Uscire o non uscire dall’Euro?

Pubblicato il 19 Marzo 2013 alle 17:29 Autore: RockEconomics

 

Il primo, forse quello migliore, è che attirati dall’ormai affossato costo di una manodopera comunque qualificata, gli investitori esteri siano disposti a impegnarsi sul nostro territorio ricostruendo il tessuto industriale perduto (non prima però di aver effettuato riforme che snelliscano le procedure di apertura di nuove attività). Il secondo, il peggiore, è lo scenario da fine Ottocento di un’emigrazione di massa successiva alla distruzione progressiva del tessuto economico. Il terzo ed ultimo è che il Paese si chiuda sempre più su se stesso, in una spirale di assistenzialismo e inflazione galoppante, a patto di imparare a vivere anche nell’autarchia economica e non soltanto monetaria, e di ignorare il gap del tenore di vita tra noi e i nostri cugini d’Oltralpe.

Lo scenario riguardante il Default sovrano non è dissimile: si arriverebbe alle medesime conclusioni, anche se probabilmente con meno passaggi. In caso di default, vale a dire di rifiuto del pagamento del debito, non sarebbero soltanto i nostri creditori esteri a restare a bocca asciutta, ma anche, e soprattutto, quelli interni, che detengono attorno al 60% del nostro debito sovrano.

Per essere espliciti, i nostri creditori interni sono le banche, nella forma duplice di impresa, e di intermediario tra cittadino e Stato. Le banche quindi vedrebbero una grossa fetta del loro bilancio, costituito dai titoli di Stato, vaporizzarsi inesorabilmente. In base alla solidità della singola banca quindi, e al suo grado di “impegno” con il debito sovrano, molte banche potrebbero chiudere, licenziando il personale e distruggendo il denaro dei risparmiatori che non era stato investito (e quindi successivamente distrutto) in titoli di Stato.

Inutile quindi gioire per il colpo assestato al sistema bancario, e specularmente accusare i governi di manifesta connivenza con il potere economico a causa del salvataggio delle banche.

Con il crollo delle banche crolla anche il mercato del credito, e quindi l’ossigeno dato alle imprese. Con poche differenze, e nessuna sostanziale, è possibile ripetere quanto figurato nello scenario di autarchia monetaria.

Diffidate di chi auspica il default, diffidate di chi auspica l’uscita dall’Euro come una magica panacea.

Nel naufragio generale, probabilmente si metterà in salvo camminando sulle vostre teste, mentre voi affogate.

Di Andrea Ricciardi per Rockeconomics