensione. Mi si dice: tutto questo costa, e non ci sono i soldi, bisogna tagliare. Tagliare sulla società è tagliarci le balle, condannarci a una civiltà di eunuchi, a un futuro sterile.
Immaginazione al potere
Il fatto è che questa classe politica manca di immaginazione. E gli economisti, pure. I filosofi, anche. Tutti senza immaginazione, chiusi in schemi mentali novecenteschi non sanno interpretare il futuro. Quello che servirebbe è l’immaginazione al potere, come diceva Marcuse. E l’immaginazione in economia, come asseriva Marshall (certo non un socialista: “most of all the economist needs imagination, to put him on the track of those causes of visible events which are remote or lie below the surface, and of those effects of visible causes which are remote or lie below the surface“). Immaginate se al potere ci fosse l’immaginazione. Diceva un grande libertino, Giacomo Casanova, che la realtà dipende dall’immaginazione. E un filosofo arabo, Ibn Arabi, gli faceva eco: “tutto ciò che sei è immaginazione, tutto ciò che vedi è immaginazione dell’immaginazione”. E quindi? Quindi adesso mandiamo Casanova e Ibn Arabi a Bruxelles, ok?
di Daniela Piazzalunga e Matteo Zola