I governi dei paesi scandinavi tra sondaggi pessimi e crisi economica
Insomma in Svezia, Finlandia e Danimarca gli argomenti sono molto simili: lavoro che manca e crescita che stenta. E ieri ad accomunare i governi dei tre paesi è stato anche il giudizio critico nei confronti del premier inglese David Cameron, che ha aperto alla possibilità di legare agli esiti di un referendum la permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea. Thorning-Schmidt, Reinfeldt e Katainen hanno espresso concetti simili: Londra e Bruxelles hanno l’una bisogno dell’altra, la strada tracciata da Cameron non è quella giusta. Giustissima invece lo è per Timo Soini, leader dei Veri Finlandesi: ma le posizioni apertamente euroscettiche del partito non sono certo un mistero.
Per un paese che potrebbe uscire dall’Ue, un altro potrebbe non entrarci mai. È l’Islanda, dove la maggioranza pare agli sgoccioli. Nei sondaggi l’Alleanza Socialdemocratica della premier Sigurðardóttir è al 19%, la Sinistra-Movimento Verde al 7%. Avanti il centrodestra: Partito dell’Indipendenza al 41%, Partito Progressista al 12%. In mezzo Futuro Radioso, nato appena un anno fa e già al 13%. Gli islandesi andranno alle urne a fine aprile. Insomma c’è aria di cambiamento e a cambiare potrebbe essere anche la posizione del paese sull’ipotesi di ingresso nell’Ue. A metà gennaio Reykjavík ha deciso di rallentare i colloqui con Bruxelles per evitare che la questione interferisca con le elezioni. Toccherà al prossimo esecutivo tracciare la rotta. E i conservatori sono scettici nei confronti dell’ingresso dell’Islanda nell’Unione europea.
Estranea al tema è la Norvegia che non fa parte dell’Ue. Ma, ancor più rispetto alle altre capitali del Nord Europa, a Oslo l’atmosfera è tutt’altro che rilassata. L’esecutivo di centrosinistra in questi giorni ha dovuto fare i conti con il dramma dell’impianto petrolifero di In Amenas. All’appello mancano ancora cinque cittadini norvegesi che lavoravano in Algeria. Poche le speranze di ritrovarli vivi. Tutto il resto ha avuto poco spazio, compreso gli ultimi sondaggi che piazzano il partito della Destra addirittura al 40,1%. Numeri da record che la leader Solberg traduce così: la Norvegia chiede un cambiamento e i conservatori danno più garanzie. Le elezioni politiche si terranno a inizio settembre, per il centrosinistra i margini di recupero sono molto stretti.