The day after. M5S, PD e gli altri, chi ha vinto e chi ha perso

Pubblicato il 27 Febbraio 2013 alle 10:42 Autore: Matteo Patané

Il pallino del gioco, quindi, è proprio in mano al centrosinistra, al PD e al suo segretario Pierluigi Bersani. Le valutazioni sono molteplici e delicatissime, tanto dal punto di vista politico quanto da quello istituzionale.
Rispetto al 2008 il centrosinistra ha perso circa tre milioni di voti, il centrodestra sette. Grillo ha saputo mietere abbondantemente le proprie messi in entrambi gli schieramenti, con una prevalenza – anche se non marcata – in quello conservatore. Le tradizionali geografie del voto, che saranno esplorate in successive analisi, dovranno essere ridisegnate. Il MoVimento 5 Stelle costituisce ad oggi una forza esplosiva, in grado di competere degnamente con i poli classici, a cui manca solo l’esperienza di governo per consolidare la propria credibilità.
Al tempo stesso l’Italia è oggi altamente esposta sui mercati internazionali, l’assenza di una maggioranza chiara e l’indecisione sugli scenari politici futuri è una pistola puntata alla tempia del Paese, per cui lo stesso richiamo alla responsabilità che ha quasi ucciso la vittoria del centrosinistra alle elezioni politiche è oggi più vivo che mai.

Che scelte si aprono dunque per Bersani?
In primo luogo, la posizione di Bersani è una posizione di forza solo apparente. La maggioranza relativa di cui gode attualmente è frutto dell’attuale risultato alle urne, ma si tratta di un risultato che ha creato un mood negativo per il centrosinistra e positivo per centrodestra e M5S: se si tornasse a votare, replicare questa pur striminzita vittoria sarebbe impossibile per i progressisti.
Questo, naturalmente, lo sanno benissimo sia Berlusconi sia Grillo.

La prima opzione, un governo Bersani-Berlusconi, sarebbe per il centrosinistra un suicidio politico. Berlusconi farebbe pesare il proprio appoggio in maniera salatissima, in primis chiedendo un salvacondotto sui temi giudiziari e secondariamente imponendo il proprio programma elettorale, un programma diametralmente opposto a quello del centrosinistra. Una simile maggioranza non avrebbe la statura né il profilo per tranquillizzare i mercati, e servirebbe – e verrebbe percepita – unicamente per una spartizione di ruoli e poltrone. Dal punto di vista politico, invece, i sostenitori di Berlusconi vedrebbero questa partecipazione al governo come una vittoria elettorale, galvanizzandosi, mentre quelli di centrosinistra la considererebbero una sonora manifestazione di sconfitta, oltre che uno snaturamento dei cardini della propria coalizione: non ci sarebbero appelli alla responsabilità in grado di fermare la completa e totale dissoluzione del centrosinistra verso il M5S in un simile scenario.

La seconda opzione potrebbe essere un governo di minoranza, o governo a geometria variabile, in cui Bersani di volta in volta, pur dettando l’agenda del Paese, si troverebbe a dover racimolare una maggioranza su ciascun provvedimento. Una soluzione assolutamente non tranquillizzante per i mercati e per i nostri partner europei, e alla lunga logorante per il PD, che si ritroverebbe invischiato in una sequenza senza fine di ricatti, smarrendo in brevissimo tempo la propria spinta propulsiva e riducendosi a diventare una sorta di “utile idiota” delle forze di minoranza.

Difficile invece che Bersani possa voler far saltare il banco immediatamente: i rischi legati ad un ritorno immediato alle urne sono evidenti tanto per il Paese quanto per i democratici. Da un lato, l’instabilità legata all’assenza di un governo creerebbe una tensione forse insopportabile per il Paese e le sue disastrate finanze, dall’altro la rinuncia di Bersani rischierebbe di distruggere la residua fiducia degli elettori di centrosinistra, mentre ricompatterebbe gli entusiasmi un centrodestra ora più galvanizzato che mai.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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