In Italia un nuovo compromesso storico?

Pubblicato il 19 Febbraio 2013 alle 11:28 Autore: L Undici

Nel settembre 1973, in Cile, un terribile golpe militare, “non ostacolato” dagli USA, mise fine ad un governo di sinistra legittimamente eletto. Il messaggio era chiaro: se anche in Italia il partito comunista fosse andato al potere democraticamente, “certi poteri” non gli avrebbero poi consentito di governare.

Un colpo di stato in Italia non era un’eventualità così remota in quegli anni.

Spari per le strade di Milano nel 1977

Di fronte a questo segnale, vasti settori dell’estrema sinistra italiana conclusero che era inutile illudersi di conquistare e mantenere il potere per via democratica e tanto valeva imbracciare le armi e darsi alla lotta armata. Allo stesso modo, dall’altra parte, la prospettiva di vedere i comunisti al governo, spinse parti del centro-destra a rinsaldare l’alleanza con gli USA e “tapparsi il naso” o addirittura lavorare per soluzioni e pratiche non esattamente democratiche. L’italiano equilibrio di Jalta era più in discussione che mai.

In questo contesto, qualcuno pensò che fosse necessario fare qualcosa e andare oltre la dura contrapposizione tra i blocchi che stava sfociando in uno scontro violento e sempre più lacerante per la nazione. Semplificando (ma chiarendo), in entrambi gli schieramenti (DC e PCI) ci fu chi comprese che, per evitare derive violente o incontrollabili, occorreva cercare concrete forme di dialogo che consentissero di mettere insieme i “buoni” di entrambi le fazioni, per isolare i “cattivi”.

Stretta di mano tra Aldo Moro (a sinistra) e Enrico Berlinguer (a destra) nel 1977.

Gli “architetti” di questo disegno politico, passato alla storia come “compromesso storico”, furono Enrico Berlinguer, allora segretario comunista e Aldo Moro, esponente di spicco della  Democrazia Cristiana, (in particolare della sua corrente di sinistra), “il meno implicato di tutti” secondo una definizione pasoliniana.

L’idea era avvicinare i due partiti, con l’obiettivo di stemperare le tensioni e, concretamente, consentire ai comunisti di collaborare in qualche maniera al governo, se non con ministri, almeno potendo impedire che certi personaggi a loro particolarmente sgraditi lo diventassero. Il calcolo era ovviamente anche puramente politico: Moro voleva presentare il volto più umano e progressista della DC e Berlinguer raggiungere finalmente posizioni di potere a livello nazionale.

Il progetto era in qualche modo rivoluzionario e significava superare Jalta: non più un equilibrio basato sulla contrapposizione, ma un incontro tra i due mondi (al centro politico), che togliesse forza a chi soffiava sul fuoco e traeva ragion d’essere e privilegi da quello scontro. Le immagini delle strette di mano tra Moro e Berlinguer disturbavano assai sia agli USA e chi vedeva i comunisti come mangia-bambini, sia l’URSS e chi considerava l’intera DC come una consorteria mafiosa, corresponsabile delle bombe degli anni ’70.

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L'autore: L Undici

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