Russia, nuova normativa Internet tra censura e privacy

Pubblicato il 23 Novembre 2012 alle 11:02 Autore: Marco Residori
La Russia e internet

Gli alti costi della tecnologia, intorno ai 100 mila dollari ad installazione, hanno costretto molti Internet Service Provider a posporre la sua introduzione. Ben presto, bramoso di implementare l’efficacia della nuova legge, il Cremlino ha però garantito loro un parziale sostentamento dei costi, favorendo così la rapida diffusione della tecnologia e il conseguente serrato controllo della rete.

Inoltre, a chi prova ad avanzare un paragone tra DPI e SORM (automatico sistema di monitoraggio e intercettazione delle conversazioni telefoniche e telematiche in vigore dal 1992 in Russia), viene illustrata la “radicale” differenza che permette di distinguere i due: SORM è gestito dai servizi segreti, DPI dalle compagnie mobili e dagli ISP. La pretesa indipendenza dal governo, e la presunta assenza di coinvolgimento delle compagnie del settore, viene però smentita da una dichiarazione di Alexander Shkalikov, ingegnere di Inline Telecom Solution, rivenditrice russa delle tecnologie DPI della canadese Sandvine, in cui infelicemente esemplifica il funzionamento del sistema così: “Per esempio, se tu sai che Navalny, uno dei più famosi leader dell’opposizione, è un cliente di un dato operatore, puoi riuscire a copiare tutto il suo traffico attraverso il DPI. È vero. Esso può persino mostrarti su quali siti ha navigato”.

Infine, esiste il problema della costituzionalità della legge approvata. La Costituzione russa, al primo e secondo comma dell’art. 23, dispone infatti “il diritto di ognuno alla privacy, al segreto personale e famigliare” e “il diritto di ognuno alla segretezza della corrispondenza, delle comunicazioni telefoniche, via mail, via cavo e via ogni altro tipo di comunicazione”, ivi incluse, nella generalità della norma, le nuove forme di comunicazione online. Ciò che non permette però il sollevamento di una questione di costituzionalità è la parte conclusiva del secondo comma dell’articolo, recitante “ogni restrizione a questo diritto può essere disposta solo dalla sentenza di una corte giudiziaria”. Se la Russia fosse, non solo formalmente ma anche sostanzialmente, uno Stato di diritto quest’ultima disposizione tutelerebbe particolari esigenze giudiziarie. Essendo essa però niente più di una burocrazia feudale, la tutela disposta, si rivela essere strumento arbitrariamente utilizzabile da vassalli bramosi di assicurare la continuità di potere del proprio feudatario e l’updating del nuovo ibrido feudalesimo 2.0.

L'autore: Marco Residori

Marco Residori, studente presso il corso di laurea "Mass media e Politica" della facoltà di Scienze politiche "Roberto Ruffilli" (unibo), nato nel 1988 e cresciuto a Milano. Aree di interesse/ricerca: sociologia dei consumi culturali e comunicativi, zone di frontiera tra ue-nuova europa (nuove russie e balcani) attualmente vive in Ukraina. Il suo blog personale è "Crossbordering"
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