Casaleggio traccia la rotta per la rivoluzione democratica

Pubblicato il 23 Giugno 2013 alle 20:38 Autore: Gianni Parlatore

Casaleggio, la fine dei partiti e della democrazia rappresentativa. Il guru a 5 stelle traccia la rotta per la rivoluzione democratica.

Preconizza la fine della democrazia rappresentativa e la destrutturazione delle attuali organizzazioni politiche, ovvero partiti e istituzioni. Prefigura l’avvento di una nuova forma democratica genuina, con cui affermare la centralità del cittadino spazzando via l’intermediazione delle agenzie politiche tradizionali.

Gianroberto Casaleggio, intervistato dal Corriere della Sera, prova a esorcizzare i fantasmi dell’involuzione e della scissione che aleggiano sul M5S dopo la disfatta delle amministrative e le purghe contro i parlamentari che osano cantare fuori dal coro del verbo grillino. Mentre il comico genovese, dalle pagine del suo blog, continua a martellare contro  “il governo dell’Inciucio Letta-Alfano”  inerte di fronte alla morte del paese, tornando a invocare la ristrutturazione del nostro debito sovrano per evitare di far pagare ai cittadini italiana il peso di un possibile default, Casaleggio traccia la rotta di quello che i penta stellati dovranno fare per rifondare la democrazia e siglare un nuovo contratto tra elettori ed eletti. Se anche Grillo, il capo politico e l’istrione da buttare nella mischia della campagna elettorale, appare in affanno alle prese com’è con le contestazioni interne di chi gli chiede un passo indietro, tocca allora al vate del MoVimento,  vero ideologo della creatura nata tra i meetup della Rete e approdata tra gli scranni delle aule parlamentari, provare a far uscire  i suoi dall’angolo della marginalità.

E lo fa rilanciando alcuni dei cavalli di battaglia del suo pensiero spingendosi a tratteggiare un paradigma innovativo di rapporto tra la società e la politica. Per arginare la tendenza, ormai consolidata, di sfiducia nella politica, di scollamento sempre più macroscopico tra Palazzo e società civile, il guru del digitale getta sul tappeto del dibattito tanto in voga sulle riforme politico-istituzionali le sue proposte radicali, andando al di fuori del perimetro tracciato dall’attuale testo costituzionale: dai referendum senza quorum all’obbligatorietà dell’esame parlamentare delle proposte legislative d’iniziativa popolare per giungere all’estinzione del divieto di mandato imperativo trasformando il parlamentare sottoposto al vincolo di mandato in esecutore degli impegni presi con gli elettori del proprio collegio revocabile tramite consultazioni locali ogni qualvolta si sottraesse ai dettami del patto contratto con il proprio elettorato visto che “il parlamentare o il presidente del Consiglio è un dipendente dei cittadini, non può sottrarsi al loro controllo, e in caso contrario non si può parlare di democrazia diretta e forse neppure di democrazia.”

Per sconfiggere gli altri due grandi mali – segretezza e leaderismo – che ammorbano la politica contemporanea il Casaleggio-pensiero si affida alle virtù salvifiche della Rete, l’unica in grado di “garantire trasparenza a processi decisionali oggi imperscrutabili” rifuggendo dall’ideologia dell’uomo solo al comando, che si chiami leader politico o esperto. La Rete non come semplice strumento per esprimere un voto o selezionare un candidato ma come ambiente, come nuova sfera sociale che “attraverso forum,  chat,  social media permette al cittadino di formarsi una conoscenza superiore su qualunque aspetto in tempi molto brevi, condividendo esperienze e fatti in una dimensione inimmaginabile nel mondo reale”. L’approdo, possibile anche nella paludata realtà dei riti politici all’italiana, è sempre lo stesso: la democrazia partecipativa di base resa possibile da internet e “dall’apertura delle porte dell’umanità all’era della condivisione e della conoscenza”. E’proprio per dare sostanza a questo progetto che il guru del web ha deciso di impegnarsi nella politica nostrana, di fare del M5S il soggetto in grado di attuare la rivoluzione di cui il paese ha bisogno se vuole “sconfiggere l’indignazione e avviare il cambiamento del sistema chiuso a riccio che ne impedisce ogni possibile evoluzione.”