Se Forza Italia fa già capolino

Pubblicato il 10 Agosto 2013 alle 18:28 Autore: Gabriele Maestri

Dell’esistenza in vita di Forza Italia e del suo imminente risveglio si stanno accorgendo in molti: proprio oggi Linkiesta ha pubblicato la foto di uno dei primi manifesti sparsi qua e là, per preparare i cittadini a un ritorno in grande stile.

E’ raro che in Italia un partito si guardi indietro e recuperi un simbolo adottato in passato, ma non è una cosa sconosciuta. E’ capitato, essenzialmente, quando due forze politiche avevano unito le loro strade per poi separarle di nuovo, riprendendo i vecchi contrassegni.

L’ha fatto, per dire, il Psdi col sole nascente dal mare dopo l’esperienza (piuttosto negativa) dell’unificazione con i socialisti del 1968-1969, mentre lo stesso Psi (riacquistata la sua autonomia) non riprese il suo simbolo tale e quale, ma scelse di rielaborare graficamente quello vecchio.

Anche la rosa nel pugno, adottata in Italia dai radicali fin dalla fine degli anni ’70, nel 2006 fu riesumata per un cartello elettorale con lo Sdi (sia pure in una versione a colori e un po’ modificata): non era però proprio lo stesso partito in gioco e il risultato fu deludente.

Qui invece si tratterebbe proprio dello stesso simbolo (salvo interpretazioni grafiche non ancora note) e soprattutto connoterebbe un potenziale bacino di elettori molto più ampio. Il “riciclo” è chiaramente possibile, anche perché Forza Italia in questi anni ha continuato a esistere giuridicamente: sarebbe “in sonno”, bisognerebbe solo svegliarla.

Questi primi esperimenti, dunque, servirebbero a preparare gli elettori e gli stessi iscritti fin dai prossimi mesi: il rischio che si torni al voto entro l’anno non è scongiurato, per cui è bene tenersi pronti. A vestire con entusiasmo la vecchia casacca (vedi alla voce Giorgio Lainati e Antonio Martino) oppure a scegliere di non indossarla proprio, se non la si aveva mai portata prima.

E’ il caso di Carlo Giovanardi, già Dc-Ccd-Udc ed entrato nel Pdl con i suoi “Popolari liberali”: alle prime voci consistenti di ritorno a Forza Italia, ha messo subito in chiaro che sarebbe rimasto dove è ora. “Non sono un pacco postale: chi come me non ha mai fatto parte di Fi ma ha aderito un partito popolare democratico di ispirazione cristiana che fa parte del Ppe, secondo me e’ giusto che rimanga qui“.

Morale, in Forza Italia torni chi veniva da lì e porti con sé i nuovi Silvio-entusiasti, nel Pdl – secondo Giovanardi – resti chi ha avuto esperienze “nella destra democratica, nella democrazia cristiana, nei socialisti”. Verrebbe da dire, parafrasando il claim di un vecchio spot di uno spumante: “Forza Italia: per molti, ma non per tutti”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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