Berlusconi condannato? Non cambia niente

Pubblicato il 3 Agosto 2013 alle 15:47 Autore: Maurizio Belli

Il tragicomico annuncio del ritorno a Forza Italia è purtroppo l’ennesima dichiarazione di guerra del Caimano, diretta a tutti: certo alla magistratura, minacciata oggi più che mai di futuri possibili attacchi legislativi e nuove leggi vergogna ad personam che dovrebbero proteggerlo dagli altri sei processi in cui è ancora imputato.

Ma è diretta anche al Pd, che vede avvicinarsi paurosamente la fine delle larghe intese ed una nuova campagna elettorale dai toni durissimi e per la quale non è pronto; al clima di pacificazione e larghe intese voluto da Giorgio Napolitano, che infatti ieri non ha perso tempo per tentare di blindare e proteggere il governo Letta blandendo Berlusconi con la strana ed estemporanea promessa di una riforma della giustizia.

La verità è che nessuno sa cosa farà davvero Berlusconi, nessuno ne conosce la strategia politica a breve e lungo raggio; ma anche se condannato in via definitiva, non cambierà nulla.

Non cambierà niente per lui, visto che anche da pregiudicato, incandidabile e interdetto, continuerà a fare politica, come e più di prima. L’interdizione dai pubblici uffici cristallizzerà soltanto l’incredibile assenteismo di Berlusconi dall’Aula del Senato (quasi al 98%), e lo trasformerà, forse, in un Grillo di destra, un “sultano casalingo” che guiderà i propri eserciti, parlamentari e non: manterrà il proprio nome sul simbolo, nonostante l’incandidabilità, e il proprio ferreo controllo sul partito (che si chiami Pdl o Forza Italia poco importa).

Non cambierà niente per i suoi elettori, affetti da un’ignoranza civile e politica totale e da sempre convinti del dogma dell’innocenza assoluta del proprio leader, e che anzi lo voteranno ancor più convintamente dopo “l’ennesimo e ultimo attacco della magistratura politicizzata”.

Non cambierà niente per caporali e caporaletti del suo partito personale, disperatamente abbracciati alle poche speranze di sopravvivenza politica che gli vengono dal rimanere all’ombra del carisma personale del capo, e cui essere guidati da un evasore fiscale conclamato, nonostante i dubbi di Bersani in merito, proprio non dà problemi.

E non dovrebbe cambiare niente nemmeno per il Pd, che con Berlusconi è al governo insieme da un anno e mezzo, che era a conoscenza dei suoi guai giudiziari anche prima della fatidica giornata di ieri, e che vede con terrore la prospettiva di finire in un nuovo tritacarne elettorale, sbranato, più che da Grillo e Berlusconi, dai tanti personalismi interni che lo agitano.

Insomma, la verità è che, condanna o non condanna, interdizione o non interdizione, Berlusconi rimarrà ben saldo al centro della scena politica. A decidere le modalità con cui gestirà il proprio, inevitabile ed ennesimo ritorno, e se esserne l’interprete unico o passare il timone, anche solo apparentemente, a un nuovo delfino di provata fiducia, sarà solo e soltanto il pregiudicato Silvio Berlusconi.

L'autore: Maurizio Belli

Aspirante giornalista nato ventisette anni fa a Firenze, e quindi polemico di natura. Ideatore e autore del sito di satira politica e sociale www.divisivo.it
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