Politica e comunicazione: 10 domande a Giovanni Sasso di Proforma
L’incarico di Monti a Proforma segna un’inversione di tendenza rispetto al predominio nella comunicazione delle agenzie internazionali con filiali italiane a Milano e Roma?
«Onestamente, dal 2004 in poi, non abbiamo mai saltato una campagna elettorale, pur essendo un’agenzia medio-piccola e persino un po’ “provinciale”».
Se non avesse fatto il comunicatore che lavoro avrebbe fatto? E se decidesse di cambiare mestiere cosa farebbe?
«Da bambino volevo fare il benzinaio, perché mi piaceva molto l’odore della benzina e perché guardando i loro portafogli sempre così pieni di soldi pensavo che in fondo fosse un lavoro molto remunerativo. Oggi mi piacerebbe fare il giornalista sportivo».
Mucchetti, non senza polemiche, da giornalista del Corriere sta per diventare deputato del Partito Democratico. Ha messo in conto che tra qualche anno qualcuno potrebbe chiederle la disponibilità come capolista alla Camera o al Senato?
«A me? C’è un refuso in questa domanda? Dici a me sul serio? Una volta mi hanno proposto di fare l’assessore alla cultura, a Bari. Ho risposto che non è il mio mestiere. Risponderei sempre così. E poi faccio il mestiere più bello del mondo (dopo il benzinaio s’intende)».
Cosa le è dispiaciuto rispetto alle critiche piovute su Proforma per aver tradito la sinistra? C’è stato l’intervento di qualcuno che non si aspettava?
«Mi diverto un mondo, sinceramente, quando ci bersagliano. Non è spocchia. Capisco che il successo, senza critiche, è noioso. E poi, numericamente, per ogni critica ricevuta abbiamo ricevuto dieci complimenti. Siamo stati sommersi dall’incoraggiamento e dall’affetto di centinaia di persone. A proposito, approfitto per ringraziarle tutte, come si fa quando si va in televisione (qui il tono si fa scherzoso, NdA) ».
Mario Monti, su Twitter, non ritiene sia sovraesposto?
«Non posso commentare qualcosa di cui non conosco il “brief”. Sono diplomatico eh? ».