Campagna elettorale tra realtà e fantascienza

Pubblicato il 8 Febbraio 2013 alle 15:09 Autore: Matteo Patané

Leggere EVIDENCE durante una campagna elettorale italiana non può tuttavia che far risaltare le nette differenze che si pongono tra la – presunta – New York di Asimov e l’elettorato del Bel Paese. Viene così da chiedersi: anche in Italia avrebbe vinto Byerley?
Dall’analisi delle due campagne elettorali di Quinn e Byerley, rapportate al meglio al sentimento dell’elettorato italiano, il quadro che ne esce è piuttosto desolante.
La prima fase della campagna elettorale riguarda il momento in cui Quinn lascia trapelare la notizia della possibilie non-umanità dell’avversario. Nel racconto l’elettorato entra in una fase di sospensione del giudizio, in bilico, testualmente, tra la sua enormità se confermata e la sua assurdità se falsa. In Italia indubbiamente, conformemente al racconto, una simile notizia farebbe passare in secondo piano qualsiasi altro aspetto della campagna elettorale, ma anziché la sospensione del giudizio asimoviana ci sarebbe stata immediatamente una polarizzazione dell’elettorato in due o più fazioni granitiche e elettoralmente impenetrabili, tra teorici del complotto, negazionisti, difensori di diritti civili dei robot, accusatori e via dicendo.

La differenza sostanziale tra l’elettorato asimoviano e quello italiano si evince però nel passaggio del racconto in cui Quinn fa scattare di nascosto una radiografia a Byerley. Il procuratore indossa una corazza protettiva verso i raggi X e la radiografia non ha effetto, e Quinn decide di divulgare la notizia ai media.
È in questo frangente che vengono messe a nudo i rapporti verso l’elettorato dei due candidati: Quinn punta a far apparire Byerley un candidato debole, che si sottrae allo scontro, che rifiuta di dimostrare quanto gli viene chiesto, con qualcosa da nascondere e in ultima analisi inaffidabile; Byerley, al contrario, si evidenzia per una rigorosa applicazione dello stato di diritto, che non gli impone di dover dimostrare qualcosa partendo da una presunzione di colpevolezza.
Asimov non spende in realtà molte parole su come l’elettorato reagisce a questo passaggio delicatissimo della campagna elettorale, ma ciò che è evidente dal seguito del racconto è che la campagna elettorale di Byerley non viene pregiudicata da questo frangente. E non è invece difficile pensare che in Italia lo sarebbbe stata: Quinn, nelle elezioni nostrane, avrebbe qui dato probabilmente scacco matto al proprio avversario. La tutela del diritto sarebbe stata considerata un facile paravento per la codardia, le fazioni complottiste e accusatorie avrebbero avuto gioco facile nell’accusare il politico che si sottraeva allo scontro – dimenticando che non era tenuto a fornire alcuna prova della propria umanità, riconosciuta a prescindere salvo prova contraria – quando con un semplice gesto avrebbe potuto fugare ogni dubbio. La relativa semplicità dell’azione richiesta a Byerley, una radiografia, sarebbe stata addotta come ulteriore nota di demerito al comportamento del politico, che rifiutandosi di compiere un’azione tanto banale avrebbe portato in qualche modo persino a scoraggiare il proprio elettorato.

EVIDENCE non è altro che un racconto di fantascienza, ma come spesso accade in Asimov l’elemento fantascientifico non è altro che un pretesto per sondare l’animo umano; l’autore in questo caso dimostra una fiducia nelle regole della democrazia e nelle capacità di discernimento da parte dell’elettorato che in qualche modo colpiscono in positivo nel raffronto con la realtà, dove il popolo si dimostra decisamente più irrazionale ed emozionale. Resta tuttavia – al di là della morale contenuta nel lieto fine della vittoria di Byerley – il profondo insegnamento di Asimov sui reali valori da tenere a mente al momento, forse il più alto della vita di un cittadino, di espressione del voto e di formazione della coscienza politica, sul primato dei contenuti sulla forma, e del diritto sul sopruso.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
Tutti gli articoli di Matteo Patané →