Analisi del discorso di Berlusconi alla Camera

Pubblicato il 2 Ottobre 2010 alle 06:23 Autore: Matteo Patané

Il progetto di riforma fiscale confezionato nel discorso di Berlusconi – che non lascia qui traccia del suo sogno di ridurre a due le aliquote IRPEF – è invece incentrato su un generico abbassamento della pressione fiscale, indicando nel quoziente familiare il solo intervento specifico.
Rivendica giustamente Berlusconi la riduzione dell’IRAP tramite diminuzione dell’imponibile IRES (con possibilità di azzerare l’imposta per le imprese di nuova costituzione nel sud), ma pare al contempo dimenticare l’aumento della pressone fiscale avuto nell’ultimo anno di governo, come mostra il grafico ISTAT.
Di fatto, dei cinque punti, quello fiscale pare essere il più debole e povero di dettagli dell’intera trattazione.

Il tema della giustizia, come era lecito aspettarsi, è invece il più denso. Qui le proposte berlusconiane sono numerose: divisione del CSM, separazione delle carriere, tutela delle alte cariche, inasprimento delle punizioni per i magistrati che sbagliano, smaltimento dei processi.
Di fatto tutti questi provvedimenti vanno nella direzione di rendere più difficile il portare a termine un’indagine e, dopo di questa, un processo, nell’ottica generale di ridurre le prerogative di un potere giudiziario visto come troppo invadente.
Trovo estremamente significativo un passaggio che cito testualmente:

È dovere della politica ristabilire il primato che le viene non dai privilegi di casta ma dalla volontà popolare.

In questa frase è contenuto il succo del rapporto tra il governo e la magistratura. Non già poteri uguali e separati, ma primato della legittimazione popolare sulla legge.
È qui che per i detrattori di Berlusconi si pone l’estrema minaccia costituita dal Cavaliere, lo sfascio dell’eguaglianza del cittadino dinanzi alla legge, la riduzione del potere dei magistrati a semplici avvocati dell’accusa, senza cioè il potere di condurre le indagini.
Tutto si può rimproverare a Berlusconi ma non la mancanza di chiarezza sul suo obiettivo; che gli interessi in funzione privatistica – già si colgono le avvisaglie di un coinvolgimento del contenzioso civile CIR-Mondadori nello “smaltimento” delle cause civili – come le svariate leggi ad personam tenderebbero a confermare, o che sia una convinzione effettiva, di fatto nell’Italia disegnata dalla mente del Cavaliere il rapporto tra i poteri dello Stato sarà completamente differente da quello attuale.

Il tema della sicurezza non prevede particolari riforme, ma costituisce il semplice impegno a continuare le opere promosse dal governo nella prima fase della legislatura: militari nelle zone degradate, respingimenti dei clandestini, lotta alla mafia.
Se sui primi due temi l’azione di governo si è mostrata coesa, sul tema della lotta alla mafia sono da segnalare alcuni provvedimenti quantomeno ambigui, tra cui la Legge 191/2009 che prevede la messa all’asta dei beni confiscati alla mafia, con il rischio che tali beni tornino, nel caso di controlli assenti o controllori compiacenti, proprio nelle mani dei boss.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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