The day after. M5S, PD e gli altri, chi ha vinto e chi ha perso

Pubblicato il 27 Febbraio 2013 alle 10:42 Autore: Matteo Patané

Resta un’ultima ipotesi: un accordo formale tra centrosinistra e MoVimento 5 Stelle per un governo di scopo, che realizzi una sequenza minimale di leggi in virtù dei punti in comune tra i programmi delle due coalizioni e traghetti il Paese al voto dopo un lasso limitato di tempo, fornendo tuttavia nel contempo una guida stabile all’Italia. Si tratta di una soluzione tuttavia difficilmente percorribile, malgrado segnali di buona volontà che stanno giungendo da entrambe le parti. In primo luogo perché un governo che include al proprio interno una componente fortemente euroscettica come il M5S sarebbe indubbiamente malvisto in sede UE; ma il reale motivo risiede tutto nella reale disponibilità di Grillo ad un simile accordo.
Il M5S si trova ad un bivio cruciale, e la sua crescita tumultuosa lo ha portato a tale diramazione molto presto nella sua storia politica. Accettare o no le eventuali offerte di Bersani? Accettare una collaborazione su alcuni punti condivisi oppure giocare allo sfascio e riportare il Paese alle urne puntando ad un ulteriore incremento del consenso? La scelta è dura.
L’elettorato grillino, raccogliendo trasversalmente consenso sotto forma di voto di protesta, è quanto oggi di più variegato presenti il panorama politico italiano. Diventa persino difficile tracciarne un identikit. Si va dal deluso di sinistra all’intransigente per cui destra e sinistra sono la stessa cosa, dall’ecologista all’ex-berlusconiano, e via dicendo. Una scelta non potrà che provocare mal di pancia interni e probabilmente le prime divisioni dell’elettorato. Il M5S è chiamato a prendere un’identità politica chiara per la prima volta, e questo processo è sempre doloroso. Potrà scegliere se restare un movimento di lotta e rischiare di perdere quelle componenti più responsabili che realmente credono che l’Italia non possa permettersi altri mesi di ingovernabilità (oltre a tutti coloro che hanno scelto Grillo “perché tanto Bersani ha vinto alla Camera, quindi meglio portare in Parlamento gente nuova e pulita”), oppure può sfidare la propria ala più intransigente e tentare di accreditarsi come forza di governo, tentando di acquisire credibilità politica agli occhi dell’elettorato più moderato e affrontando per la prima volta l’anima della vita politica: il compromesso.
Su questa scelta si gioca l’immediato futuro del Paese, e si preannuncia una scelta dura: se da un lato infatti molti eletti del M5S non escludono al momento possibilità di un governo di scopo, tra i militanti i toni sono ben diversi, ed il ritorno alle urne ed il “nessuna pietà” sembrano essere i mantra più ripetuti. A Grillo e Casaleggio l’ardua sentenza.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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